«I politici dovrebbero studiare al Nautico»

(...) «Per la nautica, che dà anche impulso al turismo, servono più porti, più agevolazioni - spiega il manager in visita allo stand Ferretti -. Invece i porticcioli esistenti sono vuoti, non viene nessuno». Senza contare che la Regione è intenzionata a non dare nuovi permessi, vuole limitare i posti barca.
Ma i brutti voti non sono solo per i responsabili liguri. Il governatore Claudio Burlando e l'assessore Angelo Berlangieri sono in ottima compagnia quando Briatore cita esempi del fallimento delle politiche turistiche. «La tassa sul lusso di Soru è stata una mazzata per la Sardegna - ricorda -. Poi è stata giudicata incostituzionale, ma intanto ha fatto scappare tutti, e noi che l'abbiamo pagata non abbiamo ancora visto i soldi indietro. Ora c'è la tassa di stazionamento. Il governo non si è reso conto di quello che stava facendo. Infatti prevedevano di incassare 150-160 milioni, ne sono arrivati meno del 10 per cento. Diciamo che i politici hanno fatto di tutto per affossare la nautica e in questo sono stati bravissimi perché ci sono quasi riusciti».
Il governo Monti ha tante responsabilità. E Briatore non si tira indietro nel denunciarle. Mai banale nelle sue risposte, il top manager prova dapprima a usare termini che lasciano aperta la porta del dubbio sulla reale volontà dei «tecnici» di affossare l'impresa. Poi, a precisa domanda, spiega perché non ci sia da meravigliarsi se un pool di professoroni sbaglia nel fare le scelte economiche per il Paese. «Chi vive nelle cattedre delle grandi università perde il contatto con il mondo reale - scuote la testa l'imprenditore di successo -. Fanno tutta teoria, ma dovrebbero scendere ogni tanto a parlare con la gente che vive la vita di tutti i giorni». Un concetto che ripete quando gli si chiede per l'appunto cosa dovrebbero fare i politici: «Venire qui a Genova, al Salone - replica sicuro Briatore -. Dovrebbero parlare con gli imprenditori, con i produttori, capire le loro esigenze. Ascoltare chi fa turismo. Passera? Dovrebbe essere qui».
Non ha una grande stima dell'attuale governo, il creatore del Billionaire. «È un esecutivo non eletto, venuto in un momento di emergenza. Con i poteri che ha, avrebbe dovuto fare molto di più, invece ha fatto poco. Ad esempio sui tagli alla casta - tuona Briatore -. Perché dobbiamo avere 1200 politici? Ne basterebbero 200 con una Camera sola. Sì e no lavorano in 50». Disposto a far pronostici, vede Vettel favorito su Alonso per il mondiale di Formula Uno, ma per il futuro dell'Italia non si sbilancia: «Sento parlare di Monti-bis o ter. Ma di noi non gliene frega proprio niente, questi puntano solo a mantenere la loro poltroncina - affonda gli artigli -. I politici pensano a salvare quello che hanno perché sanno che sul mercato non valgono i 12/15.000 euro al mese che prendono. Nessuno glieli darebbe. Sono apolitico, non sono di destra, di centro o di sinistra, il problema in Italia è che un primo ministro non può governare, non può neppure licenziare un ministro o fare un decreto legge».
Poi le battute flash sui vari protagonisti. Grillo? «Bravissimo, un grande comico, è qui di Genova no? C'era Govi, c'è Grillo. Come politico? Ah, no, non ho capito il suo programma». Renzi? «Dice cose normali. È bello quando cerca di scardinare queste vecchie mummie». Briatore torna sempre volentieri sul tema principale. Le colpe della politica nella crisi italiana. «Hanno creato odio sociale. Non va bene un operaio che lavora in un cantiere, un operaio di un'impresa siderurgica, invece sì - attacca ancora -. Qui al Nautico la gente non viene. Ha paura a farsi vedere vicino a una barca. C'è l'equazione: chi ha la barca è un evasore. Anche se ha già pagato tutte le tasse. Ma i veri evasori sono i politici, basta vedere quello che succede nelle regioni. È giusto chiedere lo scontrino al pizzicagnolo, ma andiamo anche a vedere dove finiscono certi capitali».

Sul caso del suo yacht, il Force Blue, mister FB si dice fiducioso in attesa del processo e aggiunge: «L'Italia è l'unico paese che fa pagare l'Iva chi dà barche in charter. Le norme europee uniche si applicano solo quando fa comodo». Senza mezze misure, con schiettezza. Con verità che potranno anche far male, ma che restano verità.

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