Ma gli industriali restano ottimisti

Non si vede, ma è come se ci fosse, il cartello che esibisce Giuseppe Zampini, neo-presidente di Confindustria Genova, nel giorno della presentazione ufficiale dei suoi diretti collaboratori: «Siamo una squadra per la crescita. I dati dell'economia locale e, più in generale, del Paese non sono incoraggianti, ma noi imprenditori siamo ottimisti per natura, altrimenti non faremmo questo mestiere». Ancora, per essere più chiaro: «Il nostro obiettivo è quello di aiutare le imprese genovesi in un percorso di sviluppo. Per questo abbiamo cercato di creare un gruppo di lavoro omogeneo, completo, che permetta un'integrazione completa tra i vari settori». Subito dopo, accogliendo puntualmente la «provocazione» del Giornale a proposito della supposta predominanza, in giunta, di esponenti legati per tanti aspetti alla portualità - da Marco Bisagno a Beppe Costa, da Stefano Messina a Ugo Salerno -, lo stesso Zampini precisa: «Nel formare la squadra e attribuire le relative responsabilità, ho considerato le competenze piuttosto che il settore di prevalente operatività delle persone». D'altronde, sarebbe fin troppo limitativo assegnare etichette univoche a operatori economici a tutto campo come sono i moderni imprenditori e, quindi, proprio Bisagno, Costa, Messina e Salerno (addirittura per quest'ultimo, al timone del Rina, lo shipping rappresenta ormai non più del 30 per cento dell'offerta di servizi). È in nome di questa «trasversalità» (cui si è riferito il Giornale) che il comparto portuale, senza pretese di egemonia, per Zampini e soci diventa il simbolo dell'interdipendenza fra i settori produttivi, nessuno escluso. Come riconosce immediatamente, fra gli altri, Stefano Messina: «Ho accettato per la prima volta di assumere cariche associative - spiega l'armatore genovese - perché considero davvero Confindustria Genova la casa di tutti gli imprenditori, in campo manufatturiero, turistico, e dei fornitori di servizi».
Non si sbilancia, comunque, Zampini nel fare previsioni sul futuro e sull'auspicata ripresa economica. È ben vero che, nel secondo semestre 2012, è cresciuto l'export e ci sono stati buoni risultati per la portualità, ma «Genova continua a vivere una profonda crisi dell'industria manifatturiera, dovuta soprattutto al forte indebolimento della domanda interna». Le imprese vedono ancora una crisi forte, pur in presenza di qualche segnale di ripresa, lenta e da consolidare. Sul fronte occupazionale, poi, secondo Zampini «la Liguria ha tenuto abbastanza bene, anche se è a rischio. Se non vi è una ripresa e se ci sono fattori esogeni che possono presentare problemi rilevanti, penso all'Ilva, qualche problema di ricaduta negativa sul territorio ci può essere».

Aumentano, infine, le difficoltà nel rapporto con il credito (quasi un quinto delle imprese segnala riduzione degli affidamenti bancari), e un tema dolente resta il ritardo dei pagamenti dalla pubblica amministrazione, che arrivano in media a 138 giorni.

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