Dopo il blitz di lunedì che ha portato all'arresto di 15 persone per associazione mafiosa, l'imperiese trema ancora. Intrecci con politica, istituzioni, forze dell'ordine e imprenditori, è questo il quadro che emerge. Reati spia, dallo spaccio, alle estorsioni passando per le armi e il voto di scambio. Per il gip, «è indubbio che nella zona di Ventimiglia operi concretamente un'associazione per delinquere riconducibile alla 'ndrangheta», per il giudice è fuori dubbio la pericolosità sociale degli indagati. Secondo il gip «emerge un quadro molto preoccupante di commissioni di interessi pubblici e privati, in cui le parentele e l'esercizio di funzioni pubbliche di repressione dei reati si condizionano a vicenda».
Oggi prendono il via gli interrogatori in carcere a Genova. Le indagini hanno dimostrato come la locale cercasse di influenzare anche l'ambiente giudiziario. «Non sono stati registrati contatti diretti tra alcuno dei due soggetti (l'ex presidente del tribunale di Imperia, Gianfranco Boccalatte, e il suo autista Giuseppe Fasolo, già condannati in primo grado, in abbreviato, a tre anni e otto mesi per millantato credito, ndr) e qualcuno degli indagati, benché in taluna delle conversazioni intercettate lo stesso Boccalatte si sia definito una persona degna», scrive il gip nell'ordinanza di misura cautelare.
Dalle indagini, durate due anni, sono emersi numerosi contatti e riferimenti a uomini politici del ponente ligure, a riprova, secondo l'accusa, di come il sodalizio capeggiato da Giuseppe Marcianò si sia seriamente infiltrato nel contesto sociale, al punto di esercitare indebite influenze nelle amministrazioni politiche.
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