L’appello di Musso: «Andate a votare» Ora è Grillo a far paura

L’appello di Musso: «Andate a votare» Ora è Grillo a far paura

Enrico Musso, candidato sindaco del Terzo Polo. L’ultima giornata prima delle elezioni aveva programmato di riposarsi. Di andare a correre - ma diluviava -, leggere, suonare al piano le variazioni Goldberg o le suite inglesi di Bach. «È stata una campagna elettorale faticosa e stressante». Oggi inizia il primo round, con un invito: votate, votate, votate.
Quindi, senatore Musso, lancia il suo appello alle urne?
«Sì, è molto importante. C’è una certa esasperazione per cui molti dicono di non volerci andare perché tanto sono tutti uguali. Ma è anche una risposta di comodo, piuttosto che andare a vedere chi è meno uguale degli altri».
E i più tenaci sostenitori dell’astensionismo?
«Fanno un favore a Doria, specialmente gli elettori moderati, alzerebbero le percentuali per farlo vincere al primo turno. Anche se mi pare che questa possibilità si stia allontanando. Si è indebolito notevolmente nel corso della campagna».
Sta dicendo che il marchese rosso ha perso il suo appeal?
«Quando non lo conosceva nessuno, ha colpito l’immaginazione di molti. È stato come un amore a prima vista, un’illusione ottica: “mi piace fisicamente”, poi cambi idea. La sinistra capace di rinnovarsi, il nuovo, la discontinuità: sarebbe tutto qui? Secondo me non arriva al 50%».
Ma c’è lo spauracchio dell’antipolitica e dei grillini..
«Mettiamola così: se non ci fossero stati loro, il voto di chi va votare controvoglia poteva andare più facilmente a me. Potevo aspirare ad essere l’unico civico accreditato con una certa forza. Il fatto che lo siano anche i grillini, può portami via qualcosa. Ma ci sono differenze di contenuti. Vedo molti più elettori di sinistra scegliere Grillo, delusi da Doria».
Quindi il suo avversario principale resta sempre Vinai?
«Alcuni dicono che Putti potrebbe risalire e rubarci il posto al ballottaggio, un’ipotesi fantasiosa a mio parere, ma lo danno molto in risalita. Vinai avversario? Tecnicamente può essere, ma abbiamo proposte politiche molto simili. La versione alternativa alla mia è quella di Doria, non Vinai».
Potrebbe appoggiarlo in un ballottaggio, ammesso che non ci arrivi lei?
«Non ho mai considerato di arrivare terzo. Essendo una squadra che ha messo in pista 250 candidati, sarà una decisione che andrà valutata in modo democratico. Intorno alla proposta concreta e intorno a me c’è stata notevole coesione, dubito sia trasferibile su Doria».
Il suo primo atto politico a Tursi?
«Il mio grande sogno è mettere tutto online: bilancio, delibere. La trasparenza è una cosa di cui c’è assoluto bisogno. C’è una diffusa credenza che tutto vada male perché i politici si mangiano tutto, forse qualche volta è così, ma il miglior modo per scoprirlo è far conoscere ai cittadini le cose. Oggi come oggi ci sono questioni sulle quali né io, né Viscardi siamo riusciti a capire esattamente, ad esempio il costo della mancata raccolta differenziata».
E l’Imu?
«Vinai dice che la vuole ridurre, Doria la vuole aumentare, ma si sa quanto vale un punto? Un punto per mille sulla prima casa dovrebbe valere 23 milioni, sulla seconda casa 18-19 milioni. Se lo riduci, sono 100 milioni in meno in bilancio».
Lei è il candidato del Terzo Polo che a Roma appoggia il governo delle tasse e dei sacrifici di Monti. Quanto pesa questa posizione nella sua corsa a sindaco?
«Molto, perché il Pdl e il Pd che appoggiano Monti tanto quanto il Terzo Polo, non dovrebbero dissociarsi dall’Imu, ad esempio. Mentre Doria è meno coinvolto perché dice che vuole aumentarla, Vinai si giustifica dicendo che non era in Parlamento al momento della votazione. Io c’ero, mi sono assunto la responsabilità di votarla. È una legge che considero iniqua e rispetto alla quale avevo proposto emendamento per non metterla sulla prima casa, bocciato tra l’altro dal Pdl».
Poi c’è il suo passato da berlusconiano..
«C’è chi me lo rinfaccia, magari mi condannano all’ergastolo.

Rispetto a quello che ho scelto di fare nel 2007, ho valutato negativamente l’esperienza di allora e me ne sono assunto le responsabilità. Nessuno rileva mai che non ho avuto una convenienza ad andarmene. Se è un peccato mortale, possono anche non votarmi».

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