L'Edipo tiranno, se la tragedia greca torna a emozionare

Cominciamo a non pensare: uffa che noia, uffa che barba riguardo all'assistere a una tragedia greca, perché così non è. O meglio, lo spettacolo in cantiere allo Stabile riguardo la messa in scena dell'«Edipo tiranno» di Sofocle così non vuole essere. Un'edizione che porta il testo tradotto e rivisitato da Edoardo Sanguineti e che entra nel repertorio del Teatro Stabile di Genova per la prima volta. La regia è come sempre affidata a Marco Sciaccaluga che col trascorrere degli anni oltre a confermare la sua dote di regista esplica sempre più anche quella di filosofo: «Come per tutti la mia vita è stata costellata da eventi più o meno fortunati, ma quello di affrontare l'Edipo la posso considerare senz'altro una grossa fortuna - dice il regista - Quello che si riscontra è soprattutto l'eccezionalità di questo testo nel quale non c'è un pensiero che non sia un'emozione teatrale. Io ho cercato di leggerlo come se fosse stato scritto adesso e mi sono reso conto di quanto all'interno di questa tragedia ci sia il sapere dell'uomo, l'eterno conflitto tra il razionale e l'irrazionale, tra l'apollineo e il dionisiaco. Ho raccontato questa storia in maniera molto primitiva immergendola anche in uno spazio primitivo e simbolico. Ho evocato un mondo tanto arcaico che sembra il nostro di oggi. Edipo non ammette la propria contraddittorietà e scoprirà poi che l'oscuro non può essere espulso dalla propria coscienza. Questa è la vera tragedia». A dare una rinfrescata all'Edipo anche la traduzione di Sanguineti che pare geniale in quanto abolisce il condizionale, trasformandolo in futuro, e dipinge un'umanità che scopre il pensiero e quindi il linguaggio. «Il personaggio di Edipo è smisurato - aggiunge ancora Sciaccaluga - in lui c'è tutto, dalla miracolosità alla scandalosità dell'uomo». Per questa produzione la compagnia dello Stabile al completo con ai vertici Eros Pagni nel ruolo insolito del coro e Nicola Pannelli in quello di Edipo. Il grande Eros con l'ironia di sempre si prende in giro dicendo: «Siamo in clima di rottamazione e questo vale anche per me. Non ho ricordi felici legati alla tragedia greca che mi riporta agli studi all'Accademia d'Arte Drammatica di Roma, dove anche Carmelo Bene lasciò l'aula dopo aver fatto una sonora pernacchia dietro alla noiosa lettura di un coro, ma questo lavoro, per fortuna, è tutta un'altra cosa». Nicola Pannelli invece affronta così il suo ruolo: «Mi sono dedicato a questo testo osservando quello che sarebbe accaduto, mi abbandono alla vicenda e aspetto di vedere il livello di profondità a cui arriva. La brutte notizie che arrivano ad Edipo devono avere una risonanza, qui si parla dell'orrore che è dentro l'essere umano».

Con Pagni e Pannelli anche Roberto Alinghieri, Massimo Cagnina, Federica Granata, Orietta Notari, Aldo Ottobrino e Federico Vanni, le scene sono di Chatherine Rankl e Jean Marc Stehlè e le musiche di Andrea Nicolini. La prima alla Corte venerdì 9 novembre fino al 2 dicembre.

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