(...) Se n'è accorto l'onorevole Mario Mauro, europarlamentare e presidente del gruppo parlamentare Pdl. Il quale, di fronte all'incredibile atteggiamento rinunciatario delle autorità istituzionali - «Basterebbe la presentazione di una semplice proposta - precisa Mauro - per attivare l'erogazione» -, si è rivolto con un'interrogazione ai vertici dell'Unione Europea per sollecitare un chiarimento. E il chiarimento, in un certo senso, è arrivato, sollecito come lo stanziamento dei fondi: «Nessuno si è fatto avanti, finora. I soldi sono qui. Bisogna chiederli» hanno risposto i superburocrati europei.
Allora è partita la caccia ai «colpevoli»: della questione-palanche, se ne deve occupare in prima istanza la Protezione civile, oppure il Governo, ovvero la Regione che ha nel proprio territorio le zone alluvionate? Mah. Intanto Mauro sottolinea: «La somma può essere pagata appena l'accordo di implementazione con l'Italia sarà firmato. Ma nonostante numerosi richiami da parte della stessa Commissione - è la conclusione, stupefacente, dell'europarlamentare - le autorità italiane non hanno ancora provveduto a presentare la loro proposta». Chissà che, dalle parti del palazzone di piazza De Ferrari o anche del più sobrio Palazzo Chigi, si mobiliterà qualcuno - mica sarebbe un'umiliazione - per chiedere i soldi a chi di dovere. Anche se non c'è di mezzo lo spread, la Bce, il fondo salva-Stati e nemmeno la spending review. O le telecamere.
Intanto, però, sempre in tema alluvionale, i paradossi si accavallano. Ne ha dato prova clamorosa, nei giorni scorsi, l'ineffabile sindaco di Genova Marco Doria che, tra una benedizione alle nozze gay e una maledizione alla Gronda di ponente, ha pensato bene di addebitare ai residenti i lavori di sistemazione del Rio Fereggiano. Immediata la presa di posizione del senatore del gruppo Udc-Autonomie e liberali e consigliere comunale di Genova Enrico Musso. Che si è rivolto direttamente al primo cittadino per chiedergli, in poche parole, di soprassedere alla (cattiva) intenzione.
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