«Innanzitutto per noi sarebbe importante tornare presto nella nostra sede, ma è anche doveroso che vengano rispettate tutte le normative sulla sicurezza, specie in un ufficio pubblico». Rispondono così, non senza amarezza, dalla sede regionale Inps, a proposito dei ritardi sulla consegna del palazzone di piazza della Vittoria, ormai da diversi anni «blindato» da ponteggi, impalcature e barriere. Cosa che significa anche una grave perdita economica per le casse dell'Istituto sempre a corto di quattrini e costretto a tagliare le pensioni agli italiani. Per l'apertura al pubblico degli sportelli, l'Inps ha infatti affittato ampi locali in via D'Annunzio e deve quindi versare la pigione mentre da tempo dovrebbe essere già tornato nella propria «casa». Eppure la buona notizia è dietro l'angolo: «Ci siamo, a gennaio inizieremo il trasloco per tornare in sede», garantiscono i tecnici.
Ma quanto sono in ritardo questi lavori? E perché? Alla prima domanda dovrebbero rispondere i cartelli esposti con l'indicazione della fine prevista del cantiere. Intorno al palazzo Inps ce ne sono diversi, perché diversi sono i tipi di intervento in atto. Dal lato di viale Brigata Bisagno c'è ad esempio un «Termine di esecuzione» che indica «365 giorni entro 27/03/2010». Oltre due anni e mezzo di ritardo? In realtà, spiegano all'Inps, è solo una dimenticanza: «I permessi vengono dati per tre anni, poi vanno rinnovati. Non abbiamo sostituito il cartello con quello nuovo». Al di là delle barriere del cantiere, affisso a una gru e certo non ben visibile, c'è un altro cartello che è riferito all'installazione degli ascensori e altri interventi interni: «550 giorni dal 16/3/2012».
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