Cronache

Lirica choc: Giulietta stuprata e uccisa

La sala è squallida, la tappezzeria sporca, al soffitto è appesa una carogna di bestia selvatica, semi squartata. Festa di addio al celibato: uomini ubriachi sono intorno alla tavola, ridono, imprecano, finché nella stanza non viene trascinata la preda: una femmina che sulle prime viene adulata, poi seviziata, derisa e violentata dal gruppo. Infine sgozzata senza pietà e lasciata morire sul pavimento. Simbolo naturalmente del destino di Giulietta, donna sola in un mondo maschile, in cui gli uomini, spietatamente, decidono della sua vita e della sua morte. Regia forte, quella de «I Capuleti e i Montecchi» di Vincenzo Bellini che ha inaugurato domenica pomeriggio la stagione autunnale dell'Opera Giocosa di Savona; che non si fa scrupolo nemmeno di dipingere Romeo come un arrogante pronto a slacciare i pantaloni per costringere Giulietta alla fuga e Lorenzo come assassino. Sam Brown, giovane regista inglese che ha già avuto modo di mettersi in luce con riconoscimenti internazionali, ha ambientato la celebre opera belliniana in un campo rom ai primi del novecento, facendo delle leggi non scritte di quel mondo il fil rouge che percorre i due atti, dallo stupro iniziale all'omicidio che chiude l'opera - messo ad hoc, in verità - e che coinvolge appunto anche il «buono» della storia, Lorenzo. Veste registica, che, pur nella sua coerenza, ci è sembrata non adatta ai Capuleti belliniani, opera molto rigorosa e di tutt'altro animo, che non si presta a una interpretazione così sfacciata e, a tratti, di cattivo gusto. Ma diamo a Cesare quel che è di Cesare e almeno riconosciamo che la scelta artistica dell'Opera Giocosa è stata coraggiosa e che ha alimentato quel po' di discussione in platea che tutto sommato è proficua: si è interrotta la consuetudine, più che mai viva nel mondo del teatro d'opera, di mostrare al pubblico quel che si aspetta di vedere e quindi di non scostarsi da un modello statico di lettura. Anche per questo ci dispiace che l'affluenza non sia stata quella delle grandi occasioni. Sul piano esecutivo, da segnalare l'intensa Giulietta di Damiana Mizzi, personaggio restituito con la giusta dolcezza e passionalità, bella voce e tecnica salda, raffinata intelligenza musicale; buona prova anche per Florentina Soare (Romeo), anche se con qualche incertezza nel registro grave; corrette le altre parti, Alessandro Spina (Capellio), Fabrizio Paesano (Tebaldo), Pasquale Amato (Lorenzo).

Non impeccabile il coro, spesso mal posizionato sulla scena e impedito nel seguire il gesto dal podio (Christian Capocaccia).

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