Mariangela Melato e Genova una passione lunga vent'anni

(...) la più grande attrice che ha avuto l'Italia nella seconda metà del Novecento. Con le sue interpretazioni ha segnato la storia del teatro e del cinema italiano degli ultimi 50 anni», così Repetti ricorda l'attrice che collaborava col teatro genovese dal 1992, voluta di Ivo Chiesa. «Mariangela è stata una parte fondamentale della storia dello Stabile di Genova - dice Repetti - con noi ha fatto una ventina di lavori sotto la guida di registi come Lavia e Ronconi». «Gli ultimi due anni sono stati difficili - ricorda - ma lei ha lottato con forza e coraggio. Voleva lavorare, voleva la scena, perché sapeva che il teatro era la sua vita. Abbiamo fatto e interrotto spettacoli e prove, è accaduto varie volte, ma lei voleva così». È accaduto anche con la messa in scena de «Il dolore», con l'annullamento della tournée. Repetti ricorda la «grande duttilità» della Melato, la «grande capacità artistica» accompagnata da «rigore morale, civile, artistico: pretendeva rigore, ma dava grande affetto e disponibilità». Lungo l'elenco degli spettacoli che, per Repetti, hanno segnato il rapporto tra lo Stabile e la Melato, ma «indimenticabile è la sua interpretazione in “Chi ha paura di Virginia Woolf”».
E ancora con lo Stabile e con Gabriele Lavia, l'attrice aveva in programma un nuovo spettacolo. «Mariangela era una mia carissima amica e avevamo in progetto anche di fare una coproduzione tra il Teatro Argentina e lo Stabile di Genova, “Il giardino dei ciliegi” di Cechov», dice Lavia, ricordando come la proposta fosse arrivata proprio da Repetti. «Lei aveva subito accettato e avevamo cominciato a lavorarci. Poi purtroppo a un certo momento Mariangela si è ammalata, ma abbiamo continuato ugualmente a lavorare al progetto fino a una settimana fa..». Mariangela sapeva stupire in tutte le declinazioni della recitazione: è stata un'ultracentenaria ne «L'affare Makropoulos», e una bambina di sette anni in «Quel che sapeva Maisie». Seducente e spumeggiante con Eros Pagni nel ruolo di «La dame de Chez Maxime» di Feydeau. E nel 2002 quando il sindaco Pericu le aveva consegnato il «Grifo d'Oro», Repetti l'aveva definita «un'ambasciatrice della genovesità, una donna che è riuscita a entrare nel cuore dei genovesi». Il suo attaccamento, d'altra parte, l'aveva dimostrato tante volte. Nel 2003, ricordando Ivo Chiesa scomparso un anno prima, era stata lei a parlare a nome di tutti i colleghi: «Rivelo un piccolo segreto che nemmeno Ivo conosceva - aveva detto - ho perso mio padre troppo presto e lui, in una maniera quasi misteriosa, ne aveva preso il posto. Si somigliavano anche, fisicamente e caratterialmente». Tra i tanti che l'hanno ricordata ieri anche il presidente della Regione Burlando. «Ho conosciuto personalmente Mariangela Melato, nelle molte volte che, grazie al Teatro Stabile, ha recitato a Genova.

Di lei non colpivano solo la presenza e le capacità artistiche che tutti conosciamo». Ieri sera, mentre perfino sul sito dei tifosi del Genoa si ricordava la grande attrice, nella sala Duse e alla Corte è stato chiesto al pubblico un minuto di raccoglimento per ricordarla.

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