Cronache

La mia Genova, due anni dopo

(...) argomento molto sensibile e a volte ci sono reazioni pilotate più dalla “pancia” che dalla ragione».
C’è una frenata?
«Fare la moschea non è una priorità della giunta. Ma è una priorità portare a compimento il percorso».
E il percorso cosa prevede?
«Non vorremmo che il quartiere si sentisse considerato un oggetto, né che la moschea possa essere vista come un ulteriore problema. Avevo detto che avremmo fatto prima di tutto delle azioni mirate al miglioramento della zona».
Questi interventi sono stati fatti?
«Avevamo individuato ponte don Acciai, scalinata Ventotene, via Capri, via Bartolomeo Bianco, via Napoli. Siamo a buon punto. Anche rispetto alla bocciofila, che serve per integrare la popolazione musulmana con altre attività socializzanti, sono iniziati i lavori per la realizzazione dello zoccolo della sede temporanea. Poi c’è tutta la riqualificazione che passa attraverso la caserma Gavoglio».
Insomma, i ritardi non sono un modo per evitare quell’atto amministrativo su cui potrebbe essere chiesto il referendum?
«L’atto amministrativo che andremo a compiere non mi pare possa essere messo in discussione. Perché si tratta di recepire quegli elementi giuridici contenuti nell’accordo firmato con la comunità musulmana lo scorso anno».
Quali sono?
«Che l’imam predichi in italiano, che non ci sia il muezzin che canta all’esterno, che non ci siano segni di particolare di offesa a chi non la pensa come i musulmani, che chi mette i soldi per la costruzione non sia in alcun modo legato all’Ucoii».
Tempi?
«Avevo detto che entro il 2009 avremmo portato a compimento la definizione del progetto. Non ho elementi per dire che non manterremo questa scadenza. Il 2009 finisce a dicembre».
Promesso stavolta?
«Non avevo fatto i conti con le elezioni regionali. Spero che la moschea non diventi motivo di scontro in questo senso, sennò avremmo difficoltà ad andare avanti. Mi auguro una discussione serena».
Altro «annuncio» che le contestiamo: l’ordinanza sul decoro urbano non sembra rispettata.
«L’ordinanza aveva il significato di iniziare a dire come vorremmo che fosse la città».
Erano previste sanzioni. Vengono applicate?
«Non sono tanto d’accordo sull’andare a colpire comportamenti individuali. Preferisco dare un senso del livello che vorremmo ottenere. Serve la collaborazione dei vigili urbani, per i quali è appena partita la riorganizzazione. Ci sono da mettere a punto anche questioni sindacali. Il comandante Mangiardi sa cosa ci aspettiamo nei prossimi mesi».
Infatti. Non avete appena aumentato i vigili a Tursi togliendoli dalla strada?
«Ma non è vero! Anzi la riorganizzazione è tesa a mettere più gente in strada. Certo occorre chiudere quegli uffici dove operava personale amministrativo per aumentare le presenze sul territorio».
Parliamo della metropolitana leggera. Non esiste ancora?
«Quando veniva Renzo Piano facevamo normalmente le conferenze stampa per rendere più trasparente il lavoro di Urban Lab. Ci siamo resi conto che ogni volta venivamo male interpretati. Che veniva preso come annuncio o come scadenza quello che invece era il lavoro preparatorio, lo studio delle idee. Avevamo detto che entro il 2008 eravamo in grado di inserire la metropolitana leggera nei documenti iniziali. Ma tutti volevano portare a casa la notizia di qualcosa, invece non c’era la notizia di nulla».
Insomma cosa si è fatto?
«Entro il 2008 è stato inserito il progetto metropolitana nel Piano Urbano della Mobilità. Entro il 2009 potrà partire la gara. E prima della scadenza di mandato si potrà realizzare almeno il primo pezzo».
Stessa cosa per la Diga di Begato?
«Quello era un obiettivo di mandato. Abbiamo partecipato a un concorso europeo di progettazione, si chiama Europan. L’iniziativa potrebbe essere attivata anche grazie al piano casa. Comunque qui siamo in ritardo perché prima bisogna costruire nuove case dove sistemare le persone e poi abbattere pezzi di Diga».
Non è facile trovare nuove case.
«Pensavo di poter intervenire nella zona della ex Mira Lanza, prevedendo anche un recupero urbano della zona. Perché lì può arrivare il sistema di trasporto pubblico e da Teglia partono i lavori del nodo ferroviario. La cosa però è andata a rilento anche perché il vincolo che aveva messo la Regione sull’area Mira Lanza come ospedale è stato tolto solo poche settimane fa».
Ora che è stato tolto?
«Potrebbe esserci una velocizzazione. Comunque serve, anche a fronte della novità del piano casa, un tavolo di condivisione con tutti i vari enti istituzionali. Anche perché la Valpolcevera sarà interessata dalla Gronda, e tutto questo sarà una straordinaria occasione di riqualificazione».
E a proposito del braccialetto elettronico? Siamo fermi alla sperimentazione?
«Sì, c’è stata la sperimentazione e... Diciamo che lo portano volentieri il braccialetto, ma... Non vorrei bruciare una conferenza stampa dell’assessore che ci sarà la prossima settimana».
Parliamo allora del numero di telefono per il filo diretto con i cittadini. Che fine ha fatto?
«Non ho i soldi».
Prego?
«Non ho i soldi, è molto costoso e non ce l’ho proprio fatta. Abbiamo solo sviluppato la prima parte del progetto, quella dei sabati col sindaco».
Peraltro lei sta girando molto più sul territorio. Una nuova scelta?
«Non è cambiato niente. L’ho sempre fatto, solo che prima non lo dicevo alla stampa. Mi pare di capire che se ve lo dico, la cosa interessa. La realtà è che alcune cose erano strategiche e per i primi due anni c’era bisogno di stare qui, testa a cuocere».
Andando in giro ci si rende conto del problema delle carcasse di auto.
«Di carcasse ne abbiamo rimosse tante, ma soprattutto abbiamo messo a punto un meccanismo di velocizzazione delle pratiche burocratiche con Amiu. Io stessa sono andata a toglierne alcune anche un po’ simbolicamente per dimostrare questa nuova attività».
I nostri lettori ci indicano quotidianamente tante carcasse non rimosse. Le possiamo girare le segnalazioni?
«Certo. Anzi, mi farebbe molto piacere perché questo è un elemento di degrado. E se con i cittadini riuscissimo a eliminarlo sarei davvero contenta»
Passiamo alla «settimana dei diritti». Non le sembrano un po’ troppo diritti di parte? Alla serata inaugurale, sul tema della bioetica, con Beppino Englaro, è stato invitato come voce della Chiesa proprio don Farinella. È sembrato voler far vedere che anche la Chiesa la pensa allo stesso modo. Non è pluralità.
«Dico la verità. Mi ha stupito don Farinella perché pensavo che avrebbe fatto un intervento più mediatorio. Invece ha fatto queste affermazioni addirittura scavalcando Englaro».
Non si poteva trovare sacerdoti più «normali»?
«Va bene, faremo meglio un’altra volta».
Politica generale. Parliamo del Pd, visto che potrebbe essere candidata alla guida regionale del partito.
«Nooo. Questa è proprio una scemenza. Anzi, la prego proprio di aiutarmi a smentirla categoricamente».
Se ne è parlato.
«Certamente avranno pensato che se c’è chi può proporre Cofferati, magari sia una moda quella di fare segretari i sindaci o gli ex sindaci, gli ex parlamentari europei o i parlamentari europei...»
È un disimpegno?
«Certamente io sono impegnata a sostenere la candidatura di Ignazio Marino a livello nazionale e alla definizione dei contenuti di una mozione che comunque non è contro qualcun altro».
Ma è...?
«È perché il dibattito sia migliore. Perché questa creatura fragilissima e già azzoppata prima di nascere che è il Partito democratico, se ha una speranza di farcela (ed è una speranza per tutto il Paese) è quella di avere delle gambe forti che sono le idee. Non certo di avere solo pensieri per le strategie, le alleanze interne, le cordate».
E Marino può farcela?
«È senz’altro una persona che non ha niente a che fare con il nuovismo. Non ripercorre i vizi alla Veltroni, sempre alla ricerca dei padri fondatori. Oppure con la sua impostazione così all’americana... Marino è un americano vero, ha vissuto tanti anni negli Stati Uniti. E ha una cultura che mette davanti a tutto il merito, la democrazia, la libertà, i diritti».
Ma qui in Liguria è certamente una posizione minoritaria. Verrebbe da dire che le piace perdere facile?
«Io in Liguria sono sempre stata nella parte minoritaria. Quindi semmai è la conferma della mia storia. Però devo dire che pur essendo stata in minoranza...»
I suoi spazi se li è sempre ritagliati.
«Appunto. Altre volte ce l’ho fatta. Magari posso farcela anche stavola».
E Grillo dove lo mettiamo?
«Mi hanno sgridato perché alcuni hanno avuto atteggiamenti di apertura. Dico la verità, io ho apprezzato il Grillo prima maniera, quello di 10-15 anni fa che ha messo all’attenzione temi non considerati, come quelli dei consumatori. Dal momento del famoso “vaffa” lo sento distante, anche per l’atteggiamento che ha nei confronti del presidente della Repubblica».
Non solo nei suoi.
«Beh, in effetti non si può andare in parlamento e dare dello “psiconano” a qualcuno. C’è una dignità delle istituzioni al di sotto della quale non si può andare, si perde proprio il senso della democrazia. L’ho visto precipitare in quella situazione. Non credo convenga occhieggiare con chi urla più forte».
Chiudiamo con il tema stadio. Di parole se ne sono fatte tante.
«Entro luglio faremo una conferenza stampa. Quello che stiamo facendo è di verificare se in questa città, a fronte di richieste che ci vengono fatte, ci sono le condizioni per realizzarle».
Nessun atto definitivo. Non la scelta del non ritorno?
«Assolutamente no. Gli atti si fanno in giunta o con una delibera. Piuttosto colgo l’occasione per dire che piuttosto sto cercando di cambiare l’impostazione del lavoro dal punto di vista urbanistico. Facciamo l’esempio dello stadio, del Lido, o della cosiddetta “variantona”. Vorrei che questa amministrazione fosse riconoscibile per le scelte che fa prima la politica, assumendosene le responsabilità, a seguito delle quali i tecnici fanno il lavoro».
La politica decide gli indirizzi, poi gli uffici vedono se si possono attuare?
«Esattamente. Conosco provvedimenti che sono andati avanti fino alla relazione finale sempre all’interno degli uffici e poi sono stati portati in giunta. Dove ci si è trovati nelle condizioni di accettarli oppure no».
Le prossime scelte, quindi?
«Gli imprenditori devono sapere se c’è la disponibilità dell’amministrazione. Se questa c’è, poi si procede alle verifiche di fattibilità e poi a progetti, bandi, gare. Ma la disponibilità vuol dire che c’è la possibilità di farlo, non la certezza. Occorre verificare. E qui c’è il rischio di impresa».
Almeno in questo, la nuova stagione c’è. Così come nella disponibilità della sindaco a confrontarsi. Lei la definisce una cosa «normale», un «fatto di democrazia». A volte non è così scontato nei confronti di chi prova a rispettare il ruolo di «cane da guardia» della politica. «Vabbè - chiosa Marta Vincenzi - io però ho il diritto di arrabbiarmi qualche volta nel leggere gli articoli?».

Ci mancherebbe.

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