Cronache

«Le mie canzoni a Genova per ricordare don Gallo»

Li ha invitati tutti e loro ci saranno. Cristiano De André ha un interesse sincero per i ragazzi di don Gallo, quelli che ha sempre incontrato durante le visite al sacerdote genovese, quelli che hanno pianto insieme con lui la scomparsa del sacerdote. E a loro devolverà il suo compenso del concerto del 6 giugno, a Genova, al Teatro Carlo Felice. Una serata dedicata a Faber e a don Gallo, due uomini che per Cristiano hanno rappresentato tutto, uno da padre e l'altro da amico. Dopo il dolore Cristiano - che ha incontrato don Gallo il giorno prima della scomparsa e ha trascorso un'ora con lui - farà parlare la musica, la sua, quella del nuovo album «Come in cielo così in guerra», e la musica del padre Fabrizio, di cui secondo molti è il più autorevole portavoce, «forse chissà per i geni...» ama dire lui.
A 12 anni di distanza da «Scaramante» e dopo il successo successo di «De André canta De André vol. 1 & 2» e dell'omonima tournée, il nuovo album è caratterizzato da un grande lavoro di ricerca su parole e suoni, ed è stato realizzato nei «Fantasy Studios» in California, con la produzione e gli arrangiamenti di Corrado Rustici, che ha arricchito le canzoni di sonorità avvolgenti che valorizzano testi carichi di significati e sentimento. Si è avvalso della collaborazione di un team di musicisti ben rodato: bassista e batterista, Kaveh Rastegar e Michael Urbano. Cristiano ha suonato violino, bouzouki e chitarra acustica.
Le dieci canzoni che compongono «Come in cielo così in guerra» (nove inediti più la versione italiana di «Le vent nous portera» dei Noir Désir) sono dirette e immediate e colpiscono fin dal primo ascolto. «Ma ad ogni ascolto successivo si scopre un particolare inedito, una sfumatura, un suono che la prima volta era sfuggito», dicono i critici. Il titolo dell'album, poi, è un modo per «dire basta alle troppe deformazioni che caratterizzano la nostra società: basta alle caste, ai disonesti, a un certo tipo di politica corrotta, alle storture della globalizzazione», spiega il cantautore che aggiunge come si parli anche della difficoltà del vivere, della sua, raccontandoci i suoi tormenti interiori con ampi squarci autobiografici.
Nella prima parte del concerto, che si apre con «Non è una favola», primo singolo estratto dall'album, Cristiano presenta tutte le canzoni del nuovo album. Nel secondo tempo invece, si consegna ai capolavori di Fabrizio, con la sensibilità dirompente che solo un figlio d'arte con le sue doti di polistrumentista può regalare a se stesso e al pubblico.
In una sorta de «Il meglio di De André canta De André» si avvicendano brani come «Se ti tagliassero a pezzetti», «Nella mia ora di libertà», «Smisurata preghiera», «Verranno a chiederti del nostro amore», «La collina», «Crêuza de mä», «Amico fragile», «Sidùn», «Quello che non ho», «Fiume Sand Creek», fino a «Il Pescatore».
In questo bel viaggio musicale Cristiano è accompagnato ancora una volta dagli storici tecnici che già hanno affiancato Fabrizio. In un altro passaggio ideale di testimone da padre in figlio, la regia luci è affidata a Emiliano Morgia, figlio di Pepi che firmò gli spettacoli di Fabrizio e le tournée di «De André canta De André».

Sul palco la sua storica band: Osvaldo Di Dio alle chitarre, Davide Pezzin al basso e contrabbasso, Davide Devito alla batteria e Daniele Dupuis «Megahertz» alle tastiere e sequence.

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