«Mio padre Delio è un buono che non sopporta cattiverie»

L'uomo che ha rilanciato la Sampdoria, portandola in salvo in anticipo, ha un figlio voglioso di farsi largo nel calcio. A 29 anni, Dario Rossi è capo degli osservatori del Novara, dopo una stagione di lavoro non ufficiale per Walter Sabatini, ds della Roma, accanto al dg Franco Baldini.
Dario, intanto ci presenti la famiglia...
«Ho due sorelle: Greta, 27 anni, lavora a Roma, alla Unilever, multinazionale con vari brand, cosmetici e alimentari; aveva svolto uno stage all'ufficio marketing della Lazio. Giulia, 15 anni, è in seconda al liceo scientifico e alle medie aveva preso un bel lode alle medie».
Già, papà è orgoglioso perché l'intera famiglia brilla negli studi...
«Lui è laureato in scienze motorie. Mamma Maria Rosaria, 53 anni, diplomata Isef, insegnava educazione fisica a Foggia, Cerignola e Pescara».
Il primogenito non gioca?
«Ho capito presto che non avevo grandi qualità. Ero ala destra, feci il settore giovanile della Salernitana, dove allenò papà, anche in serie A, e tra i compagni avevo il terzino sinistro dello Stoccarda Cristian Molinaro: eravamo assieme negli esordienti, lui è un anno più grande. Passai al settore giovanile del Pescara, poi una stagione agli allievi nazionali del Genoa, ero sempre sotto il limite di età».
Dove vivete?
«Papà abita da solo al residence Savoia, a Nervi, lì c'è pure la madre di Antonio Cassano. Io vivo a Novarello, il sabato sera vado a trovarlo in ritiro, dopo la mia partita di serie B: mi fermo lì magari a dormire e la mattina riparto. Sono fidanzato con Letizia, 30enne abbonata con la famiglia alla Lazio».
A luglio il ds Cristiano Giaretta l'aveva scelta come responsabile degli osservatori del Novara.
«Cominciai alla Lazio come preparatore atletico nelle giovanili, poi a Palermo come osservatore per Walter Sabatini, assieme a Frederic Massara, ora suo collaboratore, e a Luca Cattani, responsabile osservatori. Ci dividevamo i compiti».
Cosa si sente di dire, 10 mesi dopo quel pugno a Ljajic?
«È un gesto da condannare, non però la persona. La sua storia dice che ha sempre avuto ottimi rapporti, non si è mai reso protagonista di episodi violenti: mai aveva alzato una mano contro di me o le mie sorelle. Scaturì da molteplici fattori e venne provocato dalle parole del serbo».
Di recente però gli è sfuggito un dito medio verso il romanista Burdisso.
«Ero in Messico, in vacanza, da come me l'ha raccontato è stato insultato gratuitamente, ha reagito a una provocazione. Poteva farlo in maniera diversa, meno ingenua, tantopiù sul 3-1. Non c'era alcun motivo per concedersi quel gesto, aveva però ricevuto insulti. Avesse risposto in maniera differente, probabilmente sarebbe stato espulso il romanista. La replica era molto vistosa, nessuno ha sentito le parole del difensore argentino».
Come punti si aspettava un impatto così dopo la serie nera di Ciro Ferrara?
«Lavora molto bene sul campo, non è altrettanto bravo a vendersi. Sarò di parte ma è fra i migliori tecnici d'Italia».
Alla Fiorentina però non era andato bene.
«Avrà commesso errori, il gruppo tuttavia era un po' particolare, aveva chiuso il ciclo con Prandelli e qualcuno era rimasto controvoglia: erano tutti bravi ragazzi, nelle difficoltà però si erano mostrati leggerini. Non stavano facendo benissimo, ma la salvezza non sarebbe sfuggita. Comunque andava considerata la smobilitazione: il ds Pantaleo Corvino aveva lasciato per problemi familiari, c'erano vicissitudini societarie, i fratelli Della Valle non vivono a Firenze e allora mancava una figura autorevole anche in spogliatoio. Il gruppo andava cambiato, è stato fatto quest'anno, con grande profitto, per Vincenzo Montella».
Alla Samp l'hanno voluto il presidente Edoardo Garrone e il dg Sagramola.
«Conoscevo il ds Carlo Osti, era alla Lazio con Sabatini, a Genova sono arrivati insieme. Il responsabile degli osservatori blucerchiati è Mattia Baldini, 26 anni, figlio del romanista Franco, con noi a Palermo. Fra i doriani conosco De Silvestri, con me alla primavera della Roma».
Quali partite ha seguito, a Marassi?
«Il debutto con la Lazio, deciso dal gol di Hernanes. Sarei venuto comunque perché la mia fidanzata voleva essere presente a tutti i costi, quella domenica avevo davvero il nemico dentro casa. Poi tornai con mister Alfredo Aglietti a seguire lo 0-0 con il Milan».
Delio resterà a Genova?
«Gli avevano proposto un altro anno di contratto, ha preferito firmare sino a giugno. Ora che gli è stato prospettato il rinnovo, come sempre preferisce aspettare la fine del campionato, ma lì si trova benissimo».
Pensa sempre al calcio?
«Ventiquattro ore su 24, a volte arriva ai limiti dell'essere umano, a momenti di esasperazione, come un anno fa. Vive la professione in maniera totalizzante, talvolta non ne può più e allora basta la scintilla per far accadere quanto è successo».


Niente hobby, come Fulvio Pea, ex tecnico della primavera doriana?
«Legge romanzi storici».
Non si ritiene più allievo di Zdenek Zeman?
«È stato suo giocatore, gli ha rubato i segreti del mestiere, come ad altri. Magari applica lo stesso modulo, ma si sente discepoli».

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