«La moschea? Forse ci ripenso»

(...) di dire cosa penso devo informarmi e non mi bastano cinque righe di agenzia per parlare di una notizia. Ma non ce l'ho con il vostro Giornale, è il mio modo di agire perché credo che i mass media non debbano essere i miei amplificatori. Io parlo in consiglio comunale e con gli atti amministrativi della mia giunta».
A proposito di commenti mancati. Non l'abbiamo sentita nemmeno esprimersi sulle sentenze per i processi legati ai fatti del G8 di Genova. Che idea si è fatto?
«Partendo dal presupposto che rispetto ogni giudizio, sulle vicende legate alla scuola Diaz esprimo la mia soddisfazione per quelle condanne. Perché sono state accertate responsabilità gravi di atti pesantissimi commessi da chi, con veste istituzionale, doveva per primo rispettare la legalità. Credo anche che una sentenza del genere fortifichi le istituzioni perché sono più credibili se in grado di giudicare se stesse. Allo stesso tempo la mia riflessione va a quei comportamenti: non sarebbero accaduti se dietro non ci fosse stata la consapevolezza di coperture politiche. Ma questo aspetto è ancora da chiarire»
Accusa il governo e il ministro dell'Interno dell'epoca di un tacito accordo per «punire» chi stava contestando?
«Difficilmente sarebbero successe certe cose. C'è stata quantomeno una percezione di tolleranza verso le forze dell'ordine»
L'altra sentenza, quella sul saccheggio della città?
«A Genova c'erano centinaia di migliaia di persone che manifestavano pacificamente. Cittadini che sfilavano esprimendo un punto di vista poi schiacciato dagli eventi di violenza. Non sono un giurista, ma nella mia idea di giustizia la proporzione tra pena e reato non è misurata nella maniera adeguata. Sfasciare una vetrina è un atto grave, però è un atto contro cose e non contro persone. Ho dubbi nel rapporto tra atti compiuti e pena comminata. Otto anni di galera non sono pochi, ho perplessità»
I nostri lettori non hanno ancora digerito la frase «Io non sarò il sindaco di tutti», detta il giorno della sua elezione. Si sono sentiti toccati nel vivo.
«Nei giorni precedenti il ballottaggio avevo letto un commento in cui mi si chiedeva di non dire la solita frase banale, “sarò il sindaco di tutti”. L'ho trovata congeniale perché non voglio definirmi il sindaco di chi non rispetta la città, di chi delinque. Il mio non è stato un distinguo politico, non ho cittadini che preferisco ad altri»
Ma alla gran parte della città che, alla fine, non l'ha votata cosa si sente di dire?
«Vorrei essere giudicato per quello che faccio e per ciò che dico. Senza pregiudizi»
Sono passati appena cinquanta giorni dal suo insediamento eppure negli ambienti della sua maggioranza tutti sostengono che lei non durerà più di un anno. Bella fiducia...
«(Doria ride ndr) Voglio arrivare in fondo, andare avanti con i partiti che mi appoggiano perché ci siamo presentati agli elettori e non sono caduto in nessuna contraddizione rispetto al programma, né sono andato con delle minorenni. Esiste oggi un motivo per non essere coerenti con quanto pattuito con gli elettori al momento del voto?»
Lo chiede a me, ma dovrebbe farlo con Italia dei Valori sempre particolarmente critica verso di lei.
«Dopo le primarie ho avuto due colloqui con Antonio Di Pietro e poi un altro dopo il voto. C'è sempre stata condivisione»
Idv, però, non è solo Di Pietro che ha imposto a livello nazionale la sua candidatura.
«Non ho avuto questa impressione, mi sembrava una scelta coerente rispetto al percorso di quel partito che è sempre stato all'interno della coalizione di centrosinistra»
E l'Udc in coalizione come la vede?
«Non voglio forzare. Loro hanno sostenuto un candidato concorrente, ma penso di dover dialogare con tutti i gruppi di minoranza. L'Udc potrebbe essere quello con cui costruire un rapporto positivo»
Su che basi si costruisce il rapporto?
«Con il lavoro in consiglio comunale. Auspico delle convergenze sia per l'amministrazione di Genova, sia a livello nazionale dove il dialogo con le forze centriste non deve tagliare fuori la sinistra»
Come inquadra il fenomeno grillino?
«Distinguo Beppe Grillo, che scuote le coscienze ma è eccessivamente provocatorio, dal Movimento Cinque Stelle. Il movimento pone due questioni importanti: la prima sulla moralità della politica, la seconda il rispetto dell'ambiente. Del primo tema sento il dovere di occuparmi»
Aveva garantito che avrebbe fatto prestissimo ad avviare i lavori per la moschea al Lagaccio. Ha tirato il freno a mano per le resistenze interne?
«Ribadisco la volontà di far realizzare un luogo di culto per gli islamici: basta con questa situazione simile alle catacombe di gente che prega negli scantinati del centro storico. Sono in contatto con la comunità islamica: ci sono valutazioni tecniche in corso. Se troviamo un luogo più idoneo ci spostiamo, altrimenti si andrà avanti con la soluzione del Lagaccio»
Ecco, con l'Udc in maggioranza per la moschea sarà dura. Loro avevano anche promosso un referendum per dire no alla moschea.
«Un partito in cui la “C” si richiama ai valori del cristianesimo non capisco come possa opporsi contraria alla realizzazione di un edificio di culto»
Il regolamento sul decoro e la scelta di farlo applicare le ha portato critiche da sinistra: la ritengono troppo severo nei confronti di senza tetto e sbandati. Vorrei farle un appunto al contrario: la polizia municipale ha pochi poteri per agire.
«La città deve essere pulita e vivibile. Impegno non da poco per chi deve farla rispettare, ma non possiamo pensare che la polizia municipale risolva certi fenomeni. Stiamo cercando di ridurlo, ma non facendo fare l'arcigno al vigile»
Genova ha bisogno di un impianto di smaltimento dei rifiuti. Lei ha frenato sul progetto della giunta Vincenzi. Perché?
«Non esistono abbastanza risorse per realizzare tutto l'opera. Siamo favorevoli alla parte di trattamento meccanico a freddo che si può fare con un investimento da parte di Amiu; poi può esserne previsto un altro molto costoso e subordinato al risultato del primo investimento e all'aumento della raccolta differenziata.

Ma su quello ragioneremo»
La Regione le ha messo a disposizione 3 milioni per continuare i lavori della metropolitana. C'è volontà di andare avanti?
«Proseguire verso Terralba è un obiettivo, ma tre milioni sono un po' pochi per progettare l'intervento».

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