Il sospetto è che i Comuni mettano volutamente cartelli stradali poco chiari per fare cassa con le multe. E questo sospetto è stato formalizzato con un esposto al procuratore capo della Repubblica di Genova da un giornalista in pensione, che è stato anche caposervizio della redazione di Genova del Giornale. Rino Di Stefano non ha infatti perso la sua voglia di scoprire se ciò che capita sulla sua strada nasconda qualche inghippo. Ecco perché, risalendo spesso lungo le curve della Statale 45, arrampicandosi su per i paesi che ha sempre conosciuto molto bene anche quando firmava affascinanti inchieste sui misteri della Valtrebbia, Di Stefano ha colto qualcosa di strano. Qualcosa di sicuramente meno poetico dei colori che ispirarono Giorgio Caproni.
Qualcosa che lo ha spinto a mettere nero su bianco i suoi sospetti firmando l'esposto alla procura. «Su questa strada viene elevato un cospicuo numero di multe nel corso dell'anno agli automobilisti di passaggio. Si tratta di una quantità così ingente che i Comuni che ne godono i frutti non sono in grado di gestirle, per cui affidano riscossione e gestione delle pratiche ad una società esterna - scrive Di Stefano -. E questa società, di conseguenza, viene pagata con parte degli introiti così ottenuti. Quasi tutte queste multe sono per eccesso di velocità. Se si trattasse di violazioni al Codice della Strada che mettessero a rischio la sicurezza della viabilità, non ci sarebbe davvero nulla da obiettare. Il problema è un altro. Ho il fondato sospetto che la stragrande maggioranza di queste sanzioni venga invece comminata per la presunta scorretta disposizione della segnaletica stradale che indurrebbe in errore i conducenti che, per disgrazia, transitano su quel percorso».
L'esposto, dettagliatissimo, spiega anche da cosa siano alimentati i sospetti. «Il dubbio viene in quanto troppo spesso il cartello che fa terminare un limite di velocità instaurandone un altro, non viene immediatamente seguito da un secondo cartello con il nuovo limite - fa notare Di Stefano -. Ne è un esempio quanto accade nell'area di competenza del Comune di Bargagli, direzione Piacenza, dove sono presenti due cartelli che indicano la fine del tratto a 50 km/h. Dal momento che sulla SS45 i limiti sembra che non seguano la logica presente su tutte le altre strade della regione (50 km/h nei centri abitati e 70 km/h fuori dai centri abitati), l'automobilista è indotto in errore se, dopo quel cartello, si trova, per esempio, in un rettilineo dove non ci sono abitazioni o nessun'altra costruzione che possa giustificare il mantenimento dei 50 km/h. Invece, come mi ha spiegato un funzionario del Comune di Bargagli, nonostante quei cartelli, su tutta la tratta di loro competenza, il limite massimo di velocità è sempre di 50 km/h. Ciò induce in errore l'automobilista, che così viene multato dal congegno elettronico di controllo, senza la presenza di un qualunque vigile».
Le conseguenze sono pesanti per chi viene colto in fallo. nell'esposto non si fa riferimento a eventuali «dimostrazioni» subite sulla propria pelle dal giornalista.
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