Cronache

Il nasino all'insù di mister Delio

Il nasino all'insù di mister Delio

(...) del dito medio alzato contro gli avversari. E addirittura negato dopo che l'avevano visto in tutta Italia, che ha certamente creato un grave danno di immagine alla Sampdoria, società che dell'immagine e del rispetto dei valori sportivi ed umani ha fatto uno dei suoi punti cardine.
Insomma, ci sarebbero tutte le condizioni perchè l'Unione Calcio Sampdoria facesse causa a Delio Rossi. Non certo perchè Delio Rossi si permetta di fare lo schizzinoso con il nasino all'insù nei confronti della sua società, prendendosi tempo per rinnovare il contratto, come se fosse lui a fare un grosso favore alle famiglie Garrone e Mondini restando a Genova.
Via, siamo seri. Edoardo (e Vittorio, e Monica e Giovanni e tutti i loro parenti che ci mettono regolarmente i soldi, fino alla quarta generazione) sono troppo signori per intervenire duramente. Così come è troppo signore Rinaldo Sagramola che, fortunatamente, sta lavorando bene e sul serio per portare a casa il grandissimo risultato dello stadio di proprietà, imprescindibile, per perdere tempo con parole come quelle di Rossi.
Lo stesso Rossi che, peraltro, anzichè schierarsi con la sua società sul nuovo impianto, dicendosi pronto a buttarsi nel fuoco per difendere «lo stadio più bello del mondo» alla Foce, è sembrato nelle scorse settimane totalmente atarassico sull'argomento, più zen di un monaco tibetano, come se non gliene fregasse davvero nulla. E probabilmente non gliene fregava davvero nulla. Lui, abituato a buttarsi nell'acqua delle fontane del Gianicolo, evidentemente era meno attratto dalla prospettiva di gettarsi nel fuoco delle storti dei Garrone-Mondini.
Insomma, di fronte a un comportamento simile di un tecnico che - anzichè ringraziare infinitamente la Sampdoria che l'ha rilanciato nel calcio che conta - si permette di fare il prezioso, io personalmente lo manderei via a calci nel sedere, saldando i debiti come ha sempre fatto la società e allontanandomene per sempre. È Rossi che ha bisogno della Sampdoria, non il contrario. Ed appaiono surreali anche le critiche alle spese delle precedenti gestioni: Pasquale Sensibile e Domenico Teti avranno mille difetti e non vinceranno il premio «allegrone dell'anno». Ma ricordiamoci che hanno riportato la Sampdoria in serie A insieme alla famiglia Garrone mentre Rossi era impegnato in match pugilistici a Firenze. Insomma, a ognuno il suo mestiere.
Anche perchè, diciamocela tutta, non è che quest'anno il suo mestiere Delio Rossi l'abbia fatto poi così bene. E il tanto deprecato Ciro Ferrara ha portato a casa praticamente gli stessi identici punti di quel Rossi che i corifei di ogni potere nel momento in cui è al potere descrivono come un genio della panchina. Di più: nella gestione Ferrara (e Peruzzi e Chimenti) si è visto un calcio molto migliore di quello visto nella gestione Rossi. E, anche analizzando le partite serenamente, episodi e infortuni hanno penalizzato molto di più Ciro di quanto abbiano fatto con Delio. Insomma, comunque finisca, al netto della sfortuna, Ferrara ha fatto meglio di Rossi.
Mica finita. Fin qui, abbiamo parlato di sensazioni. Ma ragioniamo anche sui numeri freddi, che spesso parlano più di mille discorsi. Ovviamente, con la dovuta precisazione che ogni discorso definitivo andrà fatto sabato sera, alle 22,35-22,40 circa, quando Sampdoria e Juventus avranno terminato l'ultima partita del loro campionato. Nel frattempo, ragioniamo su 37 giornate, al netto del punto di penalizzazione di inizio stagione che, ovviamente, non mettiamo in conto nè a uno, nè all'altro allenatore.
Sul resto, venendo a Ferrara, facendo due rapidissimi conti, Ciro ha fatto diciotto punti in diciassette partite. Tradotto: un punto virgola 5888 e mille altri decimali a partita. Rossi, invece, è arrivato a 22 punti in venti gare, che per ora significa una media di 1,1 a partita. Il che, parametrato, in caso di (non impossibile) sconfitta contro la Juventus, significherebbe una media punti per il Doria di Rossi inferiore a quella del Doria di Ferrara.
Ma c'è di più, visto che i punti si contano e si pesano. E, certamente, le vittorie di Rossi con Juventus, Parma e Chievo, seppur non tecnicamente rubate, vanno comunque ascritte alla categoria del risultato migliore rispetto al gioco messo in mostra. Mentre la serie finale di mister Delio è da mani nei capelli, se li avesse tutti: sei sconfitte e quattro pareggi, quattro punti in dieci partite, roba da retrocessione diretta. E senza particolari recriminazioni arbitrali o con la sorte.
Insomma, nonostante i facili entusiasmi, con un curriculum così, è un miracolo se la Sampdoria conferma Rossi.

Non il contrario.

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