Il Nautico al tempo della crisi: meno barche, più polemiche

(...) Anche il sindaco Marco Doria rincara la dose, parlando dell'esigenza di «fare un lavoro di ascolto», quasi a sottolineare che finora qualcuno s'è tappato le orecchie di fronte alle gravissime difficoltà del diporto nautico. Insomma, il taglio del nastro del Salone riserva veri e propri bagni di umiltà da parte dei protagonisti della scena ufficiale, non si sa quanto impegnati a blandire la delegazione di dipendenti del comparto che inscenano una composta, ma fermissima protesta - con tanto di striscione: «Il lavoro in prima fila» - per mettere a nudo l'incoerenza delle istituzioni. E sì, perché non basta cospargersi il capo di cenere, davanti a un pubblico fra cui si contano più titolari di aziende fallite o a rischio di chiusura che imprenditori con i conti in ordine. Se ne fa portavoce il presidente dell'Ucina, l'associazione che riunisce le industrie nautiche: Anton Francesco Albertoni rinuncia alla diplomazia che ne aveva contrassegnato i trascorsi interventi alla tribuna, per imbracciare il bazooka e sparare colpi ad alzo zero. Lui sì che non fa sconti e tanto meno bagni, sinceri o ipocriti, di umiltà. Ce n'è per tutti: per il governo, innanzi tutto, «che deve prendere economicamente e socialmente atto della situazione, ma dimostra di non avere una visione corretta del settore». Poi Albertoni snocciola le cifre: secondo il nuovo redditometro, la presunzione di ricchezza per il proprietario di una barca supera il 60 per cento del totale, mentre la casa non arriva al 10 e il possesso di due automobili al 20. Infine, lo sguardo al futuro: «Abbiamo presentato un progetto per la scuola. È chiaro - insiste Albertoni - che se agli studenti forniamo solo corsi di formazione per patente di auto e moto, li indirizziamo all'acquisto di questi mezzi. Ma se promuoviamo anche corsi di vela, magari i ragazzi si faranno comprare un Optimist che costa un terzo della due ruote!».
Applausi in sala, e palesi esibizioni di assenso sul palcoscenico dove è in corso il salotto-talk show che quest'anno ha sostituito i discorsi paludati e ingessati dei notabili. Ma davvero basta fare «sì» con la testa, dar ragione al presidente dell'Ucina e ai lavoratori ospitati «in prima fila» - con una regia un po' ruffiana che neanche Floris a «Ballarò»... - per risolvere le questioni in sospeso? Che abbia ragione Oscar Farinetti, patron di Eataly? Che dal settore del pubblico lancia la provocazione ai big del palco: va bene darsi ragione a vicenda e riconoscere che ci vogliono provvedimenti urgenti, «ma allora, viceministro, martedì o mercoledì prossimo il governo potrebbe già approvare le modifiche alle norme esistenti, soprattutto in materia di burocrazia». Standing ovation.
Il rappresentante di governo ammicca e replica: «Be', forse sarà fra una decina di giorni, la settimana prossima non c'è Consiglio dei ministri...». Ecco, appunto. Riprende il pallino in mano Burlando. E fa ricorso a tesi da neoliberista illuminato: «Dobbiamo essere inflessibili su come uno forma il reddito, non quando spende il suo reddito.

In questo caso ognuno dev'essere libero di fare ciò che vuole. Anche di comprarsi una barca, naturalmente». Tanto basta per chiudere degnamente il sipario sull'inaugurazione del Nautico. Non sulla soluzione dei problemi.

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