Angelino fa il pienone a Palazzo con Vinai. Nichi replica in piazza con Doria. Se Beppe l'altra sera aveva riempito il Sagrato con quelli dell'antipolitica, ieri i «big» della politica non sono stati da meno. Genova, quindi, si conferma sempre più come un importante test elettorale delle prossime politiche. Al punto che dal palco di largo Pertini, il presidente di Sel lancia l'appello ai segretari Bersani e Di Pietro: «È arrivata l'ora di organizzare gli stati generali della sinistra. È tempo di far sentire e far vedere al popolo qualcosa di sinistra. L'antipolitica è peggio della cattiva politica e la cattiva politica si combatte con la buona politica».
Sono le 19 di ieri. Bandiere rosse. Pugni alzati. Applausi. Il sottofondo rock: «People have the power». Tutti a caccia della foto ricordo con Nichi. Il servizio d'ordine contiene i «fan». Camicia bianca, abito grisaglia grigio, cravatta blu. Il «governatore» della Puglia lascia il capoluogo ligure per prendere il treno per La Spezia, dopo che nel primo pomeriggio aveva fatto un breve comizio per sostenere la candidata sindaco di Sel ad Arenzano, Maria Luisa Biorci.
Marco Doria rimane sotto i portici di De Ferrari per parlare con gli elettori. Se Vendola fa l'appello all'Unità, il marchese rosso fa quello al voto perché, stante gli ultimi sondaggi, c'è lo spauracchio dell'astensionismo pure a sinistra.
«Il 25 aprile ci ricorda il sacrificio di chi ci permette di votare in democrazia - dice il marchese rosso - non rinunciate al diritto di voto. Se volete una ragione per votarmi, votatemi perchè sono una persona seria. Mi impegno nel totale disinteresse. Non amo fare promesse quando non sono sicuro di mantenerle. Una, però, la posso fare già adesso. Per i prossimi 5 anni non mi schiodo da Palazzo Tursi. Non farò come quelli che si fanno eleggere in consiglio comunale e poi si fanno eleggere e vanno altrove. Genova è importante anche per il voto politico del 2013».
«Doria ha ragione, è uno bravo e capisce l'importanza nazionale del voto genovese - conferma Vendola - dobbiamo partire da qui e guardare all'Italia. Oggi ero tentato di andare a Palazzo Ducale, ma al commercio mirabolante di chirurgia plastica e di burlesque, preferisco di gran lunga stare in piazza con voi».
Risatine. Ancora applausi. E per rimanere in tema con le battute, Nichi aggiunge: «La legge 30 ha trasformato il mercato del lavoro in un albergo a ore».
Quelli dei No Gronda, con il leader Gian Pastorino, provano a fargli indossare la felpa con la scritta della protesta, ma non ci riescono. E il numero uno di Sel scivola pure su un altro tema.
«Marco Doria è un elemento di discontinuità - dice l'indagato Vendola - quando si governa a lungo ci sono molti pericoli e ci si può allontanare dalla gente. Inoltre, non mi lamento delle indagini della magistratura su di me. Uno tanto più potere ha, più ossequio deve avere verso la magistratura. Soprattutto quando si ha la coscienza a posto come nel mio caso».
Tra la folla davanti al Carlo Felice c'è anche l'ex candidato genovese, ex leghista (mai pentito) ed ex presidente dell'ordine dei medici Sergio Castellaneta, che per un soffio, pochi migliaia di voti, non riuscì a strappare Genova alla sinistra.
«Sulle indagini che coinvolgono Vendola non commento - spiega elegantemente Castellaneta (72mila preferenze personali nel 1997) - ma mi permetto di osservare che sono oltre vent'anni che a Genova comanda la sinistra. I disastri sono sotto gli occhi di tutti.
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