«Non lasciamo a Burlando le nostre battaglie»

«Non lasciamo a Burlando le nostre battaglie»

(...) di amministrazione e dei dirigenti. Alla battaglia partecipa anche il vicepresidente del consiglio regionale Gino Morgillo e sembra aver fatto breccia anche in una parte della maggioranza di centrosinistra. Insomma, per una volta la parola bipartisan potrebbe avere un senso. Staremo a vedere.
Il problema, però, è che sono voci isolate. Meritevoli e capaci di battaglie, ma dimostrazioni evidenti di un Pdl poco pronto a cavalcare le sue battaglie. Pensate alla storia delle compensazioni: l’ottima idea di buon senso è stata raccolta a livello parlamentare dai gruppi pidiellini e dal segretario Angelino Alfano, che addirittura ha dovuto subire il consueto attacco di Monti, con altrettanto consueta retromarcia del giorno dopo, visto che almeno in questo il premier è un berlusconiano doc. Parliamo dell’assurdità della persecuzione fiscale nei confronti di chi dello Stato è innanzitutto creditore e poi, solo in seconda battuta, debitore. E magari è debitore proprio perchè non riesce a riscuotere i suoi crediti. Come in un circolo vizioso della cattiva politica e del cattivo fisco, che poi diventa fisco cattivo. Come il cane che si mangia la coda.
Ecco, questa saggia idea di Alfano ha trovato anche un portabandiera ligure. E sapete chi è? Il presidente della Regione Claudio Burlando che l’altro giorno ha incontrato il direttore di Equitalia Attilio Befera ed ha detto cose sagge: «Penso di poter dire che, almeno per alcuni casi particolarmente gravi, se si cominciasse a pensare alla compensazione fra crediti e debiti fiscali, sarebbe una cosa giusta. È un bel tema per la politica, su questo anche un segretario di partito ha presentato una proposta». Eh sì, proprio Alfano, quello del Pdl, mica Bersani quello di Burlando.
Mica finita. L’ottimo ragionamento burlandiano è continuato così: «Un conto è uno che non paga le tasse perchè non vuole; un altro conto è uno che non le paga perchè non può, un altro ancora è uno che non paga le tasse perchè non può, ma ha anche un credito con lo Stato». Parole sante, che potranno portare a provvedimenti liguri, ad esempio per scontare le fatture che le imprese devono riscuotere da enti locali e servizio sanitario. «Un’impresa che avesse un credito può aspettare i tempi canonici di riscossione, 7-9 mesi, o avere subito il credito pagando una quota. Discuteremo con le banche quanto vale la quota, aspetto risposte, ma ho trovato nel loro mondo piena disponibilità. Questa pratica, poi, potrebbe essere estesa anche all’Iva. Noi vogliamo aiutare chi ha crediti con lo Stato». Perfetto.


Il problema è che tutto questo lo dice Claudio Burlando. E, intendiamoci, fa benissimo a dirlo e si prende i nostri applausi perchè lo dice. Ma dovrebbero dirlo altri, capaci di perdere ogni battaglia. Persino quelle tipicamente loro.

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