Ora Marco Doria sia davvero il sindaco di tutti i genovesi

Ora Marco Doria sia davvero il sindaco di tutti i genovesi

(...) per, il ballottaggio, pari al 39,08 per cento del corpo elettorale. Ultimo numero, prima di sfinire tutti a botte di cifre e percentuali: i voti finali con cui Marco Doria diventa sindaco sono 114mila 245, che sono sì il 59,71 per cento dei voti (e sono percentualmente tanti, una maggioranza ampia), ma che sono pochi rispetto ai 600mila abitanti e ai 500mila aventi diritto al voto.
Insomma, occorre pensare a un primo cittadino scelto da meno di un cittadino su quattro. E occorre partire da questo dato. Così come occorre pensare al fatto che Doria ha avuto un plebiscito a Ponente, in Valpocevera e in Valbisagno, ma non ha trionfato ad Albaro, Foce, San Martino, nel Levante, al Lagaccio, a Oregina, nei vicoli, a Carignano e a Castelletto. E bisogna rispondere a tutti i cittadini, anche a quelli che vivono dove Doria non ha trionfato. E dico anche tranquillamente che penso che solo l’arrivo al ballottaggio di Paolo Putti, candidato del Movimento 5 stelle, avrebbe potuto probabilmente permettere di scrivere un finale di storia diverso. E oggi saremmo qui a raccontare di Putti sindaco.
Uscendo dai freddi numeri, traduco tutto questo nel fatto che Marco Doria a questo punto è chiamato al ruolo più difficile: quello di essere il sindaco di tutti. Sono d’accordo con lui: con l’eccezione dei disonesti, degli evasori e degli indegni. Ma tutti gli altri, invece, sì. Compresi quelli che non l’hanno votato. Compresi i lettori del Giornale, ad esempio, che fino ad ora ha gratificato di una lettera molto cortese - e di cui lo ringrazio ancora - ma davvero di poche risposte.
Continueremo a fargli domande, dicendo fin d’ora che non gli faremo nessuno sconto. Ma, altrettanto sinceramente, spero di poterlo anche elogiare: significherebbe che sta facendo bene per Genova e per i genovesi. Che poi è quello che ci sta davvero a cuore.
E il passaggio dall’essere un uomo di parte a un uomo di tutti è la vera scommessa. Ad esempio, non credo che basti dire che si mettono donne in giunta. Ribadisco: vanno messe donne in quanto brave, non in quanto donne. Altrimenti è un’offesa alla giunta. E alle donne.
Fra i nomi girati per assessorati e ruoli di consulenze (a titolo gratuito, ed è importante) ce ne sono almeno un paio di assoluto livello. Silvio Ferrari, che è stato decisivo per far nascere e crescere la candidatura di Marco Doria, a partire dalla lettera dei sette cittadini che hanno firmato l’appello iniziale, è uno dei maggiori intellettuali della città, capace di parlare, ma anche soprattutto di ascoltare. Dote rara. E il fatto che, spessissimo, in questi mesi, abbia raccontato la politica usando la chiave dell’«amicizia» prima ancora che quella delle politica, è stata forse la sorpresa più bella della campagna elettorale. E ribadisco che, se effettivamente Carlo Repetti farà il vicesindaco, nonostante il fuoco di sbarramento che gli è stato già scatenato addosso, mi sentirei garantito. Da cittadino, non da cittadino di una parte. Per capire che vicesindaco potrebbe essere Repetti, forse può essere utile leggere il suo libro per Einaudi, Insolita storia di una vita normale, dolce, delicato, curato, umano. Ecco, umano credo che possa essere un buon aggettivo. E anche un assessore come Gianni Crivello, nonostante sia uomo di parte, ha già dimostrato di avere capacità amministrative in Valpocevera. E, se si occuperà di manutenzioni, occorre dire che le buche nelle strade non sono nè di destra, nè di sinistra. Idem ripararle.
Resta da dire del Tigullio. A Rapallo Mentore Campodonico perde perchè non viene percepito come nuovo e Giorgio Costa vince per il motivo opposto. Campodonico è persona umanamente perbene, ma certo non infiamma le folle e il suo carattere ha contribuito alla sconfitta, nonostante l’appoggio pancia a terra di Roberto Bagnasco, vero valore aggiunto della politica di Rapallo. Gli elettori vogliono anche sognare e, ad esempio, il progetto di Costa di volare alto con cultura ed eventi è capace di far sognare più dei comunicati sul bilancio.
Storia opposta a Chiavari. Dove Roberto Levaggi ha vinto la battaglia più difficile, contro un candidato moderato pure lui come Vittorio Agostino. Il sindaco è stato percepito come il vecchio e lo sfidante come il nuovo.

E Levaggi, che è stato bravissimo a unire, coagulando anche forze apparentemente lontane come Legambiente, da oggi, insieme a Zoccarato a Sanremo, è l’amministratore più alto in grado del centrodestra ligure. Da qui si riparte.

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