Caro Direttore, premetto che, essendo questa la prima volta che scrivo a Te e al nostro Giornale, sono molto emozionato, ma le circostanze e l'argomento in questione mi danno il coraggio di farlo.
È con una grande speranza che ho letto recentemente della proposta dei giovani del centro destra, capeggiati da Lorenzo Pellerano e sostenuta da Davide Rossi, di provare finalmente a prendere in mano la situazione del nostro schieramento per rilanciarlo, con appunto energie nuove e volti giovani e freschi, in una Genova che politicamente è sempre più sterile, oligarchica e addormentata.
Infatti, prescindendo dalle vicende nazionali, noi genovesi ci stiamo rendendo sempre più conto, senza reagire, di come le classi dirigenti dei vari partiti in decenni non siano riuscite a concludere pressoché nulla, ma che anzi si siano sostanzialmente preoccupate solo di raggiungere i vertici dei loro partiti, per poi condurre una strenua difesa delle posizioni ottenute, in primis evitando categoricamente di seguire e formare politicamente i ragazzi dei loro giovanili in vista di un fisiologico e futuro «cambio della guardia».
Esatto, ormai sono passati i tempi in cui in partiti come il PCI e l'MSI i dirigenti e i parlamentari (addirittura a volte anche i segretari) avevano seguito un percorso iniziato, udite udite, proprio dalle formazioni giovanili: nella nostra città appunto ci troviamo nella tragicomica situazione di avere una classe politica autoreferenziale, che, avendo fallito nei confronti della cittadinanza e delle sue aspettative, ora è «bollita» e dovrebbe aprire i propri ranghi a forze nuove che purtroppo sono disperse ed isolate per il fatto di essere state trascurate e di conseguenza di non essere state preparate alla loro entrata in campo.
Spesso ho anche l'amara impressione che le dirigenze dei nostri partiti siamo addirittura disposte a non fare cambiamenti o non dare avvio ad iniziative, a loro giudizio, troppo intraprendenti probabilmente per paura di perdere l'influenza che hanno ai vertici. Ma se continuiamo con questo atteggiamento miope il centrodestra sarà sicuramente destinato a un ruolo sempre più marginale, e questo non lo possiamo permettere.
Però il progetto di rinnovamento attraverso i giovani va lanciato anche sotto una visione più ampia: perché in realtà per ricostruire il centro destra non è sufficiente «aprire» ai giovani, ma occorre soprattutto e primariamente cambiare un certo troppo collaudato «modus agendi» degli elettori del centro destra, offrendo loro nuovi spazi, nuovi canali di espressione e infine un nuovo prodotto politico, che sappia creare slancio e coinvolgimento; In una metafora il concetto è che oltre a cambiare gli arcieri è necessario cambiare anche le frecce.
Infatti non possiamo permetterci di scivolare nel luogo comune, casualmente tanto vicino al pensiero gramsciano, che sia la politica la plasmatrice del rinnovamento della società, perché in realtà è esattamente il contrario, essendo la politica solamente l'espressione di una data società: dunque solo una società in fase di risanamento e miglioramento potrà esprimere una classe politica migliore.
Ma tornando allo specifico discorso dei giovani, bisogna avere anche l'umiltà di riconoscere che è demagogico propagandare l'idea di far salire sulla «barca» una frotta di ragazzi pensando poi che questi possano risolvere tutto in un battibaleno. Infatti ha ragione anche Antonio Oppicelli a sottolineare che «l'esperienza non si compra al supermercato» e che nel parlare delle legittime aspirazioni dei giovani non possiamo e non dobbiamo dimenticare il ruolo e l'importanza degli adulti.
Allora, riprendendo le riflessioni di Marcello Veneziani nel «cucù» dell'8 luglio, proporrei che la dirigenza del centrodestra accettasse di farsi affiancare da dei giovani, di modo che questi ultimi possano imparare passo dopo passo per poi essere pronti a diventare la dirigenza di domani.
Io, in quanto giovane, nel mio piccolo anche abbastanza partecipe delle vicende del nostro centrodestra, mi sento dunque legittimato a esprimere questa mia opinione e a confidare che presto ragazzi coraggiosi e seri come Davide Rossi, che conosco personalmente, possano diventare i protagonisti della politica del futuro.
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