(...) è il presidente della sezione «2 Ottobre» dell'Anpi, e lo sa quanti anni ha? Trentatrè, diconsi trentatrè (33!) signor direttore. Ciò significa che il presidente dell'Anpi è nato nel non lontano 1976 (31 anni dopo la fine della guerra) e quindi non solo escludo che sia stato partigiano (neppure giovanissima staffetta), ma mi sembra di poter escludere che sia anche figlio di un partigiano, per ragionevoli motivi anagrafici.
E così, un tizio nato 31 anni dopo la fine della guerra, in qualità di presidente dell'Anpi (sic!), celebra il 25 aprile, di cui sono portato a pensare sappia ben poco e comunque quel poco letto su libri di regime, utilizzando l'occasione per scatenare una guerra fraticida tra sindacati, con buona pace dei bambini presenti, opportunamente trasportati sul luogo del misfatto direttamente da scuola per non mancare il grande evento.
E pensare che lo scrivente, sessantacinquenne, berlusconiano della prima ora, allergico fin da neonato alla sinistra, ogni volta che percorre l'A26, al passaggio da Masone, non può non pensare ai sacrifici, al freddo, alla paura che sono stati patiti da tanti ragazzi, di una parte e dall'altra (compresi ovviamente i partigiani!) perché tutti noi oggi viviamo in un mondo in cui possiamo liberamente scrivere su un giornale la nostra opinione.
La retorica della sinistra e dell'Anpi è semplicemente ributtante. Come direbbe Totò: «Ma mi faccia il piacere, mi faccia...».
La saluto rispettosamente.
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