Cronache

Il Pdl dice basta alle vendette interne

(...) I segnali più limpidi per il Pdl arrivano dal borgo di Porto Venere e dal Savonese.
Un nome vincente, un giovane esperto, un volto amato, ed ecco che una piccola roccaforte rossa viene espugnata. Matteo Cozzani vince a Porto Venere, e vince alla grande. Con più del 51 per cento, come dire che non vale la storiella della sinistra divisa: anche fosse stata tutta unita l'avrebbe spuntata lo stesso. Già, ma chi è Matteo Cozzani? Uno studente prossimo alla laurea in ingegneria, 28 anni, un ragazzo con la faccia pulita. Non un superman, ma neppure un «nuovo» della politica, non uno fuori dai partiti. Insomma, quello per lui non è stato un voto di protesta, per antipolitica. Cozzani è il capogruppo uscente del Pdl, è dirigente provinciale del partito, ma semplicemente è stato capace di unire e non di dividere, di raccogliere anche consensi trasversali, non di perdere il tesoretto di voti di partenza. E con lui andranno in consiglio altri esponenti di primo piano del partito locale, come il coordinatore Emilio Di Pelino. Il Pdl, il partito, ha vinto.
Così come ha vinto ad Alassio, dopo due anni di giunta gidata dall'ex leghista convertito alla sinistra, Roberto Avogadro. E anche qui ha vinto con Enzo Canepa, apertamente appoggiato dall'ex sindaco Marco Melgrati, capogruppo Pdl in Regione. Una vittoria che riporta ad Alassio soprattutto una netta maggioranza moderata, se si considera che anche il candidato Angelo Galtieri pescava nello stesso bacino e quindi insieme i due esponenti moderati rappresentano oltre il 65 per cento dei voti. Ma nel Savonese, dove meno forti sono le tensioni all'interno del partito, sono arrivate altre due importanti affermazioni, una a Ceriale, con Ennio Fazio e una a Carcare, dove Franco Bologna si è ripreso la poltrona nonostante i tentativi di alcuni suoi ex assessori.
Le note positive poi finiscono. Perché altrove il Pdl è inciampato su quegli ostacoli disseminati dai suoi stessi esponenti. Il caso di Imperia è eclatante, con un ex sindaco venuto da An e sostenuto dal Pdl che appoggia il candidato sostenuto apertamente dal simbolo del Pd. La «vendetta» di Paolo Strescino, strettamente legato al vice coordinatore regionale del Pdl Eugenio Minasso, si è consumata contro un candidato che aveva il simbolo del partito sulla lista. Analogamente le ormai storiche divisioni moderate a Camogli hanno ridato la vittoria a un esponente vicino al centrosinistra. A Sestri Levante il Pdl è andato al ballottaggio, precedendo per un pugno di voti il candidato «civico» moderato Giacomo Rossignotti. Un «pareggio di Pirro», perché se di vittoria non può parlare chi arriva alla sfida con il 20 per cento, anche ogni ipotesi di magra soddisfazione viene vanificata nel momento in cui nessun esponente del partito siederà in consiglio comunale, con il capogruppo uscente che addirittura non raccoglie più di 26 preferenze. Non meglio è andata a chi, in dissenso dalla scelta della dirigenza del Pdl, ha preferito schierarsi con Rossignotti: anche Graziano Stagni e Giancarlo Stagnaro non sono comunque stati eletti.
Alle elezioni amministrative si è arrivati con un partito spaccato. La posizione critica di buona parte del Pdl nei confronti del coordinamento regionale di Michele Scandroglio è tornata a galla, e come alle politiche, le spaccature hanno portato a «vendette» reciproche e alle sconfitte. Gli stessi che tre mesi fa accusavano una parte di tradimento, di non aver sostenuto le liste del Pdl, hanno fatto a loro volta lo stesso. Le eccezioni positive del Savonese e di Porto Venere sono lì a confermare la regola. Ed è per questo che i consiglieri regionali chiederanno un intervento a Roma. Visto che le cariche devono essere assegnate per statuto dai vertici del Pdl, una scelta andrà fatta.

L'unico errore sarebbe perseverare nelle divisioni.

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