Pegli, la Regione non vuol fare la «piastra» e boccia l'ordine del giorno imbarazzante

La Liguria non si può permettere più di un'emergenza all'anno. E così dopo l'alluvione, il tentativo di dare una mano alle popolazioni colpite dal terremoto, è durato appena un mesetto, poi c'è stata la resa. Non certo per colpa dei volontari, che anzi rappresentano una straordinaria forza della nostra regione, ma proprio per una carenza strutturale della Protezione Civile. Che, ad esempio, non riesce neppure a concedere le ferie ai propri funzionari.
È quanto emerso ieri nel corso del consiglio regionale quando il consigliere del Pdl Roberto Bagnasco ha chiesto di fare luce sul ritiro del «contingente» ligure dalle zone terremotate. E a quel punto sono iniziati gli imbarazzi dell'assessore Renata Briano. Che ha provato a dire che è tutto nella norma, tutto come previsto: «In Emilia, subito dopo il sisma, abbiamo inviato la colonna mobile attrezzata, con tende cucine e bagni. Sono state ospitate molte persone - è partita da molto lontano -. È nato un campo multietnico che ha saputo tener conto delle differenti esigenze. L'Emilia si è posta come obiettivo il ritorno alla normalità nel più breve tempo possibile e il Dipartimento di protezione civile, che aveva sede a Bologna, chiuderà il 29 luglio, perché scadranno i 60 giorni di emergenza. Si è quindi fatto il punto sulla presenza delle Regioni. A San Felice hanno operato due campi: il nostro e quello della Provincia autonoma di Trento, quest'ultimo situato in una zona centrale, sulla piazza. San Felice ha quindi valutato la possibilità di mantenere un solo campo, il nostro, situato non in zona centrale e di togliere quello situato sulla piazza».
Tutto bene, se non fosse che, per l'appunto, il campo della Liguria rimane lì solo a livello di strutture. Perché contrariamente a come «era stato valutato», la Regione ha pensato bene di smantellarlo, di svuotarlo del personale. E anche la Briano lo ha dovuto ammettere a denti stretti, usando la scusa dell'alluvione: «Visto che i nostri funzionari sono impegnati anche nelle diverse emergenze che hanno colpito la Liguria, abbiamo deciso in accordo con la Protezione civile e la Provincia autonoma di Trento di lasciare sul posto la struttura e di affidarne la gestione ai volontari del Trentino». Roberto Bagnasco in realtà mette il dito nella piaga: «Vi è una forte disorganizzazione dell'assessorato alla Protezione civile e nonostante il prodigarsi delle persone, nascono gravi disfunzioni - attacca il consigliere -. L'assenza di investimenti e di impegno da parte della Regione in questo settore strategico hanno fatto il resto». Al di là delle dichiarazioni ufficiali, il problema nasce dal fatto che la Protezione civile regionale non è in grado di dare il cambio ai funzionari che stanno gestendo il campo a San Felice sul Panaro e che hanno diritto a fare finalmente qualche giorno di ferie dopo mesi in prima linea fin dall'inverno scorso.
La confusionaria gestione della Protezione civile emerge anche da un altro particolare, inevitabilmente ammesso dallo stesso assessore. Il 28 luglio verranno richiamati indietro funzionari e volontari, eppure ancora ieri nessuno si era preoccupato di comunicarlo ai diretti interessati. Solo qualche voce rimbalzata con il tam tam, ma dalla Regione, ufficialmente, nessuna notizia. Una condizione scandalosa, soprattutto se si considera che proprio i volontari hanno chiesto e ottenuto permessi dal lavoro per andare ad aiutare l'Emilia e hanno già indicato date precise per il rientro.

«Comunicazioni ufficiali verranno date al più presto dai nostri uffici e, se ci sono stati ritardi, ci scusiamo e ringraziamo i volontari che hanno operato nel campo gestito dalla Regione Liguria», sussurra Renata Briano. La figuraccia è servita. La Protezione civile ha bisogno essere rimessa in sesto, visto che le professionalità le avrebbe e purtroppo serve sempre più spesso.

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