«Sarò un sindaco in trincea, come lo è stato Marta Vincenzi». Andiamo bene. «Rain man» ha lasciato lo zainetto a casa. I soliti jeans, la giacca grigio fumo di Londra, i mocassini e la camicia azzurro scuro, ma stavolta si è presentato pure con il colletto chiuso e un bel nodo alla cravatta. Per l'occasione non ha scelto seta o cachemire rosso radical chic in stile St. Moritz, ma un intonato blu acceso da professore. Per la prima volta sulla poltrona, è riuscito a stare meno ritto di altre volte. Spina dorsale rilassata, ha addirittura sorriso e stretto la mano alla sua avversaria che, dopo le spine delle primarie, alla fine gli ha donato erbette aromatiche e sciroppo alle rose coltivate nel suo orticello di vallata.
Alle 12 di ieri, nel salone di rappresentanza di Tursi, la prof. della Valpolcevera Marta Vincenzi, prima sindaco donna di Genova, ha consegnato la fascia tricolore al prof. di via Balbi Marco Doria, che è così diventato ufficialmente il 40esimo primo cittadino della Superba.
Ballerine nere, pantaloni neri, maglione di cotone panna, sorrisi che tirati è dir poco, i documenti, le congratulazioni e il classico «in bocca al lupo» decisamente di rito. Lui ha accettato vergando di mancino dicendo un laconico «grazie». Lei ha firmato di destra senza mai incrociare il suo sguardo e gli occhi a palla, fissi. Lui se ne è rimasto nello «scagno» del sindaco «per conoscere lo staff e gli altri dirigenti». Lei se ne è andata nel nuovo ufficio della sede del Pd in piazza della Vittoria: «Da oggi comincia la mia personale liberazione, ma non lascio la politica. Ho chiesto una scrivania al segretario del partito».
Così come non lo è stato durante la campagna elettorale, lui con i cronisti non è stato un Cicerone. Lei, spesso rindondante negli incontri pubblici e con la stampa, non l'ha voluta smettere con la «tiritera» del personaggio della novella Ipazia: «Il profumo di rose è un profumo di donna. A Tursi non lo sentirete più».
Lui accetta la fascia tricolore dalle mani di colei che per protesta contro il governo, non la indossò più dall'inaugurazione del Salone Nautico: «Quando decise di non mettersela, Marta indicò un problema reale, le gravi difficoltà dei comuni». Lui annuncia di aver chiesto al rettore, Giacomo De Ferrari, un'aspettativa non retribuita per tutta la durata del mandato «per seguire ancora gli studenti del mio corso di laurea». Lei è appena tornata dal viaggetto in Turchia con il marito e spiega che vuole diventare un «punto di riferimento per il Pd che deve cambiare».
Intanto è toto-nomi per la nuova giunta. Valerio Barbini di Sel non fa «nessuna rosa di nomi perché il sindaco è in grado di decidere da solo». Nel Pd c'è trepidazione per chi nella squadra, dovrà condurre per mano «Forrest» nella gestione del potere e degli affari in città.
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