Il Gaslini cura i suoi pazienti e non ha paura di nascondere niente. Consente pure ai bimbi ricoverati di viaggiare gratis su Internet, fornendo loro username, password e utilizzando la rete wi-fi, già esistente per camici bianchi e infermieri. Una scelta di libertà a costo zero.
La sanità bulgara gestita dal centrosinistra, invece, non offre questa possibilità. Negli ospedali liguri è «vietato» informarsi, studiare, lavorare, leggere le email e comunicare in tempo reale. Figuriamoci far vedere, magari attraverso una webcam, le condizioni di cura in corsia e il caos che spesso viene denunciato dai pazienti. Negli ospedali della nostra regione - spiega il medico e capogruppo Pdl Matteo Rosso - sono già operative connessioni internet e senza fili, a disposizione del personale medico ed amministrativo. A differenza di quello che avviene al Gaslini o in altre singole realtà territoriali in Lombardia, Piemonte e Trentino, i pazienti liguri però non vi possono accedere. I malati non devono rimanere isolati, neanche in un letto di ospedale e la diffusione di internet gratis è un aspetto importante che può aiutare psicologicamente. Perciò ho presentato una proposta di legge in tal senso, che tra le altre cose non inciderà sui costi delle aziende sanitarie locali. In altre parole, se le reti wi-fi esistono, basterà fornire singoli username e password dedicate. Nè l'Asl, né i pazienti dovranno sborsare mezzo euro. Se in Liguria ci fosse la volontà e l'onestà intellettuale del centrosinistra, l'utile provvedimento si sarebbe già potuto attuare da tempo anche con una semplice delibera di giunta». La «democratica» iniziativa di Rosso è talmente a favore dei cittadini, lineare e a costo zero, che lo scorso 7 marzo è stata presentata in Parlamento dal deputato del Pdl Roberto Cassinelli. «La legge proposta in Liguria può diventare legge dell'Italia - aggiunge Cassinelli - perché la presenza di internet wireless gratuito negli ospedali e nelle case di cura è un tassello per la libertà e lenirebbe la frustrazione di tanti malati, che dovendo rimanere ricoverati spesso si sentono esclusi ed abbandonati. Invece, grazie alle nuove tecnologie, quelli non gravi potrebbero continuare a studiare, lavorare o tenersi in contatto con la famiglia o gli amici in tempo reale».
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