Caro Massimiliano, Quando..... il servizio pubblico in città era svolto dai filobus verdi, allora dell'Uite (Unione Italiana Tramvie Elettriche). Noi ragazzotti si andava alla Upim di piazza Soziglia per attaccare discorso con le commesse più graziose, e per convincerle a guardarci con occhio di riguardo dicevamo loro che la sigla della catena per cui lavoravano era l'acronimo di Unico Posto Incontrare Matrimonio. Noi che per lavoro avevamo a che fare con il mondo della Darsena - e per ciò eravamo chiamati Darsenotti: produttori, importatori, grossi commercianti di pesci conservati, spedizionieri - ci ritrovavamo per il pranzo di mezzogiorno, quando eravamo scapoli estivi (le famiglie erano in villeggiatura a Busalla, Savignone, Borgo Fornari, Casella, Crocefieschi ecc.) dai due storici ristoranti «dell'Olivo» (in Raibetta), e «del Mario», (in Conservatori del mare), dove si mangiava il miglior «stocche accumudou» reperibile sulla piazza.
E, infine, volendo stupire l'ospite foresto con un piatto fuori dall'ordinario, lo si portava dal «Toro» a Sampierdarena, il cui proprietario ammanniva una «sbira» assolutamente eccezionale, e se era in vena di scherzare prendeva con una mano sola un tavolo per un gamba, lo sollevava sulla testa e lo portava dall'altra parte della stanza. Bei tempi!Quando viaggiavamo su quei filobus verdi
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