«Quelli come me che vincevano alle grette»

Ciao Massimiliano. Partendo dalle grette, per me ciapetti, e seguendo il tuo incoraggiamento a raccontare il nostro vissuto ed i nostri ricordi di cose perdute, non riesco a trattenermi e provo a lasciarmi prendere dal languido sentimento di abbandono alla dolce tenerezza degli anni passati e delle piccole bellezze quasi dimenticate.
Intanto ti specifico che col mitico cugino Fabrizio erano tante le variazioni di giochi inventati coi ciapetti, che diventavano non solo tipicamente ciclisti, ma anche calciatori, con un bottone come pallone in un subbuteo denoantri ante litteram.
Coi ciclisti però il gioco diventava leggenda. Dalla già allora immancabile Gazzetta dello Sport si prendevano i nomi di tutti i professionisti esistenti sulla terra ed il cugino preciso (io sono sempre stato negato per il disegno e per la calligrafia) disegnava con perizia le maglie e scriveva i nomi. Poi le gare, in cui i distacchi in secondi erano misurati con l'equivalenza un dito = un secondo.
Il ricordo più buffo è che palesemente baravamo con noi stessi. Infatti il gioco, nella nostra versione, non era tra me e Fabrizio, ma era fatto per far vincere il migliore, cioè il nostro mito Felice Gimondi.
E ciò accadeva molto più frequentemente che nella realtà sportiva. In pratica era il nostro modo da piccoli tifosi per concedere una rivincita a Gimondi contro l'imbattibile Eddy Merckx.
Ma sfruttando la tua sfida a far funzionare il neurone per rimembrare, mi sono ritornate a galla cose totalmente diverse, in particolare due leccornie quasi dimenticate e che mi rammentano la mia cara nonna Nita, che mi sono gustato fortunatamente a lungo, essendo mancata alla bella età di 101 anni.
Quando andavo a trovarla c'erano due esperienze sensoriali che sono ritornate oggi improvvisamente a... farsi sentire: l'uovo sbattuto con lo zucchero e l'acqua con lo sciroppo di rose. In entrambi i casi, quando mi sono tornati in mente, ne ho sentito il gusto in bocca e forse sono anche ingrassato di due etti.
Poi, guardando voracemente le Olimpiadi su Sky, con i 12 canali in contemporanea, mi è venuto un flash: «va ora in onda il secondo tempo della partita Milan-Juventus». Cioè la domenica si vedeva, rigorosamente in bianco e nero, un tempo registrato di una sola partita di serie A. Il confronto con Sky Olimpico e col calcio quotidiano per 350 giorni l'anno è clamoroso.
Ancora un salto all'indietro, questa volta neppure troppo lungo. L'aria condizionata. Oggi io vivo saltando dalla casa all'auto all'ufficio al ristorante, e solo per brevi tratti di camminata in centro soffro fino allo svenimento e rischio di annegare nel sudore. Ma fino a pochi anni fa (io direi fino al 1987 per quanto mi riguarda) viaggiavo bello sereno in auto non condizionata.
All'epoca vivevo a Milano e ricordo estati mostruose e l'incredibile utilizzo di un miniventilatore fantozziano a pila per evitare il soffocamento quando l'incidente in tangenziale e la conseguente coda cercavano di ucciderti.


Finisco qui, anche se credo che potrei scrivere per ore.
Mi divertirò certamente molto a leggere quello che scriveranno gli altri lettori.
Grazie Lussana, hai creato un altro bel collante per il popolo del Giornale genovese!

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