Cronache

Rovinata dall'alluvione, le resta la Caritas

«Se servirà andrò anche a Roma per incontrare il presidente». E il suo presidente resta Silvio Berlusconi. Spera nell'uomo, nel politico che possa darle credito e risolvere, almeno in parte i suoi problemi. Perché, a Genova, le risposte che lei ha cercato dopo l'alluvione del 4 novembre del 2011 non sono arrivate. Non una minaccia dunque, ma una promessa quella di Margherita, per tutti Nadia, che ha visto nell'arco di poche ore distrutta l'attività di 35 anni. Attività dedicata all'installazione di luminarie completamente ridotte in frantumi nella ditta in via Pino Sottano. E insieme, se ne sono andati anche i sogni di una vita, quantomeno decorosa. «Diciamo che per vicende personali ho dovuto ricominciare tutto. Ho iniziato a sottoscrivere contratti per l'installazione di insegne luminose e luminarie per sagre e festività - spiega Nadia - poi all'improvviso la tragica alluvione che ha ridotto in macerie 170 metri quadrati carrabili di locale. Ho iniziato a bussare a tutte le porte dei palazzi delle amministrazioni locali, ma non ho ottenuto nulla. Periti, tecnici, sono venuti hanno constatato il danno, fatto perizie e poi niente più». Nel frattempo la signora è stata sfrattata e vive alla giornata. «Un dolore che si aggiunge a tanti altri - commenta -. Non mi resta più niente. È saltato tutto. Mi sono rivolta in Municipio, in Comune e in Regione. Ho scritto alla Protezione Civile e alla Camera di Commercio. Porto con me plichi di documentazione ma le risposte non arrivano. Basterebbe poco, per ricominciare. Avrei individuato un nuovo locale. Potrei recuperare anche solo una parte del materiale per ripartire. Ma mancano i soldi».
Nel frattempo, l'aiuto è arrivato soltanto dalla Caritas. «Sì è vero - aggiunge con riconoscenza -. Chi si è fatto carico di questa situazione è stata soltanto la Caritas. Ho bussato alla loro porta, mi hanno ascoltata e aiutata. Non solo a parole ma con atti concreti. Lo hanno fatto con discrezione, senza umiliarmi, rispettando la mia persona e la mia professione. Mi hanno dato un assegno di 5mila euro per il ripristino di una parte del materiale del locale alluvionato. Questo nell'agosto del 2012. Prima ancora 2mila euro di buoni spendibili alla Coop. Mi hanno pagato le bollette per un periodo di tempo. Poi, purtroppo sono diventata morosa. Mi hanno staccato la luce e sfrattata. Ora sempre con l'aiuto della Caritas vivo in una stanza che però dovrò lasciare a breve. La mia condizione è davvero disperata, vivo nell'angoscia del domani, pur riconoscendo, che basterebbe un aiuto da parte delle istituzioni per ripartire.

Aiuto che non smetterò mai di chiedere, anche pubblicamente».

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