La fine della storia è stata, come al solito, burocratica e formale, con il presidente di turno della Camera, Antonio Leone del Pdl, che ha scandito: «Comunico il risultato della votazione sull'accettazione delle dimissioni dell'onorevole Melandri: presenti 390, votanti 388, astenuti 2, maggioranza 195, voti favorevoli 230, voti contrari 158. La Camera approva». Seguita poco dopo dalla proclamazione di un deputato subentrante, di cui vi risparmio tutti i codicilli e i riferimenti normativi, lunghi quattordici righe di resoconto stenografico. Morale della favola: «Proclamo deputato per la decima circoscrizione Liguria, Giovanni Lorenzo Forcieri. Al collega Forcieri buon lavoro». E poi, ventitre minuti dopo: «Comunico che il deputato Giovanni Lorenzo Forcieri, proclamato in data odierna, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Partito Democratico».
Così, quasi cinque anni dopo, si è conclusa una storia che non avrebbe dovuto nemmeno cominciare. E cioè l'usurpazione di posti liguri da parte di paracadutati del Pd che - nonostante e non per colpa dell'allora segretario regionale Mario Tullo, persona comunque seria e umanamente gradevole - ha portato all'elezione nella nostra regione di gente mai più rivista come Francesco Saverio Garofani e la stessa Melandri o, addirittura, di un personaggio come Luigi Lusi, diventato poi il primo senatore finito in carcere nella storia della Repubblica italiana, che non è un gran record. E, se si fosse dimesso, avrebbe lasciato spazio a un altro paracadutato come Stefano Fassina.
Durante il dibattito sulle dimissioni della Melandri, a cui sono intervenuti solo lei stessa e il capogruppo del Pd Dario Franceschini - per dire che non era proprio il tema più sentito della storia del Parlamento - due sono stati i momenti degni di nota. Le ironie di alcuni deputati, (...)
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