Se la rotta del Nautico puntasse verso Cannes

(...) Genova può significare Fiera, ma anche, tanto per essere chiari, Porto Antico. E molto chiaro, in questo senso, è stato ieri Anton Francesco Albertoni, numero uno dell'«Unione cantieri industrie nautiche e affini», che ha spiegato la strategia prossima ventura (ma neanche troppo ventura) di quanti fanno parte dell'associazione. Che è un panorama composito: dai costruttori di barche e yacht a quelli di vela e motori, dai piccoli artigiani alle strutture di grandi dimensioni, da chi ha bisogno di larghi spazi, soprattutto in mare, a chi, magari di fronte a un costo eccessivo dello stand, può trasferirsi a Viareggio, a Cannes, o perché no? anche a Milano, senza perdere colpi, anzi.
E allora chi ce lo fa fare di restare ancorati alle aree di piazzale Kennedy - pare essere questo, in sostanza, il dubbio delle aziende - se costa cara, manca di determinati servizi, è assolutamente carente in altri (vedi biglietterie e Palasport), e non ha sufficienti «marine» per accogliere la qualità più che la quantità di imbarcazioni? Ecco le questioni sollevate da Albertoni. Che con molta - direi: la solita, brutale, indispensabile - franchezza, ha messo sul tavolo ad uno ad uno lo stato delle cose, le prospettive, gli obiettivi e i modi e i mezzi per raggiungerli. Partendo da una semplice constatazione: «Il Salone di quest'anno, viste le premesse - spiega il presidente dell'Ucina - non sta andando male. La percentuale di calo di visitatori è nettamente superiore al calo degli affari. Insomma, abbiamo resistito». Ma sarebbe assurdo pensare che si può andare avanti così: «Anche nel comparto nautico è cambiato il mondo» ricorda Albertoni. E aggiunge: «Il futuro non è questo. Perciò avanziamo le nostre proposte alla Fiera, e quindi alle istituzioni locali che ne compongono l'azionariato. Siamo sempre disposti a restare tutti a Genova, ma chiediamo di verificare le condizioni minime per restarci: costi degli spazi espositivi dimezzati, più acqua e meno terra, servizi migliori, possibilità di trasferire parte delle imbarcazioni al Porto Antico, date e durata diverse. Tempo limite: 45 giorni - precisa Albertoni - in quanto all'indomani della chiusura del Salone 2012 comincia immediatamente il Salone 2013. Oltre non possiamo andare».
La palla, cioè la patata bollente, passa ora alle istituzioni, Regione, Comune e Provincia (quantunque in smobilitazione), Camera di commercio e Autorità portuale, che, direttamente o per interposta struttura (Filse), detengono le quote di Fiera Spa e Porto Antico Spa. Sono loro gli interlocutori di Albertoni e di tutte quelle aziende che stanno affrontando una crisi economica pesantissima, eppure, anche quest'anno, in 900 si sono impegnate a investire. «Certo, però, a queste aziende - rilancia il presidente Albertoni - non si può chiedere di continuare a partecipare a questa rassegna espositiva alle stesse condizioni degli ultimi anni. Non è solo questione di sconti, per quanto fondamentali, ma di qualità delle proposte, anche se questo dovesse comportare un sacrificio in termini di spazi occupati». È qui che spunta l'idea-Porto Antico, senza dubbio meglio praticabile dell'ipotesi Marina di Sestri Ponente. «Noi non vogliamo imporre nulla - dichiara il numero uno dell'Ucina -. D'altronde, l'alternativa, il cosiddetto Piano B, per noi è spacchettare i settori, la vela in un posto, le grandi imbarcazioni in un altro, la componentistica in un altro ancora, sulla base delle esigenze specifiche delle imprese». Forse a Cannes, che farebbe ponti d'oro, ed è - parola di Albertoni - una «bomboniera», a Viareggio, o in qualsiasi altra location si dimostri accogliente e adeguata. Sarebbe la fine della Fiera, che non può fare a meno del Nautico, con forti contraccolpi in città (almeno 100 milioni di indotto che verrebbero a mancare). C'è forse qualcuno che vuole così?
Resta, infine, un altro «ma»: il contratto in essere tra Ucina e Fiera scade a fine 2013. Cioè, comprende il Salone del prossimo anno.

Come si possa tirare la cima fra aziende e Fiera senza il rischio di innescare le solite «liti» all'ombra della Lanterna è un dubbio che assale e non lascia affatto tranquilli. Ecco perché la navigazione da piazzale Kennedy ai Magazzini del Cotone si annuncia con mare molto mosso.

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