SEGUE DA PAG. 41

(...) Chi tende a scatenare la violenza se la riceve in anticipo o sincronicamente rispetto a quando si muove, quella reazione (che subisce) se l'è cercata e peggio per lui. Nel nostro paese si viene sempre più prendendo consapevolezza che sussiste una ridicola simpatia a favore dell'aggressore e assai meno comprensione per l'aggredito. Sono troppi gli episodi di cronaca che hanno segnalato questo malcostume: l'aggressore quando riceve il fatto suo diventa una vittima e l'aggredito rischia di passare non come un galantuomo che si difende (anche se può esagerare) ma come un assatanato. Occorre allora offrire contributi (in pensieri, parole ed opere) affinché questa mentalità cambi. Non solo essa è deteriore ma altresì fondamentalmente ingiusta. Non dimentichiamo che la delinquenza spicciola è tanto aggressiva quanto piagnucolosa quando trova legittima resistenza e non può manifestare la pericolosità e raggiungere le finalità che si era proposta. Non c'è quasi più la malavita d'un tempo che aveva dignità e sapeva che se perdeva avrebbe ricevuto il trattamento che meritava. Abbiamo ormai dei ribelli e dei finti rivoluzionari che, qualora vengano beccati, con le mani nella marmellata si mettono a piangere e asseriscono che la marmellata è stata messa lì dalle forze dell'ordine e che le medesime hanno provveduto a mettere le mani del colpevole (in flagranza di reato) nel barattolo.


Mi auguro che chi ha tentato l'aggressione al ministro La Russa non si sia lasciato andare a simili atteggiamenti e, mantenendo la sua dignità, abbia demandato le querimonie e le richieste di dimissioni ai protagonisti di circostanza della carta stampata e dell'azione politica.

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