(...) non tutti gli eletti del Pdl leggono il Giornale. E non avrebbero potuto trovare la notizia da nessunaltra parte o quasi, visto che, ad occhio e croce, linformazione giovedì ha dedicato i seguenti spazi al caso dellaborto «urgente»: un articolo a pagina 11 di Avvenire e due pezzetti sulle cronache savonesi di Secolo XIX e Stampa.
Eppure, io credo che sia uno scandalo. Ho aspettato qualche giorno a denunciarlo, sperando in una qualche resipiscenza dellinformazione, ma niente. In una città e in una regione che fabbricano quotidianamente scandali falsi, la violazione di una legge dello Stato è uno scandalo vero. Soprattutto, se è la violazione della legge 194-1978 che è nota come legge sullaborto, ma che fin dal titolo, dice tutta unaltra cosa: «Norme per la tutela sociale della maternità e sullinterruzione volontaria della gravidanza».
Sul resto, lascio parlare proprio la legge. Senza strumentalizzazioni, senza dotti commenti, senza interpretazioni. Solo la legge, o almeno i punti della legge che riguardano direttamente il caso denunciato da Federvita ad Albenga.
Articolo 1: «Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. Linterruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite. Lo Stato, le Regioni e gli enti locali, nellambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonchè altre iniziative necessarie per evitare che laborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite».
Articolo 2: «I consultori familiari assistono la donna in stato di gravidanza: d) contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna allinterruzione della gravidanza».
Articolo 5: «Il consultorio e la struttura socio-sanitaria, oltre a dover garantire i necessari accertamenti medici, hanno il compito in ogni caso, e specialmente quando la richiesta di interruzione della gravidanza sia motivata dallincidenza delle condizioni economiche, o sociali, o familiari, di esaminare con la donna (...) le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero allinterruzione della gravidanza (...)».
E ancora: «Quando il medico del consultorio o della struttura socio-sanitaria, o il medico di fiducia, riscontra lesistenza di condizioni tali da rendere urgente lintervento, rilascia immediatamente alla donna un certificato attestante lurgenza.
Altrimenti: «Se non viene riscontrato il caso di urgenza, il medico invita la donna a soprassedere per sette giorni».
La signora di Albenga che ha avuto il certificato «urgente» non era incinta.