Il Senatùr cerca a Genova le «deroghe» per tornare a vincere col centrodestra

Il Senatùr cerca a Genova le «deroghe» per tornare a vincere col centrodestra

S'inizia con «Bossi, Bossi, Bossi» sulle note del «Va’ Pensiero» e un florilegio di bandiere della Lega Nord. Si conclude con tanta voglia di «Secessione, Secessione, Secessione» e applausi a non finire per Edoardo Rixi. In mezzo la proposta nuova: cercare le «condizioni per una deroga» alla rottura tra Pdl e Carroccio. E proprio a Genova un patto al secondo turno potrebbe non essere fantapolitica.
È il tardo pomeriggio di ieri. È il blitz del Senatùr che, accompagnato dall'ex ministro Roberto Calderoli e da Francesco Belsito, è il primo leader nazionale di partito a venire a Genova per presentare il candidato che buon ultimo si è presentato per la corsa a Tursi. Il salone del Marina Hotel all'Expo è strapieno. Fuori qualche agente della Digos. Dentro moltissimi giovani. Tante donne. Poche cravatte. Tutti con la «pochette» verde Padania. Operai, impiegati, casalinghe, studenti, professionisti e lavoratori. Facce pulite, come quelle che l'altro giorno hanno sfilato contro le mafie e «quelle regioni che danno i nostri soldi alle mafie e ai mafiosi».
L'Umberto quasi non vuole staccarsi più dall'Edoardo «Giovane e coraggioso. Con Rixi ce la possiamo fare. Andate porta a porta. Il nostro è il voto popolare. Non ci mischiamo, come ha fatto Berlusconi, con quelli dei poteri forti. Rixi mi piace perché non parla e basta, ma s'impegna mettendoci il cuore. È intelligente, capace e potrà essere un bravissimo sindaco. Gli altri non pensano alla gente, ma pensano a spartirsi i soldi e a fare la moschea». Applausi e ripartono i cori che quasi viene giù tutto. Il blitz diventa un comizione alla vecchia e gloriosa maniera. S'allunga per oltre un'ora.
«I soldi sono del Nord e ce li mangiano pure a Roma - continua il Senatùr, ritornato in gran forma - voi genovesi dovete partecipare, sennò vi mangiano vivi. La Padania è larga e arriva a Genova. Mio padre me lo diceva sempre, non andare altrove quando vai al mare, vai in Liguria. L'altro giorno a Monaco ho firmato un protocollo d'intesa tra sanità lombarda e bavarese. La Liguria deve stare con le regioni d'Europa e non con la "magna magna" Grecia. Lo sviluppo portuale deve favorire i genovesi e quei soldi devono rimanere qui per aiutare lo sviluppo dei genovesi. Genova non è facile da conquistare, ma niente è facile. Con Rixi e con voi ce la faremo».
La spilla con Alberto da Giussano che gli tocca più il cuore, che l'asola del monopetto blu, la parola passa al giovane candidato sindaco genovese.
«No alla moschea. Finché ci saremo, impediremo che si spendano soldi e si facciano concessioni a danno dei genovesi - spiega Rixi - la pratica in comune è stata stoppata dal nostro capogruppo Alessio Piana, che sta facendo un ottimo lavoro. A breve partirà quell'iniziativa popolare, appoggiata personalmente da Bossi, per riuscire a far rimanere qui i guadagni del porto di Genova, senza che vadano persi nei corridoi dei palazzi della Roma ladrona.

Siamo l'unica figura nuova nel panorama delle candidature per Tursi. Andremo al ballottaggio. Non ho paura di chi dice di essere un precario, anche se la sua famiglia (mal)governa Genova dal 1500 con i risultati che tutti vediamo».

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