Sostituirsi per un pomeriggio alla Protezione civile per capire l'effetto che fa. Per comprendere soprattutto quanto i genovesi sanno dei rischi che corrono quando viene diramato l'allerta meteo per giunta in zone già pesantemente colpite dalle alluvioni. Occhi puntati ancora sulla zona di Quezzi, una collina che da un anno a questa parte fa paura. Ma ne fa abbastanza da spingere gli abitanti a seguire le disposizioni diramate da Comune di Genova e Protezione civile? Perché c'è un'ordinanza del sindaco che ha ancora la firma di Marta Vincenzi e che parla chiaro: in caso di allerta meteo di livello 2 nelle aree definiti «esondabili» c'è obbligo di lasciare le proprie abitazioni se si vive al piano terra o nei sottoscala dei palazzi.
«Signora buongiorno. C'è allerta 2. Lo sa che dovrebbe lasciare la sua abitazione?». A rispondere è una faccia incredula ed una voce balbettante: «Ma, ma... io non ne so niente. Il mio amministratore mica me l'ha detto. E dove vado con questa pioggia?». Il Comune dei luoghi per accogliere le persone da evacuare l'ha preparati: a Mura dello Zerbino e alla pubblica assistenza Giovani Amici Uniti in Valbisagno dove sono stati predisposti letti per dormire e pasti caldi da servire, così come alla palestra di via Pallavicini a Rivarolo. Continuando a suonare tra gli stabili di via Fereggiano nessuno ricorda l'ordinanza del sindaco nata proprio dopo i fattacci dello scorso anno, passate senza lasciare traccia anche le simulazioni fatte durante l'estate. Le risposte delle persone paiono così irreali da far sollevare più di un dubbio al cronista sul contenuto dell'ordinanza stessa. Meglio chiedere informazioni alla polizia municipale: una vettura di servizio è in sosta con due agenti su una delle passerelle sopra il rio.
«Scusi, sono un giornalista. Volevo chiedere quali palazzi della zona devono essere evacuati ai piani bassi». «Io non lo so, deve leggerselo nell'ordinanza», risponde uno dei due agenti. «Scusi ma voi non conoscete l'ordinanza? Non dovete avvisare voi la cittadinanza di quanto devono fare in caso di allerta?». «No guardi noi siamo del reparto ambiente e dobbiamo solo controllare il livello del fiume. Non ne sappiamo niente». Continua il giro tra i palazzi, poca la gente per strada. Qualcuno cerca un tabacchino aperto per comprare le sigarette, ma anche i distributori automatici sono stati bloccati. Sacchi di sabbia davanti alle serrande di negozi e box, assi di legno e cartelli con scritto «Chiuso per ordinanza del sindaco». Se i commercianti le regole le conoscono gli abitanti quantomeno le ignorano. Al civico 32: «Scusi è informato del fatto che dovrebbe lasciare l'abitazione?». «No, qui in via Fereggiano non dobbiamo lasciare proprio niente. È più su che deve andare: in via Finocchiara». Pioggia battente e livello del rio che lentamente sale ma non abbastanza da far paura. Negozi chiusi e strade deserte anche salendo verso Quezzi ma in via Daneo il frame è lo stesso. In via Finocchiara due case indipendenti si affacciano proprio sul rivo e l'acqua qui fa veramente paura, anche perché la strada è molto stretta e costruita con terreni incolti a monte dal quale scende acqua mista a terra in abbondanza.
Si scende una scaletta che porta proprio a livello del torrente per suonare al campanello ed informare che bisognerebbe lasciare l'appartamento. Dall'altra parte una mamma con quattro bambini piccoli: «Signora non ha paura? Dovrebbe andare via». «Guardi che nessuno mi ha detto niente, mica sono venuti i vigili. Eppoi dove vado?».
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