Cronache

SINDROME CINESE

La denuncia, nata su queste pagine, dello sfruttamento minorile in Cina non poteva sfuggire ad un attentissimo lettore-oppositore-censore come il capogruppo di An in Regione Gianni Plinio. Che ha aperto ufficialmente il secondo fronte sul viaggio di Claudio Burlando in Cina: i diritti umani.
Questo non è il Paese delle meraviglie ed io non sono Alice. Oltretutto non ho nemmeno le treccine. Quindi so benissimo che gli affari sono affari, che è impensabile chiudersi completamente alla Cina (anche, perchè, altrimenti, è la Cina che si apre a noi, senza nemmeno chiedere il permesso) e che è utopistico pensare che Burlando possa risolvere da solo il problema della violazione dei diritti umani in Cina. Ma tutto questo non risolve il problema. Che rimane tutto intero, nella sua drammaticità. Così come rimaneva intero il problema dei diritti umani a Cuba quando Claudio Burlando scelse di mettere sul suo sito elettorale per le regionali 2005 anche la foto nella quale si intratteneva piacevolmente con Fidel Castro. In quell’occasione, il Giornale fece una vera e propria campagna sull’opportunità di quella fotografia, finchè Burlando - cortesemente - ci chiamò e ci spiegò che, comunque lui ci aveva almeno provato a sollevare il problema con Fidel.
Ora, il bis con la Cina. E il problema va oltre Burlando. Va, ad esempio, a quelle forze della maggioranza che si riempiono la bocca di diritti umani, ma poi non ci risulta che abbiano sollevato il problema. La Rosa nel pugno, ad esempio, cosa ne pensa? O i «moderati cattolici» di centrosinistra che affollano le file della maggioranza burlandiana. Cosa ne pensano?
Che i cristiani in Cina non siano trattati nel migliore dei modi, è noto. Ma, a Genova, sembra meno noto. Persino al Cittadino, il settimanale della Curia, che sull’ultimo numero dedica alla trasferta cinese solo un asettico articolo sulla «Liguria che si apre alla Cina», senza spendere una riga per il trattamento riservato dalle autorità di Pechino ai cristiani cinesi, nuovi martiri del secondo millennio.
In attesa di sentire spiegazioni su questo aspetto del viaggio, aggiorniamo i nostri lettori sulla questione Carlo Felice, ormai una telenovela più stucchevole di Ciranda de Pedra. Nemmeno ieri sono arrivate le scuse del sovrintendente Gennaro Di Benedetto, così come non è arrivata la notizia delle sue dimissioni per le sue sconcertanti dichiarazioni («La Cina logora chi non ce l’ha»). In compenso, ci ha chiamato Nucci Novi Ceppellini, consigliere del Cda del teatro in quota alla Fondazione Carige, formalmente scaduto. Nucci, ex assessore regionale azzurra, è una persona cortese e perbene che risponde ai quesiti sollevati, cosa di cui non smetteremo mai di ringraziarla. E ci ha spiegato di non poter dire niente sulle scelte di Di Benedetto, proprio perchè il Cda è scaduto.

Ma ci ha confermato - come altri consiglieri - che quello passato non si è mai occupato dei viaggi dei giornalisti. E quindi chi li ha decisi?

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