le testimonianze

2 LETTURE D'ALTRI TEMPI
Sandokan e Corriere dei piccoli

cari ricordi dell'infanzia
Caro Lussana, il ricordo di certe letture degli Anni Trenta, non può ovviamente esaurire l'argomento letterario. Così, passando alla decade successiva, vedo scorrere davanti agli occhi le copertine illustrate di quel grande benefattore del mondo adolescenziale che fu Emilio Salgàri (è doveroso indicare il corretto accento tonico, perché tutti pronunciavamo erroneamente Sàlgari).
Sono trascorsi settant'anni, ma nemmeno dopo sette volte tanto si potrebbero dimenticare i protagonisti de «I misteri della jungla nera», con i Tughs strangolatori guidati dall'odioso capo Suyodhana. Per nostra fortuna c'era Tremal-naik col fedele maharatto Kammamuri e la tigre Darma ed il cane Punky, che contrastavano gli orribili sacrifici umani richiesti dalla dea Kalì.
La fecondità letteraria del tanto amato romanziere veronese, riuscì perfino a fondere due filoni avventurosi quali quello appena citato, con l'altro assai più ampio e rappresentato, quello cioè dei pirati della Malesia. Mi riferisco in particolare a «Le due Tigri», ove il perfido Suyodhana dovette vedersela niente meno che con Sandokàn (anche qui si notava la scarsa conoscenza della lingua malese da parte di noi ragazzi: tutti pronunciavamo Sàndokan).
Naturalmente sui prahos provenienti da Mompracèm (idem), c'erano pure il portoghese Yanez de Gomera (non nel senso che viaggiasse a sbafo, ma proprio perché originario del Portogallo) e Sambigliong e Ragno di mare. E come dimenticare James Brook, il rajà bianco di Sarawak?
Ma facendo un passo indietro, s'impone il ricordo del «Corriere dei Piccoli» con tutti i suoi eroi: Bibì e Bibò con capitan Cocoricò e la Tordella; Pampurio; l'«arcivernice» di Lambicchi; Arcibaldo e Petronilla; Bonaventura e Barbariccia. E gli album e gli almanacchi. Partendo da Topolino (è doveroso citare tutti i comprimari: Paperino e Pippo, Minnie e Clarabella, Orazio e Gambadilegno) e poi Braccio di Ferro con i suoi spinaci e la sua Olivia. Si arriva infine a «L'uomo mascherato» vestito con un'aderentissima muta di gomma rossa e poi «Mandrake» (col fido Lotar) che contende mesmericamente contro il malefico «Cobra» e poi «La pattuglia dell'avorio» con Cino e Franco. E l'Intrepido e l'Avventuroso... Non si possono citare tutti, ma sarebbe inammissibile chiudere senza un doveroso richiamo a Flash Gordon che sale, assieme a Dale Arden, sul «Razzo celeste del dott. Zarro» (siamo agli albori della fantascienza) per ritrovarsi sul pianeta Mongo, ove conoscerà il diabolico imperatore Ming, il principe Barin e Vultano (re degli uomini falco) che vive in una città sospesa sopra il pianeta e sorretta da misteriosi e luminosi fasci d'energia nucleare. E poi, ancora e ancora...
Dove siete splendidi eroi della nostra infanzia e della prima giovinezza? Dove vi siete nascosti? Perché non tornate a lenire le angosce di chi è passato attraverso le asprezze e le brutture che la vita riserva a ciascuno? Giunti alla stagione dei bilanci, una domanda si pone inevitabile: aveva forse ragione Peter Pan o magari Oblomov? Qual è lo scopo delle nostre risse? Tutti noi conduciamo giorno per giorno un conflitto che, per la sua stessa natura, è impossibile vincere...

2 SAPORI INDIMENTICABILI
Quelle focaccette della nonna

per far festa al sabato sera
I ricordi e le realtà che caratterizzano le sensazioni soggettive, rispetto a come ogni individuo le ha vissute nell'ambito familiare e nel contesto sociale passato di ciascuno di noi, provocano reazioni difficilmente estrinsecabili.
La custodia mentale non è solo un'antologia di fatti ed avvenimenti, ma degli stessi, in ogni soggetto, avviene una intima elaborazione. In ragione di ciò penso che i giochi infantili, il vivere da adolescente e da pre-adulto, per ciò che attiene alla mia persona, non sia molto interessante per gli eventuali amici lettori del Giornale. Trovo peraltro interessante rievocare, usi, abitudini, gusti e particolarità del «vissuto giornaliero» relativamente a: «come eravamo».
Negli anni '50 e '60 i passatempi del «basso ceto» (espressione onorevole e tutt'altro che riduttiva), consistevano in qualche film, ascolto di ottima musica leggera (Kramer, Barzizza, Trovajoli, Ceragioli, Luttazzi ecc. che orchestre!) e visioni in Tv (chi non la possedeva trovava ospitalità da amici o parenti) di programmi, sia culturali che leggeri il cui livello, confrontato con quelli odierni (dai con le «fiction»!) era di gran lunga superiore. Oggi tramite Youtube si riesce a rivedere qualche filmato: Studio Uno, Senza Rete, ecc.
Tra la quantità di argomenti che tv e giornali ci espongono diuturnamente v'è: l'alimentazione. Cibi non ogm, bio, light ecc. Non se ne può più! Diete non diete, calorie... Basta! Ricordo che i ripieni ed i vari polpettoni, oltre alla pasta (pesto, tuccu, ossia ragu) erano i semplici alimenti della famiglia non benestante: ogni tanto un po' di carne impanata ed acciughe fritte. Tutto si diceva: «pe fa ciù reu (resa)». Indimenticabili per me e penso per i miei cugini le focaccette in «crescente» del sabato sera, che mia nonna preparava con semplicità e maestria: farina, acqua, lievito un po' d'olio e sale e mano fatata, poi fritte! Che delizia!
Ricordo altresì, in particolare, due alimenti che come i precedenti ora, se non si preparano in casa, sono diventati «gioielleria» (costano più della carne); mi riferisco alla focaccia col formaggio, alla farinata ed allo stoccafisso. La focaccia e le farinate che si compravano da «Gentile du Balin» a Bogliasco era un capolavoro di artigianato culinario. Ho avuto la possibilità di constatare i metodi di preparazione delle specialità citate: semplice e genuina arte domestica e forno a legna. Parlare dello stoccafisso di «Manué Marsano»! Chi come me ha avuto l'occasione di seguire le procedure di scelta dello stocche secco, il relativo ammollo, tempi adeguati preparazione delle «sciappe» (le due parti divise del pesce) ha un ricordo indelebile di come la serietà professionale del commerciante sia all'origine del prodotto di qualità. Una considerazione finale che non vuole essere offensiva verso i «Maestri in arte culinaria». Il pesto può essere l'oggetto di gare, concorsi, ma il migliore è quello che ognuno prepara da sé. Olio buono, buon basilico, buon formaggio e, per me, tanto aglio. Buone trenette!
Mario Mortola
2 STORIE DI VITA VISSUTA
Quando riempii di palline

il salvadanaio della banca
Mio padre mi aveva regalato un salvadanaio in metallo, consegnatogli «in comodato d'uso» dalla Cassa di Risparmio di Genova, che promuoveva l'iniziativa al fine di invogliare i giovani al risparmio. Si trattava di un contenitore in metallo nero... chiuso nella parte inferiore da una piastra dotata di serratura che poteva essere aperta solamente dall'Istituto bancario all'atto del versamento, su di un libretto di «risparmio», della somma raccolta. Mio padre, ben attento a spendere i soldi (ma un po' distratto in presenza di donne in fase di conquista), amava regalarmi qualche lira, a volte anche cinque lire d'argento (una volta addirittura venti lire d'argento), con l'intesa inderogabile di versarle nel salvadanaio, cosa che io, da bravo figliuolo risparmiatore, facevo. E lui ne era soddisfatto; ogni tanto, si compiaceva di scrollare il salvadanaio e sentire il tintinnio dei denari e il loro peso.
Sennonché, la presa di coscienza di una mia personalità, il fascino della nuova vita in una città come Genova mille volte più vivace e tentatrice di Monopoli, l'aver gettato il proprio «ego» al di fuori dalla famiglia, mi portarono alla perdizione. Infatti comperavo giornalini di avventure: Tom Mix, Mandrake (il superman di questi tempi), Rin tin tin, le figurine della Perugina e anche qualche rivista femminile su cui poter «meditare» sulle signorine che vi apparivano in costume da bagno (intero, per carità!). In quelle riviste, inoltre, venivano propagandate delle calze, indossate da belle gambe, filate con un nuovo, rivoluzionario prodotto, scoperto in America: il «Nylon». Insomma mi persi negli ozi e nei piaceri a tal punto che dovetti ricorrere ad autofinanziamenti visto che mio padre non mi dava nulla al di fuori dei soldi contati per il tram. Decisi quindi di provare a estrarre i soldi dal salvadanaio... inserendo delicatamente un cuneo fra la parete resistente, ma abbastanza elastica, della scatola e la piastra veniva via e, con lei, tutti i denari. Con lo stesso procedimento la piastra ritornava a posto senza segni di effrazione. Pur ormai sulla via della perdizione, un certo senso di misura mi indusse a sottrarre uno o due monete per volta, secondo necessità, sostituendole con delle palline di marmo che trovavo vicino casa... ma venne il giorno in cui mio padre decise di aprirmi il libretto con i risparmi accumulati nel diabolico oggetto. Orgoglioso dei suoi risultati educativi, andò in Banca per l'operazione che il cassiere, dignitoso, ieratico, con sussiego, e solennità, iniziò inserendo nella serratura del prezioso contenitore l'apposita chiave conservata dalla Banca.

Non so, fra i due, chi fu il più sorpreso quando, appena, sganciato dunque il fondo del salvadanio, entrambi assistettero sbalorditi a un rumoroso, scomposto e lungo saltellare di palline bianche sull'austero marmo scuro del bancone del cassiere. Per dignità non sto a riferire quello che accadde quando tornando a casa c'incontrammo, né oso riferire gli epiteti di cui fui gratificato da papà.
Ma non c'era il Telefono Azzurro.
Giuseppe Oriente Blasi

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