di Piero Sessarego
S'ode a destra uno squillo di tromba, da sinistra rispondon due squilli. Pim! Pam-Pum! Comincia lo Spezia dell'intemerato comandante Volpi affogando in articulo mortis il raccattato Vicenza. Prosegue la Sampdoria del Cid campeador Edoardo Garrone passeggiando sui resti del povero Diavolo. Rifinisce il concetto il Grifone del caleidoscopico Preziosi rifilando due pappine ai pastori sardi di Cellino. Non sto scrivendo di Champions League, ma insomma nel nostro piccolo la Liguria del calcio c'è e si dimostra degna di frequentare i quartieri alti.
Volpi, portata e mantenuta a lungo la Pro Recco nell'Empireo della pallanuoto, alla fine si è stufato, ormai gli sembrava di succhiare un chiodo, è sceso a terra lasciando l'(ex) amata a bagnomaria come il peggiore dei marinai. Il Comandante s'è messo in testa di costruire uno stadio da serie A e portare lo Spezia in A. Per il malcelato anelito revanchista che nutre La Spezia nei confronti della Superba dai tempi spietati dei Fieschi e dei D'Oria (absit iniuria verbis), è come se fosse arrivato il Messia.
Edoardo Garrone, abilmente lavata nel giro di pochi mesi l'onta malvagia patita il 15 maggio di due anni fa, si è rimesso in scia della Sampdoria dei tempi felici di papà Duccio con i Pazzini e i Cassano (a proposito, chi è il fesso: Galliani che perde Ibra e Thiago Silva senza sostituirli o Fantantonio che perso Ibra si butta nelle braccia del Principe per riformare la coppia dei 30 e passa gol?). Insomma, pazienza per la Coppa Italia smarrita nella sabbia di Castellammare di Stabia. Pazienza perché l'amichevole con in Barca-Due nella maestosità del Camp Nou e l'apertura di campionato nella cattedrale di San Siro hanno fatto inequivocabilmente capire che Ciro Ferrara - prototipo del napoletano vispo di cervello e gran signore - sta mettendo in campo una squadra tosta, ad un tempo compatta e di ampio respiro. Un portiere (Romero), un capitano (Gastaldello) e un tuttofare (Obiang) extra strong come punti focali e finalmente una Sampdoria forte nei 4 di mezzo e sicura nei 4 di dietro, che procede per triangoli ripetuti palla a terra, rare le concessioni alla viva il parroco negli inevitabili momenti d'affanno. Ben vengano Poulsen e Maresca (che peccato però perdere Tissone che di Maresca ha 6 anni in meno!) perché il cammino è lungo e arduo, ma con Maxi Lopez e Pozzi (o Paulinho) al 100%, se appena Eder si rimette in sesto e Estiga(eccetera) fa un po' più polpa andrebbe già bene così. La gente di sangue blucerchiato lo ha capito ed è corsa ad abbonarsi e ancora non ha finito. Così, con quieto entusiasmo, una volta di più lo zoccolo duro dei 20 mila tangibilmente ringrazia la potente famiglia Garrone che conserva l'idea dello stadio privato.
Enrico Preziosi è fatto così. Detto senza offesa, quando parla credetegli al 50%. Sono stufo, voglio lasciare. Ed eccolo a Forte dei Marmi, allegramente ai fornelli per servir cena al «nemico» Garrone junior, amici a tavola per preparare nei modi giusti la fierissima ordalia sul prato. Non vengo più. Ed eccolo in tribuna d'onore al Ferraris per l'ouverture. Vendo chiunque. Ma intanto il panzer Kucka è lì, l'estroverso Merkel è lì, l'indemoniato Jankovic è lì, il più Mobile e rapace dei centravanti è lì, si chiama Immobile per farsi burla di tutti, come il patròn. Questo è uno da 20 gol. Potrebbe giocare in coppia con Gilardino, con Jorquera rifinitore centrale, in un ambizioso «3-4-1-2» con Kucka e Merkel al centro e Mesto e Jankovic sulle fasce. Potrebbe giocare da solo al centro con due tosti al largo. In ogni caso «lui» è imprescindibile in campo.
Poi c'è la solita solfa di chi dice da sempre «noi siamo il Genoa e i presidenti non contano un cazzo». Io vorrei che Preziosi, per essere quasi perfetto, accettasse l'idea di ridurre d'ora in poi i movimenti al 50%, ma resto fedele a quel sant'uomo di Bagnoli che aveva capito tutto.
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