Varata la riforma dei porti E Genova si costruisce la diga


«Domani (oggi per chi legge, ndr) la commissione licenzierà il testo della nuova riforma dei porti, frutto di un accordo fra Pdl, Pd, Lega Nord, Udc e Idv, che verrà presentata in Senato prima della pausa estiva. Finalmente la riforma dei porti, approda». Con queste parole Luigi Grillo, senatore del Pdl e presidente della commissione lavori pubblici e comunicazioni, ha annunciato il via libera alla tanto attesa riforma della portualità, spiegata ieri nel dettaglio nell'incontro organizzato dal Pdl all'hotel Bristol. «Nell'ottica di queste nuove disposizioni e seguendo le linee dell'autonomia finanziaria dei porti - ha continuato Grillo - sarà importante anche puntare su tecniche come il project financing (realizzazione di opere pubbliche senza oneri finanziari per la pubblica amministrazione, con apertura anche a privati) per la realizzazione, per esempio, della nuova diga genovese. In Italia sono stati banditi più di 2300 progetti con questa tecnica per un ammontare complessivo che supera l'importo di 10 miliardi di euro». Anche il presidente dell'autorità portuale, Luigi Merlo, ha mostrato per la prima volta il «rendering» della nuova diga del porto Genova, il progetto rivoluzionario che, quando sarà ultimato, consentirà di accogliere anche le navi container di ultima generazione, capaci di carichi da 22mila teus.
Una riforma arrivata al termine di molte battaglie, Grillo sempre in prima linea lo sa bene, che apre scenari importanti non solo per il miglior funzionamento dei porti italiani, ma anche per le infrastrutture stesse. Non è un caso, infatti, che al convegno abbiano partecipato anche esponenti di autorità interessate agli ultimi risvolti di una riforma che andrebbe finalmente ad aggiornare la vecchia legge 84/94.
Rino Canavese e Luigi Merlo, il primo presidente dell'Autorità portuale di Savona, il secondo di Genova, si sono espressi positivamente sulla riforma, definendo «assolutamente ottimo l'impegno della commissione», ma paventando lo scenario di «un cortocircuito letale a causa dei tagli della spending review». In particolare Merlo: «Noi abbiamo già ridotto del 20% il nostro organico, un'ulteriore riduzione significherebbe rendere impossibile la gestione di un'autorità portuale».
Restano alcuni nodi da scogliere e preoccupazioni su possibili decisioni del governo, ma il fulcro delle nuove disposizioni, attese da almeno dieci anni, è ampiamente definito.
«È almeno dal 2002, dalla normativa italiana sulla tecnica del project finance, che si attendeva questa riforma - ha spiegato Grillo - testo che ha avuto vita difficile a causa di sciagurate decisioni come quella di Di Pietro, nel 2007, di cancellare il diritto di prelazione dal codice degli appalti e per le resistenze di Tremonti nell'ultima legislatura. Restano alcuni punti da definire, ma il più è stato fatto e speriamo che il testo sia approvato in tempi brevi. Si sta remando nella stessa direzione di quanto già deciso nel decreto sviluppo dello scorso maggio in cui sono state accolte richieste portate avanti in questi anni».
Fondamentale, infatti, i passi avanti compiuti sul progetto di autonomia finanziaria dei porti.
«È stato recepito il mio emendamento che stabilisce di restituire ai porti l'1% dell'Iva incassata, è stato aggiunto un tetto massimo di 70 milioni - ha ricordato il senatore - in futuro l'idea, però, è quella di togliere questo tetto e aumentare al 2-3% la percentuale di Iva.

Il Piano regolatore portuale di Genova potrebbe essere già approvato nel 2013, nella riforma infatti si prevede al massimo un anno per dare una risposta, si introduce il silenzio assenso. È impensabile che per il via libera debbano trascorrere sei anni, come già successo in passato».

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