Cronache

Il vero miracolo dei genitori di Cesare

(...) Una decisione difficile alla quale madre e padre hanno acconsentito dopo alcune perplessità iniziali che sono andate via, via sfumando quando hanno compreso l'opportunità che potevano offrire ad altri innocenti come il loro Cesare.
Il suo cuore ha salvato la vita di Emma, una bimba di Torino di tre anni e mezzo, mentre i reni sono serviti a Tristan - due anni - e Roberto (quest'ultimo nome di fantasia) - tre anni e mezzo - per poter tornare ad avere la speranza di vivere. Tristan e Roberto sono stati operati pochi giorni fa dall'equipe del reparto di Chirurgia del trapianto del rene a San Martino coordinati dalla dottoressa Iris Fontana. Due operazioni molto rischiose che hanno ridato la vita a chi, fino ad oggi, non ha mai conosciuto nulla del mondo costretti sempre, o quasi, al letto freddo di un ospedale.
È la storia di Tristan, nato in Italia da genitori albanesi venuto al mondo al Gaslini e lì rimasto fino a quando, sabato scorso, la madre non ha ricevuto una telefonata che le annunciava che per il suo piccolo era pronto un rene compatibile: «Mi hanno detto che c'era un magnifico rene pronto per Tristan - racconta Xhenta Ago, mamma di Tristan di professione infermiera a Savona -. Ero al lavoro che facevo il giro in corsia e sono rimasta così emozionata che ho rovesciato il carrello dei medicinali correndo da mio marito e siamo subito partiti per Genova». A Xhenta è sembrato un sogno quella telefonata, una miraggio per il proprio piccolo che ad appena tre mesi dalla nascita era stato sottoposto ad un delicato intervento nel quale gli vennero asportati entrambi i reni per una malformazione congenita. Da quel giorno una serie infinita di complicazioni con arresti respiratori, un edema polmonare ed addirittura il rischio che potesse perdere la vista. Tutti disturbi seguiti dal reparto di Nefrologia del Gaslini seguito dal primario Gian Marco Ghiggeri che la famiglia Ago considera come una specie di angelo custode. E mentre Tristan e i suoi familiari cominciano a pensare ad una vita serena fuori dalla camera di un ospedale, il pensiero va soprattutto a chi gli ha permesso di avere questa opportunità: «Non sono mai riuscita a pregare perché un bambino morisse ma chiedevo al Signore, “Se ci fosse un rene in giro fa che possa arrivare al mio bambino”. E così è stato - racconta -. Quando siamo arrivati al San Martino la dottoressa Fontana mi ha detto che la situazione era critica e che durante l'intervento poteva anche rischiare la vita. Ma le ho risposto che lui rischia ogni giorno».
C'è chi come genitore naturale si trova in situazioni critiche e si trova ad affrontarle e chi, invece decide di farlo. Padre e madre per scelta di un bambino malato. Questa è la storia dei genitori che hanno adottato Roberto sapendo dei suoi problemi, con una insufficienza renale cronica. La mamma adottiva lavora nel sociale in una città del centro Italia e cercava una famiglia alla quale affidare il bambino. «Ma ho trovato tante difficoltà per trovare una soluzione e con mio marito abbiamo deciso di prendercene cura noi». Un atto d'amore incredibile che ha regalato a Roberto momenti di serenità per affrontare i tanti problemi di salute culminati, lo scorso 1 gennaio, in un intervento ad un'ansa renale per un problema al catetere che permetteva al piccolo di poter smaltire l'urina: «È stato un calvario fino al 7 marzo quando siamo stati chiamati dalla dottoressa Fontana che ci ha invitati a salire sul primo aereo per andare a Genova - spiega la mamma -. Siamo atterrati a Milano e c'era già un'automedica ad attenderci per raggiungere il San Martino. Eravamo increduli, tutto si è verificato in poche ore». E per Roberto la vita è cambiata davvero in un breve lasso di tempo visto che l'adozione con la nuova famiglia è di soli pochi mesi fa. «Un grazie di cuore va alla famiglia Pantè, è difficile capire l'importanza di un gesto così importante come quello della donazione fino a quando non lo si prova con la propria esperienza - commenta il papà di Roberto -.

Il loro esempio mi rende fiero di essere italiano visto che ci sono persone come loro».

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