Cultura e Spettacoli

La gente ha capito che di reality non c’è nulla

Incominciare con «Io l’avevo detto», non è molto raffinato, e spero che mi si perdoni. Però un po’ di soddisfazioni e qualche rivincita me le sono prese. Non tanto contento del fatto che il Grande fratello stia andando maluccio, quanto perché il genere di trasmissione è di cattivo gusto perché, nella sostanza, è diseducativo per il tipo di suggestioni che comunica ai giovani, e infine perché il reality show era stato considerato da molti critici televisivi come il programma del futuro, quello che avrebbe sostituito i talk (come Porta a porta, Costanzo, Matrix). Insomma, dicevano i sapienti del tubo catodico, finalmente la televisione, con i reality, presenta personaggi veri, in situazioni vere, discorsi non artefatti dai conduttori (come nei talk) ma autentici e senza mediazioni.
Tutte fesserie. C’è voluto qualche annetto perché ci si rendesse conto delle sciocchezze che celebravano il reality show, ma ormai siamo arrivati alla resa dei conti. La gente ha compreso che di reale in quei reality non c’è un bel niente, che si tratta di una stucchevole commediola recitata male, che i personaggi sono modesti e banali (ciò di cui si ha la controprova quando, usciti dalla Casa, circolano, come da contratto, nei programmi di intrattenimento) e che è proprio il conduttore del programma quello che riesce ancora a dare un po’ di vivacità ai reclusi e ai loro discorsi.
Il Grande fratello è l’unico reality rimasto in circolazione per le reti televisive, e questo già la dice lunga se si ricorda la pletora di programmi che in un modo o nell’altro lo hanno imitato negli anni passati. Naturalmente tutti chiusi per fallimento. Resiste L’isola dei famosi, tuttavia anch’essa con sensibile calo di ascolti rispetto alle scorse edizioni. Ma per questo programma bisognerebbe fare un discorso diverso rispetto al tradizionale reality del tipo Grande Fratello.
L’Isola galleggia ancora perché ha avuto l’accortezza di fare uno spettacolo con protagonisti più o meno stracotti che, pateticamente, tornano sul palcoscenico per giocarsi l’ultima occasione di successo. Ecco allora il cinismo, il sadismo, l’assenza del più elementare fairplay, la violenza serpeggiante che costituiscono gli ingredienti essenziali del programma. La tenuta (in calo) degli ascolti dell’Isola ci spiega, d’altra parte, il declino inarrestabile del reality tradizionale. Per continuare ad attirare l’attenzione del telespettatore, il reality dovrebbe poter alzare sempre più, di volta in volta, l’asticella della trasgressione. Cosa si aspetta la gente che guarda quella trasmissione? Qualcosa che accada all’improvviso di non prevedibile ma possibile: soprattutto cose di sesso o violenza. Appunto ciò che, tra tutti i programmi del genere reality, è distribuito nell’Isola dei famosi con la maggiore generosità.
Per fortuna, in Italia c’è ancora un limite all’indecenza, per cui oltre a una certa altezza quell’asticella della trasgressione non viene alzata. Almeno, in questo, siamo più civili dell’Inghilterra e degli Stati Unti dove sembra si faccia a gara per esibire il peggio del peggio. Ma il limite alla trasgressione indebolisce, fine ad esaurirla, l’attenzione per il reality.

Meglio così: almeno, sparendo, lascerà un buon ricordo ai suoi estimatori senza che si debbano troppo vergognare dei loro giudizi.

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