Controcultura

"Gentile sig. Feltrinelli, abbiamo il fiato del KGB sul collo"

Gentile sig. Feltrinelli,Sono qui che non so da che parte iniziare. È successo tutto così all'improvviso. Non riesco ancora a capacitarmi dell'accaduto

"Gentile sig. Feltrinelli, abbiamo il fiato del KGB sul collo"

Pubblichiamo uno stralcio della lettera di Heinz Schewe a Giangiacomo Feltrinelli, 6 giugno 1960. Schewe era corrispondente dall’Unione sovietica per l’editore Axel Springer. Era informatissimo, al punto che fu sospettato di essere un agente doppio. Anche questo documento è in Pasternak e Ivinskaja (Feltrinelli) di Paolo Mancosu.

Gentile sig. Feltrinelli,

Sono qui che non so da che parte iniziare. È successo tutto così all'improvviso. Non riesco ancora a capacitarmi dell'accaduto. Non riesco a credere che non salirà più a grandi passi la collinetta che porta alla nostra dacia, che non degusterà più in nostra compagnia un bicchierino di cognac Martell, che lui chiamava nettare del cielo, che non si rallegrerà più per i nostri regali, mai più... Senza di lui, all'improvviso, è tutto così vuoto. Prima non me ne rendevo conto. E non sospettavo che un giorno lui mi sarebbe tanto mancato.

Ho fatto deporre una bella corona sulla sua tomba. Le esequie sono state molto emozionanti. Tra l'altro dovrò scriverne qualcosa per conto dello Stern. A quel punto le manderò una copia carbone, così potrà farsi un'idea di come è andata. Io ho evitato di scattare foto al funerale. Non avrei comunque potuto. Per tutta la giornata sono stato in preda a una sorta di intorpidimento, e non ho ancora riacquistato del tutto la mobilità.

Ora bisogna che facciamo causa comune, tutti quanti, in uno spirito di amicizia e onestà, per onorare le volontà putative del defunto. Due cose, mi sembra, vanno tenute presenti innanzitutto:

1) Niente scandali che rischierebbero di infangare la sua memoria (processi, cause civili ecc.). Di fronte alle dispute ancora aperte occorrerà trovare un sistema per mettersi d'accordo con le buone, come lui stesso ha sempre auspicato.

2) Niente iniziative che rischierebbero di mettere a repentaglio la libertà, l'incolumità e la sicurezza economica della signora Ol'ga, che il testamento di Boris Leonidovic designa come sola erede universale dei suoi interessi letterari nonché unica persona autorizzata a disporre delle sue sostanze all'estero. Questo lo so per certo e posso testimoniare in merito. Boris Leonidovic ha firmato una delega in quel senso già il 15 aprile 1960, una settimana prima di ammalarsi. Il testo è stato redatto in tre lingue e dovrebbe arrivarle prima di fine mese per il tramite di certi amici di Sergio d'Angello (sic!).

Con la stessa posta le trasmetto una lettera della signora Ol'ga, corredata da una mia traduzione. Quando l'avrà letta le sembrerà tutto più chiaro.

In merito alla pièce, che purtroppo è rimasta per metà incompiuta, devo aggiungere quanto segue: l'autografo ce l'ha la signora Ol'ga, che ne ha già fatto ricavare alcune copie. Cercheremo ora di depositarne un esemplare in un luogo sicuro all'estero. Per il momento, però, non si potrà ancora pubblicare in Occidente - neanche una riga! Abbiamo il fiato del KGB sul collo. Hanno iniziato a tartassare la signora Ol'ga quando la spoglia di Boris Leonidovic non era ancora neppure sottoterra. Le ho consigliato di fare avere una copia anche a quella gente, altrimenti non le daranno pace. La suddetta copia è stata consegnata martedì 7 giugno 1960 a un alto funzionario a Mosca. Boris Leonidovic aveva espresso il desiderio di proporre per prima cosa il dramma alla redazione moscovita della casa editrice di Stato. E così sarà. Ci auguriamo che questa volta prevarrà il buon senso e che le autorità decideranno di far uscire il frammento. A quel punto - lasciato passare il tempo che occorre - nulla le impedirà di pubblicare il testo, e senza rischi per nessuno. Può stare tranquillo: nessun altro editore in Occidente riceverà una copia.

È tuttavia importante che l'autografo rimanga nelle mani della signora Ol'ga. Le ho fatto presente che ora quel manoscritto e qualunque altra cosa Boris Leonidovic abbia mai scritto in vita sono diventati un importante tassello della letteratura universale. Lei ha tenuto tutto di lui, lettere e appunti. Speriamo che non ci portino via quel materiale! Il timore, però, è che presto o tardi qualcuno a Mosca possa decidere di stringere la morsa. In ogni caso occorreranno maggiori cautele che in passato. Sento in cuor mio che Boris Leonidovic non ci perdonerebbe mai se per impazienza, avventatezza o egoismo finissimo per mettere in pericolo la signora Ol'ga.

Tutto il resto lo trova nella lettera della signora Ol'ga.

Cari saluti, anche alla signora Inge,

Suo Heinz Schewe

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