La Georgia e un brindisi di 5mila anni

Il vino di qualità colleziona sempre più passaporti, ora anche quello della Georgia. Nell'ex repubblica sovietica brindare incrociando coppe di vino locale è un rito conviviale imprescindibile da più di 5mila anni. Tra tanti nettari che i palati occidentali considererebbero folklore e niente più, si elevano piacevolissime etichette importate in Italia da Luca e Paolo Gargano, titolari della genovese Velier, www.velier.it. Su imbeccata del guru della biodinamica Nicolas Joly, i due fratelli si sono recati meno di un anno fa nel Kakheti, la regione più vocata, terra disseminata di uve a bacca bianca. Qui hanno scoperto due gemme della cantina Prince Makashvili, dove alcuni ragazzi, guidati da un filologo che è uno degli ultimi custodi di pratiche arcaiche di vinificazione, ricorrono alle anfore di terracotta, tecnica sempre più diffusa anche nel nostro paese. Morale: il loro Rkatsiteli, da cru Tsarapi, nel villaggio di Kardanakhi, fermenta 6 mesi in anfora con le bucce, non viene filtrato e passa altri 6 mesi in bottiglia prima di sprigionare al naso profumi archetipali di purezza e semplice mineralità. Così pure il secondo Prince Makashvili, bianco Mtsvane al 100%. E lo Rkatsiteli di un altro produttore, Tamazi Natroshvili, anch'esso di piacevolissimo bouquet ed elevata bevibilità, previa però abbondante decantazione.

La distribuzione in Italia è appena iniziata, bottiglie che vengono a costare da 13,50 a 22,50 e si possono già assaggiare in qualche enoteca o super-ristorante tipo La Brinca di Genova, La Barrique di Torino o il Laite di Sappada (Belluno).

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