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Germania. Medioevo, mercanti e marinai

Il fascino del Medio Evo nel cuore tecnologico d’Europa. Il commercio, difeso dalla Lega Anseatica, portò una prosperità oggi visibile nei molti siti protetti dall’UNESCO. Dove convivono antichi centri storici e straordinari recuperi urbanistici, in un contrasto addolcito dal profumo del marzapane

Germania. Medioevo, mercanti e marinai

di Latitudeslife

All’estremo nord della Germania , nel triangolo che abbraccia le regioni della Bassa Sassonia, del Meclemburgo-Pomerania Anteriore e dello Schleswig- Holstein oltre alle due città-stato di Amburgo e Brema, si entra in un mondo a parte. Un mondo poco conosciuto, ma affascinante e raffinato, sospeso tra un glorioso passato mercantile, che vide nel medioevo la nascita della Lega Anseatica, a protezione del ricco commercio di sale e aringhe con i popoli del nord, e un presente tecnologico, tra esperimenti urbanistici di avanguardia e recuperi di deliziosi centri protetti dall’Unesco.

Prendiamo Amburgo per esempio, città-stato in posizione baricentrica, porta di accesso a tutta la zona. Hafen City è il sogno di ogni architetto : 157 ettari del vecchio porto e di siti industriali da recuperare, che andranno ad aumentare del 40% l’area della città, con più di 10 km di passeggiata costiera a soli 800 metri dal Municipio. Una città nella città, incredibilmente bella, mix di uffici, case, luoghi di cultura e divertimento, che nel 2025 sarà già perfettamente integrata nel tessuto urbano esistente. Nel 2014 aprirà la magnifica Elbphilarmonie Concert Hall, a firma delle archistar Herzog & de Meuron. Il cubo di mattoni rossi del vecchio maleodorante deposito di cacao si unisce a un incredibile mosaico di speciali vetri ondulati, dalla complicatissima realizzazione, che si alza come un’onda gigantesca e scintillante. Chi è impaziente basta si avvicini a un cubo nero, da cui escono cornetti acustici, sormontato da una gabbia di vetro: il centro informazioni dove si può ammirare il plastico della Elbphilarmonie e dello speciale “imbuto di risonanza” studiato da Yasuhisa Toyota, fonte di notevoli grattacapi. Lo studio degli arch. Behnisch ha firmato i due edifici singolari che marcano l’unione delle due città. I 55 metri della Marco Polo Tower e il Palazzo della Unilever hanno vinto diversi premi per il concetto ecologico-olistico con cui sono stati disegnati. L’interno di quest’ultimo è sorprendente e inaspettato: sui “ballatoi” in acciaio e vetro, che si abbracciano da una parte all’altra dell’edificio, una volta la settimana i dipendenti si riuniscono per scambiarsi “personalmente” informazioni. Proprio di fronte sorgerà il nuovo terminal cruise firmato da Fuksas, anche se qui il canale è così stretto che lascerà a navi come la gigantesca Queen Mary appena 40 cm per parte nelle sue manovre. In una piazzetta, tra i palazzi di acciaio e vetro che costituiscono il quartier generale di Herr Mayer, il maggiore importatore di caffè, un enorme chicco di rame testimonia la sua fortuna.

La saldatura tra futuro e passato è rappresentata dalla Speicherstadt , la Città dei Magazzini affacciati sui canali, Il più grande complesso di magazzini al mondo. Costruiti nel tipico laterizio rosso delle città anseatiche tra il 1884 e il 1888 su un’area di 330.000 mq, è oggi un monumento protetto tra le maggiori attrattive di Amburgo. In particolare uno di questi palazzi a sette piani è un centro di smistamento dei tappeti orientali e ne contiene più di due milioni. Un’aria meno austera si respira nei quartieri Schanzenviertel e Karolinenviertel, alternativi e bohemien, i cui marciapiedi si riempiono di tavolini e di gente avvolta in coperte anche se il tempo non è clemente. I bar coloratissimi o rigorosamente bianchi e i ristorantini per lo più etnici sono sempre pieni, dato che una norma civile consente di mangiare (e bere) a qualsiasi ora. I negozi offrono abiti di seconda mano o di giovani stilisti, sconosciuti ma molto fantasiosi. Nelle vetrine si accostano le scarpe al vino in totale scioltezza: basta chiamare il negozio Scarpovino. Un sobrio abito maschile diventa inusuale tingendo di rosa una giacca abbinata a un gilet in tinta su un bermuda a righe arancio.

Le case, non lussuose, hanno però grandi appartamenti che gli studenti condividono per ridurre le spese, la cui voce più salata è il riscaldamento. Tra le case si aprono dei “passaggi” costruiti alla fine del 1900, di dubbia reputazione fino agli anni ‘80, ma oggi apprezzati dai genitori per permettere ai figli di giocare in un luogo sicuro, tra odori di tante cucine diverse, biciclette e fiori disposti con cura. Una vera passione quest’ultima: l’unico negozio con la coda fin sulla strada vende tulipani a prezzo popolare. Anche i ristoranti non sono convenzionali: Il più noto è il Bull Rei, sistemato magnificamente nel vecchio mattatoio. Non offre soltanto carne alla griglia, ma anche piatti tradizionali che il pluripremiato chef confessa di avere imparato dalla nonna. Nel quartiere sorge, coperto di manifesti e striscioni, il famoso Rote Flora, teatro occupato dal 1989 da giovani, negozianti e residenti per evitare la sua trasformazione in teatro per musical. Da allora offre eventi culturali e politici sovvenzionati privatamente, ma anche esposizioni artistiche e concerti di musica alternativa. Alternativa è anche la bier bike che ogni tanto compare nelle strade: una specie di botte ambulante spinta da una decina di bevitori che, pedalando, bevendo e ridendo portano in giro la loro birra, convinti di smaltirla con il movimento on the way. Il guidatore ovviamente non beve. A sud di Amburgo, in un’area bonificata nei pressi di Stade, si estende per oltre 140 kmq l’ Altes Land (terra antica), una infinita distesa di alberi da frutto, in maggioranza meli e ciliegi, che durante il periodo della fioritura accendono di rosa e di bianco i paesaggi pianeggianti della Bassa Sassonia , che ora attraggono residenti da Amburgo.

Meno industria e più storia a Lubecca. Un’isola ospita il suo prezioso e ben conservato centro storico, protetto dall’UNESCO, la cui planimetria, circondata dal blu dei canali curatissimi, dal verde dei numerosi parchi e dalle belle facciate rosse delle case di tipici mattoni di argilla interrotti da fregi in arenaria,è già da sola un quadro affascinante. Due cartelli “Achtung spielstrasse” chiudono idealmente un tratto di strada dedicato ai giochi dei bimbi e rafforzano l’immagine idilliaca dell’isola che non c’è. Sulla sponda opposta le nuove architetture si sposano perfettamente al paesaggio. Dietro alle case più decorate si nascondono i “passaggi”, che qui erano cortili sacrificati in tempi di crisi per costruire le camere degli operai. Solo camere: il cibo veniva preparato a pagamento nella cucina del datore di lavoro, mentre il bagno consisteva in buchi nel cortile. Durante le ristrutturazioni di quelli che oggi sono diventati dei veri gioielli con fiori, campanellini tintinnanti e collezioni di famiglia esposte alla finestre per la curiosità dei passanti, sono stati trovati numerosi reperti medievali. Anche nella piazza antistante il Duomo, una delle più grandi costruzione a volte in laterizi del Nord Europa, gli alberi sembrano uscire da un libro di favole. Il muschio sui tronchi è di un verde talmente brillante da risultare quasi scolpito sul rosso dei mattoni. Mattoni che oggi vengono importati dalla Danimarca o trasportati dalla Germania meridionale per esaurimento delle cave. Uno dei gravi problemi dell’area è il terreno troppo morbido, che causa smottamenti e inevitabili “inchini” delle case (in competizione con Pisa).

Chissà se i fratelli Grimm quando hanno scritto Hansel e Gretel avevano appena finito una fetta di torta di nocciole e marzapane al Caffè Niederegger? Se cercate un’ispirazione fermatevi qui: dopo aver dichiarato che la fetta è troppo grande e che non ce la farete mai a finirla la spazzolerete fino all’ultima briciola, accompagnandola con il fantastico cappuccino di marzapane! Il Museo privato di Marionette provenienti da tutto il mondo completa il Teatro adiacente, dove ogni week- end vengono rappresentate grandi opere trasformate in favole per la gioia dei bambini ma non solo. L’enorme palazzo dei mercanti è stato trasformato in un conservatorio di ottimo livello e gratuito, dove 50 posti sono riservati agli studenti stranieri provenienti soprattutto da Cina e Russia. La portineria era un tempo la cucina della casa (tenuta separata dall’abitazione vera e propria per evitare gli odori) che fungeva anche da riscaldamento per l’adiacente ufficio del mercante. Al nucleo antico si accede dalle possenti mura della porta Holstentor, riprodotta sulle monete da 2 €, i cui 30 cannoni non spararono mai un colpo. Simbolo di Lubecca e della potenza commerciale della Lega Anseatica fa parte dei piccoli capolavori architettonici della città, insieme ai Magazzini del Sale, al Museo di S.Anna e all’Ospedale del Santo Spirito, alla Chiesa St. Marien e alla Casa dei Buddenbrook, dove un tempo abitava la famiglia di Thomas Mann. Chiese, corti e circa 1300 case sono sotto tutela dell’Unesco. Nel porto di fronte al centro storico sono ormeggiati una dozzina di velieri restaurati da amatori e usati per piccole crociere a vela. L’l’atmosfera marinara domina il Schiffer Gesellschaft (Club dei Marinai), dove seduti su lunghe panche di legno scolpite con gli stemmi dei paesi di appartenenza dei lupi di mare, si gustano prelibatezze di pesce. Ancora oggi una volta la settimana vi si riuniscono i capitani che siedono alla tavolata principale. Se volete un consiglio lasciatevi tentare dalle specialità locali, abbandonando i luoghi comuni dei soliti bratwurst o schnitzel, tipici di altre zone. Fondata da Enrico il Leone di Sassonia nel 1159 (vedrete leoni simbolizzati ovunque) Lubecca la magnifica, “capitale” della Lega Anseatica, è considerata ancora oggi la porta del Baltico. I suoi mercanti riuniti in Hanse (società) ottennero particolari privilegi commerciali e diritti già nel 1157. Una sorta di rete di mutua assistenza in cui l’unica città italiana fu Napoli.

L’antica strada del sale, una delle più importanti vie commerciali, partiva da Lüneburg, dove veniva estratto il prezioso oro bianco e finiva nel porto di Lubecca, dove veniva caricato sui battelli da pesca per la conservazione delle aringhe. Lüneburg, costruita e cresciuta sul sale, mantiene intatto lo splendore dei suoi ricchi palazzi dagli elaborati frontoni , testimoni della grande ricchezza accumulata grazie alle saline e agli abili mercanti. La città, che nel periodo di massimo splendore raggiunse i 14000 abitanti, a causa di una crisi nel mercato del sale nel 1600 perse gradualmente la sua importanza economica. Quel che resta dell’acqua salata viene utilizzata oggi nelle terme. Colpiscono la sua meravigliosa Sala del Municipio con le elaborate decorazioni e la sorprendente, antica gru in legno e rame, mossa da uomini che camminavano in una ruota come criceti, che rivive in occasione del “Hanseatic Days Festival” l’ultimo week end di giugno. Dalla Torre dell’acqua costruita nel 1906 si gode una splendida vista sul rosso dei tetti della città.

Le nuvole che corrono veloci nel cielo di Lubecca verso il mare di Travemunde, alla foce del fiume Trave, salutano il famoso custode del faro dal nome singolare: “Prosit”. Così se siete invitati ad una cena, la padrona di casa tarda a dare il via al brindisi e avete sete, ricordatevi questa domanda: “Come si chiama il custode del Faro di Travemunde?” Dopo la risposta corale si potrà cominciare senza passare da maleducati. Occorre uno sforzo per immaginare i concerti all’aperto delle calde serate estive e le enormi spiagge costellate dalle tipiche sdraio a cesta, per ripararsi dal vento, riempirsi di bagnanti. Ma Travemunde è affascinante anche con il cielo grigio, in cui squarci di azzurro si alternano a brevi piogge intense, o con il vento sferzante, per quella sua aria un po’ retrò fine’800, nobile e austera. La maggior parte della sua lunga penisola è ora una riserva naturale protetta. Il paese è pittoresco: le grida e gli odori del pescato del giorno guidano a scoprire il porto dei pescatori, magari sgranocchiando un fischbrötchen, delizioso panino con pesce fresco a scelta. Più in là la via dei negozi e il casinò in perfetto stile Art Noveau, dove anche Aristotele Onassis pare abbia perso un piccolo patrimonio. Nella settimana tra il 20 e il 29 luglio si tiene un festival in cui regate sportive internazionali si mescolano a delizie culinarie e musicali. La stessa aria nobile si respira a Wismar, anch’essa affacciata sul Baltico.

La sua architettura anseatica rappresenta il trionfo del cotto, materiale molto costoso e di gran pregio all’epoca. Colpiscono soprattutto le sue enormi chiese gotiche, dal caratteristico profilo ad archi rampanti, in cui l’uso dei mattoni rossi comportava altrettanto enormi sacrifici alla collettività. Wismar, che con appena 6000 abitanti ne costruì ben tre, ostentava così la sua ricchezza fondata sull’aringa. E c’è poco da sorridere: nella zona tutto quanto riguarda l’aringa è preso molto seriamente. I bollettini di pesca sono continuamente aggiornati e si tiene persino il festival dell’aringa, con tanto di “processione” e fritto in piazza per tutti. Situata sulla leggendaria Via Regia, il più antico e lungo collegamento terrestre tra l’Europa orientale e quella occidentale, Wismar fu la prima città fondata nel Meclemburgo. Nel 1259 si associò a Lubecca e a Rostock nella fondazione della Lega Anseatica, alleanza difensiva che assicurava sulle grandi vie commerciali di mare e di terra il transito di preziose merci: vino proveniente da Italia, Spagna e Francia, pellicce e legname dalla Russia e poi seta, lana e spezie, ma soprattutto sale e pesce. Tutta questa ricchezza ha lasciato tracce nel gotico baltico delle sue abitazioni e dei suoi palazzi, nel bacino medievale del porto e nell’ultimo canale artificiale dell’epoca, il Grube, che attraversa la città creando angoli molto suggestivi. L’originale struttura urbanistica, in cui le strette strade confluiscono nella Piazza del Mercato è particolarmente visibile a Wismar e gli alti campanili delle tre chiese attirano da lontano i visitatori, ieri commercianti e pescatori, oggi molti turisti. St. Nikolai fu l’unica a salvarsi dai bombardamenti. St. Georg distrutta nel ’45 fu lasciata in rovina fino agli anni ’90 quando, simbolo della riunificazione, ne fu intrapresa la ristrutturazione. In St. Mary un interessante film 3D mostra la costruzione virtuale della Chiesa dalle fondamenta alle volte. Reale è invece lo splendido panorama che si gode dal campanile e che ripaga dello sforzo della salita. Nel suo cortile sono conservate le forme originali per la fabbricazione dei mattoni, del peso di 7 chili ciascuno. Numerosi birrifici rifornivano un tempo la città e avevano un ruolo “sanitario” poiché la birra era considerata più sicura da bere dell’acqua inquinata dei canali, usati come scarichi fognari. Oggi non ne resta che uno. Resta però la Böttcher Straβe, la strada dei costruttori di botti, da non confondere con la Sargmacher Straβe, dove si costruiscono bare. Una trentina di km a sud si raggiunge Schwerin. Città dei sette laghi o Firenze del Nord, comunque la si voglia chiamare, questo gioiellino inserito tra il verde e il blu scintillante dei laghi, dall’architettura tipicamente anseatica del nucleo antico, non può che incantare. Sul lago omonimo, circondato dall’acqua, sorge il Castello dei duchi di Meclemburgo, che pare uscito da un libro di fiabe. Cupole, torri e torrette giallo pallido svettano sul verde di un parco barocco e su ordinati giardini inglesi. L’interno è un susseguirsi di stupendi saloni dalle preziose decorazioni dorate, come quello del trono del Granduca. Il lago stesso, uno dei più grandi della Germania con i suoi 63 kmq, si può esplorare con una house boat o con un cutter affittato, per un piacevole relax fra fiumi, laghi e foreste, immersi in un panorama idilliaco. La cultura è di casa a Schwerin con un calendario di eventi ricco tutto l’anno ma soprattutto d’estate. Se siete in zona, dal 26 al 28 di maggio si tiene il Pfingstjazz con un ricco programma di musica jazz. Dal 15 al 22 giugno nella piazza più bella della città la magia del circo Roncalli incontrerà l’arte dei solisti dell’opera sulle arie de “I pagliacci” di Leoncavallo. Dal 3 al 5 di agosto il week end medievale attira soprattutto i bimbi con favole in costume e mercatini divertenti.

A Brema si torna In una grande città. “Sino a quando Rolando sorveglierà Markt Platz noi saremo sempre liberi”. I 5 metri della statua di Rolando che guarda con cipiglio verso il Duomo simboleggia, insieme al magnifico palazzo del Rathaus (municipio), la Libera Città Anseatica di Brema da più di sei secoli. Il Municipio del 1400, cui si affianca armoniosamente la parte aggiunta nel 1900, è aperto a tutti i cittadini per incontri pubblici, ma anche per la “festa della torta” coi bambini, per i punk che discutono coi politici durante la “Notte della Gioventù” e per i giornalisti che ricevono risposte durante le pressanti conferenze stampa. Le sale sono così belle da attirare più di 80.000 visitatori l’anno. Una meraviglia, a partire dalla candida e maestosa scala nel vestibolo, illuminata da un enorme lampadario realzzato con la mandibola di una balena arenatasi nella zona, esempio riuscito di animal design, alla preziosa sala chiamata Gulden Kammer, esempio nobilissimo di stile liberty, usata per gli incontri speciali. alla magnifica Obere Rathaus Halle. Le sue misure (40×13x8 m) sono state stabilite dall’architetto mettendo una accanto all’altra tutte le persone che la sala avrebbe dovuto ospitare, con precisione teutonica. I suoi muri sono decorati da pannelli lignei scolpiti nel 1405 e tra le travi sono dipinti i volti degli imperatori del Sacro Romano Impero, tra cui spiccano Carlo Magno e Federico Barbarossa.

Al soffitto sono sospesi modelli di velieri, i cui cannoni venivano usati dai maggiorenti per rallegrare le cene ufficiali. Battaglie vietate dopo l’ultima ristrutturazione per evitare danni a pareti e dipinti. Tra questi “Il giudizio di Salomone” e” Le 12 regole per governare la città”. Per citare solo le prime tre: unisci la popolazione, servi il bene comune, dai il potere a chi ha esperienza, valide anche oggi e troppo spesso dimenticate. In questa sala si tiene ancora la tradizionale Schaffermahl, una delle più antiche cene di solidarietà del mondo. Nel salone delle feste c’è anche l’angolino privato in cui Guglielmo II si ritirava a fumare e a bere, lontano da occhi indiscreti se non quelli delle Virtù dipinte sul soffitto (tra cui la moderazione) e l’inusuale lampadario, fuso durante la guerra per farne proiettili e rifatto nel 1970 sullo stampo originale trovato per caso da un artigiano della DDR. Costruita un tempo come basamento dell’edificio gotico del Palazzo Municipale, la Ratskeller ospita oggi una delle più grandi collezioni di vini tedeschi di ben 600 diverse qualità. Ogni 30/40 anni le bottiglie vengono aperte e rabboccate a scopo conservativo. La più antica risale al 1653. La Rosekeller con le botti antiche illuminate da candele, ha una speciale atmosfera rafforzata dall’aroma del vino di Rudesheim, che trasuda dai muri. Al piano superiore si mangia seduti su lunghe panche in legno o nelle Priolken, separé a forma di botte dove si va, poco romanticamente, a parlare d’affari. Nella storia di Brema, conflittuale tra poteri spirituale e temporale, antagonista del Municipio era il Duomo, dalle lunghe vicende di fortune avverse, in cui si nota ancora oggi scolpito, in un angolino del coro est , un topolino del 1200. Pare che fosse un segnale lasciato dagli scalpellini per i futuri manovali. Topo magro: qui non si viene pagati bene, topo grasso: state tranquilli! I mosaici presenti sono la copia di quelli di S. Paolo Fuori le Mura a Roma. Uno dei più noti simboli della città è sempre la statua di bronzo dei musicanti di Brema, i 4 animali protagonisti della favola dei Fratelli Grimm, che campeggiano su tutti i souvenir.

Il centro della città pulsa di vita sotto le arcate in vetro che consentono lo shopping e un caffè all’aperto, anche in caso di maltempo, e nello Schnoorviertel, quartiere dalle case vicine come perle di una collana, da cui il nome. E’ un quartiere-gioiello, perfettamente conservato che invoglia a una sosta, e forse anche di più, nella hochzeitshaus (casa della luna di miele) minuscola romantica casetta per neosposi. Non perdetevi il Glockenspiel, l’orologio che a diverse ore del giorno, al tintinnio delle 30 campane in porcellana bianca di Meissen, avvia un carosello in cui si alternano le statue di naviganti e aviatori tra cui Colombo, Zeppelin e Lindbergh. Si trova nella Böttcherstrasse (la strada dei bottai), una viuzza lunga non più di 100 metri piena di curiosità. Ludwig Roselius, inventore del caffè Hag e della prima pubblicità per immagini, lungimirante ed eclettico, dopo aver comprato la prima casa della via da due anziane signore, le comprò una alla volta tutte, facendole poi ristrutturare da Bernhard Hoetger, che dal 1922 al 1934 ne fece una via modernissima piena di opere d’arte, a cominciare dall’originale disposizione dei mattoni sulle facciate. Dovrete farvi raccontare sul posto la leggenda intrigante della Fontana dei 7 Pigri, sette fratelli tornati dalla guerra che, tra un sonnellino e l’altro e a dispetto del biasimo dei concittadini, ristrutturarono splendidamente la loro casa. Il bassorilievo dorato all’inizio di Böttcherstrasse, che rappresenta il “portatore di luce che taglia la testa all’idra dell’ignoranza” sembra sia stato un omaggio a Hitler per salvare il quartiere dall’accusa di Arte Degenerata. Stesso motivo per cui i nazisti requisirono una settantina di opere della pittrice Paula Becker Modersohn, tra i principali esponenti del primo Espressionismo. Morta prematuramente, lasciò quasi 1800 opere in nemmeno 14 anni di lavoro. Oggi, oltre ai negozi e ai ristoranti, si trovano gallerie e musei di cui uno interamente dedicato a questa grande artista che visse per un certo periodo anche a Brema.

Si gira per le stradine come Alice, scoprendo continuamente piccole meraviglie: l’ascensore perpetuo del 1928 all’interno del Palazzo della Borsa del Cotone (chiedete al gentile custode se vi fa dare un’occhiata) e i “buchi della civetta” negli abbaini delle case per tenere lontani i topi; Il gocciolatoio di tritacarne, bella opera di Daniel Spoerri e il Weihnachts Traume, un negozio scintillante dove si possono comprare decorazioni natalizie tutto l’anno, davanti all’ultimo pezzo di mura della città; i cortiletti medievali e le moderne case coloratissime del decostruttivista Thomas Klumpp, il quale nel 2000 ha firmato anche la “balena” , che ospita l’imperdibile Universum Science Center. Sul cancello del birrificio davanti al canale si legge questo avviso in tedesco antico “Oggi viene reso noto che nessuno deve cacare nella Weser perché domani dobbiamo fare la birra”! Ma non fateviimpressionare le fogne sono arrivate nel 1850! Appena fuori dal centro cittadino gli amanti dei fiori hanno di che deliziarsi in Botanika: sotto una grande serra di acciaio e vetro, a temperatura e umidità controllate, sono riprodotte diverse zone climatiche con le piante di pertinenza. Si passeggia tra sgargianti fioriture di azalee e rododendri delle nostre latitudini, con puntate nello Yunnan cinese o tra le piante himalayane, oppure sostare in un delizioso giardino zen giapponese, accarezzando le colorate e amichevoli carpe. Brema insieme a Bremerhaven, il suo porto che è stato spostato verso il mare a causa del continuo insabbiamento del Weber, costituisce Il land più piccolo della Germania. Benchè a 50 km dalla città, Bremerhaven divenne ben presto il secondo porto di Brema, importante sia per il commercio, che per l’emigrazione verso gli Stati Uniti. Oggi il modernissimo Centro dell’Emigrazione Tedesca accompagna in un viaggio nel passato, seguendo le tracce di più di 7 milioni di emigranti oppure cercando un proprio lontano parente. Statue di cera molto realistiche in ambientazioni ricreate perfettamente guidano a ripercorrere questi lunghi tormentati viaggi della speranza. “Prendi tu la spazzola per cavalli, a me qui non servirà più, mentre tu in America sicuramente sposerai un cow boy”… questo è l’inizio della storia di Martha, una dei tanti emigranti partita nel 1923 all’età di 17 anni e tornata a Bremerhaven nel 1986 per morirci un anno più tardi. Si segue il filo della sua storia all’interno delle cabine delle navi, un vero incubo per i passeggeri di terza classe, fino all’arrivo a Ellis Island, dove un ufficiale avrebbe, con poche domande, deciso il suo futuro. Una storia minuscola, ma tra le tante che in questa parte della Germania trovano il loro palcoscenico ideale, per sempre rappresentate nel tempo.

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