Alla Germania resta l’orgoglio

I tedeschi sono furiosi, eppoi sospettosi. Infine orgogliosi. L’orgoglio di Germania salirà questa sera nel cielo di Monaco, dietro l’accecante luce bianca che lascia risplendere l’Allianz Arena nella solitudine notturna della collinetta bavarese. Tutti vivranno la magnetica attrazione provocata da questo stadio: un moderno colosseo che riesplora l’idea di un’opera d’arte architettonica. Ma poi toccherà a lei, alla Panzerdivision calcistica composta da militi cenerentoli più che ignoti. E la Germania comincerà a capire se il suo mondiale sarà una festa o solo una garbata partecipazione da padroni di casa. Zio Beck, al secolo Franz Beckenbauer, ospite talvolta poco accorto (vedi le parole ruvide contro l’Italia), ieri ha lanciato il grido di battaglia che poi è il refrain di un popolo: «Speriamo nella Germania in finale». Ma intanto una notizia ha fatto infuriare tutti. Alla prima, contro il Costarica, mancherà proprio l’ultimo Kaiser di Germania, l’uomo ai cui piedi affidare il destino.
Michael Ballack ha alzato le mani per un problema muscolare al polpaccio. E i tedeschi non l’hanno presa bene. Scocciati perché il figlio diletto (non proprio prediletto da quando ha scelto di andare a giocare a Londra) si è affidato a un manipolatore. Scandalo, hanno urlato i giornali. «Perché mai?» si è domandato Klinsmann. «Perché vietargli una visita da chi si fida?». Difficile farla digerire a un mondo (non solo quello tedesco) ammantato di bigottismo. Lo scontro si è fatto duro tanto che Ballack ha dovuto dir la sua, spiegare di non aver sottovalutato il problema, di essersi curato in modo adeguato e di non gradire affronti alla reputazione. Tutto il mondo è paese. Ed anche la Germania non si discosta da sceneggiate stile made in Italy.
Tempi duri per i predestinati che di nome fanno Michael: dal Michelone Schumacher al Michelino calcistico, c’è sempre un trabocchetto di troppo. Brutti segnali per un popolo tifoso che si fida poco del suo stravagante Ct, sente d’avere fra le mani una nazionale acqua e sapone, più acqua che sapone, non sa più scoprire talenti e non ritrova più ragazzini a giocare calcio per le strade. I segni di un declino, l’idea di una resurrezione, si sono miscelate in questa attesa. Dopo trentadue anni i mondiali del calcio tornano qui. Affrontarli con una squadra che ha la faccia di una comprimaria, sembra uno scherzo del pallone. Il Costarica potrà solo rovinare la festa, non certo risollevare l’umore generale. In fondo rischia di avere tre titolari fuori uso: batterlo è un obbligo. Con o senza Ballack. Per una sera, e forse per tante altre, varrà la pena aggrapparsi a quel polacco trapiantato che, quattro anni fa, portò la compagnia ad un passo dal titolo di campione: Miroslav Klose ha la mira dei tempi migliori, lo ha garantito pure Klinsmann. Il ruolino di quest’anno in Bundesliga parla di 25 gol e 15 assist in 26 partite. Numeri da far invidia.

Un’idea per dimenticare altri conti tedeschi. Magari ci puntano pure gli scommettitori: danno la Germania favorita dietro Brasile e Inghilterra e alla pari con l’Argentina. Dolce oblio per la gente tedesca. In attesa di scatenarsi con Ballack. O contro Ballack.

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