Geronzi in sella riapre le partite di Capitalia

Il presidente del gruppo romano chiude dopo tre mesi la «quarantena» dell’interdizione

Marcello Zacché

da Milano

Tutto secondo le più scontate delle previsioni: l’assemblea dei soci di Mediobanca, appositamente convocata, ha ieri confermato la fiducia al presidente di Capitalia Cesare Geronzi che, dopo un’interdizione durata nei fatti esattamente 3 mesi (imposta dal Tribunale di Parma che indaga sul crac Parmalat) torna a pieno titolo a essere consigliere e vicepresidente della banca d’affari milanese.
«Geronzi - ha detto il presidente di Piazzetta Cuccia, Gabriele Galateri - per quanto riguarda Mediobanca si è sempre comportato in modo corretto e allineato agli interessi della banca». I soci (era presente il 58,2% del capitale) hanno votato a favore di Geronzi a larga maggioranza, guidati prima di tutto dal patto di sindacato che controlla il 54% del capitale. Analogalmente all’esito dell’assemblea di Capitalia, che aveva registrato lo stesso risultato «bulgaro», anche ieri ci sono stati alcuni voti contrari e qualche astenuto: in tutto uno 0,4% del capitale rappresentato da fondi esteri a cui non sono andati giù né i bizantinismi del complicato procedimento di “riabilitazione”, né il fatto che il banchiere romano sia tuttora indagato in vari procedimenti giudiziari.
Si tratta di quattro inchieste che infatti non permettono, in casa Capitalia, di considerare cessato l’allarme. Soprattutto alla luce dell’interdizione di questi mesi, riferita a un’inchiesta in corso da un paio d’anni e come tale assai inattesa. Basta ricordare che oltre al filone «Eurolat», Geronzi è indagato a Roma per il crac del gruppo Cragnotti e a Perugia nell’inchiesta sui Gaucci. Mentre a Brescia è in corso il processo che lo vede imputato nel cosiddetto caso «Bagaglino».
Ma se una sorta di «spada di Damocle» giudiziaria sta ormai nelle cose, la realtà è che da ieri Geronzi è tornato in sella a pieno titolo, chiudendo tre brutti mesi nei quali non ha potuto schierarsi in prima linea nelle diverse vicende che riguardano Capitalia. E che da oggi, idealmente, si riaprono.
La prima è la più generica questione del risiko bancario, che però ha anch’essa vissuto proprio ieri una giornata importante: con le elezioni comunali a Siena (dove il sindaco Cenni dovrebbe essersi guadagnato la riconferma) finisce il «limbo» nel quale il Monte dei Paschi è stato imprigionato in attesa che tutti i tasselli politici del nuovo corso (presidente della banca, della Fondazione che la controlla e infine sindaco) andassero al loro posto come previsto. Un protagonista in più dirà la sua sul risiko, in parallelo o in convergenza rispetto a Capitalia: questo si vedrà, ma di certo sarà un importante elemento in più.


Poi c’è la partita del patto di sindacato di Capitalia, con l’incognita degli olandesi di Abn Amro (primo azionista), che di qui a ottobre possono decidere di uscire: Geronzi, che di quel patto è creatore e garante, dovrà occuparsene. Tenendo conto che chi controlla Capitalia, controlla anche uno dei soci forti di Mediobanca e, direttamente e indirettamente, anche delle Generali. Che di qui a 10 mesi dovranno rinnovare l’intero cda.

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