Rimini - «Questo governo deve governare». Al Meeting di Rimini lo hanno detto un po' tutti. E se si volesse utilizzare l'opinione dei big dell'economia e della finanza che ieri sono sfilati all'evento di Cl come cartina di tornasole dei «poteri forti», il risultato sarebbe il meno scontato. Cesare Geronzi ha dedicato un po' della sua prima visita ad un Meeting e una delle sue rarissime uscite da quando è diventato presidente delle Generali a un ragionamento politico. Irrituale anche per la tesi che ha sostenuto, non molto diversa da quelle di Silvio Berlusconi o Umberto Bossi: o questo governo o il voto.
Anche Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, ha spiegato che le aziende vedono come fumo negli occhi soluzioni poco chiare. E indiretta, ma chiara, è l'opinione di Paolo Scaroni, il ceo dell’Eni che ha evitato l'attualità politica, ma ha spiegato che se siamo usciti quasi indenni dalla crisi è stato solo per le scelte di questo esecutivo e per la stabilità di questa legislatura.
Il protagonista più atteso era comunque Geronzi, che si è anche intrattenuto per una ventina di minuti con il Patriarca di Venezia Angelo Scola, in un colloquio privato. «Il governo ha il dovere di governare» - ha poi detto il presidente di Generali, mentre era ancora in corso il vertice di maggioranza. «Se non ci sarà più questa maggioranza, allora e solo allora si andrà a elezioni. E in Parlamento si vedrà chi è l’autore della caduta del governo». Il presidente della prima compagnia assicurativa del Paese punta il dito contro chi dovesse fare cadere la maggioranza. Ma se dovesse succedere, Geronzi pensa che le elezioni sarebbero «inevitabili». E forse per segnare ancor più marcatamente la vicinanza con l’azione di questo governo, Geronzi smorza anche le polemiche sul ruolo dei soci libici in Unicredit, che preoccupa la Lega, ricordando che in Capitalia sono stati azionisti «eccellenti: sono i migliori soci che io abbia mai avuto».
In perfetta sintonia con Comunione e liberazione, Marcegaglia ha ricordato come l'esecutivo abbia ricevuto la maggioranza dei consensi alle elezioni politiche, e poi anche alle europee e alle regionali, «su un programma che contiene elementi di riforma importanti. E per questo il governo deve andare avanti e governare. Parlare di voto e una politica che passa il tempo a insultare e non si concentra sui problemi veri come la crescita, la disoccupazione e i giovani, è inaccettabile».
Giuste, quindi, le conclusioni del vertice Pdl-Lega. Sbagliato, invece, accettare un governo che «vivacchi» perché «noi lo denunceremmo agli italiani». Idem per un governo tecnico.
Scaroni ha parlato nel corso di un affollatissimo incontro insieme al ministro Giulio Tremonti. Nessuna risposta a chi gli chiedeva di commentare il vertice. Ma l'amministratore delegato di Eni ha spiegato alla platea ciellina che se l'Italia se l'è cavata meglio di altri nella crisi, è perché «abbiamo pescato un jolly. L'Italia è entrata nella crisi internazionale con una maggioranza di governo forte che ha sostenuto una politica economica severa e senza tentennamenti. Il ministro Tremonti in questi due anni difficili ha fatto le cose giuste e, soprattutto, ha evitato di fare le cose sbagliate che tanti gli suggerivano». Il risultato è stato che «nel gregge dell'Europa, non solo non siamo più la pecora nera, ma che anzi siamo nel gruppo di testa, solo pochi passi dietro alla bianchissima pecora tedesca sempre più virtuosa».
Toni diversi, anche rispetto a quelli sentiti al meeting due giorni prima, ad esempio dal ceo di Intesa Sanpaolo Corrado Passera. Scaroni e Geronzi, fanno capire di sentirsi parte della classe dirigente del paese.
E l'ex banchiere cerca di marcare anche una distanza fisica dal resto dell'establishment. Passeggiando per le mostre del Meeting ha spiegato che i ciellini hanno capito la crisi. «Molto bello - ha detto commentando l'impegno etico della mostra -: a Cernobbio non c'e' niente del genere».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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