Roma - "Il trattato di amicizia - ha detto Berlusconi, dal palco della caserma dei Carabinieri Salvo D'Acquisto, dove si è svolta la cerimonia per il secondo anniversario dell'accordo tra Italia e Libia - costituisce un modello di diplomazia nell'era della globalizzazione: quando due popoli, separati da vicende tragiche e dolorose, riescono a superare queste vicende, ritrovando intesa e amicizia, ciò avviene a vantaggio di tutti". "Grazie a questa amicizia - ha aggiunto il premier - l'Italia ha potuto contribuire a risolvere la crisi dei visti fra la Libia e i paesi dell'Unione europea e grazie al trattato é stato possibile contrastare con successo la tratta dei clandestini dall'Africa all'Europa per mano delle organizzazioni criminali. E' quindi un vantaggio per tutti - ha proseguito il Cavaliere - se le relazioni fra l'Italia e la Libia sono cambiate; chi non lo capisce, c'é stata qualche critica in questi giorni al riguardo, appartiene al passato è prigioniero di schemi superati; noi, invece, vogliamo guardare avanti e al futuro, per il bene dei nostri figli e per tutta la comunità internazionale". Il premier ha concluso il discorso ringraziando il colonnello Gheddafi, seduto accanto al podio. "Al mio amico leader della grande Jamahriya, a tutti i suoi collaboratori e a tutti i cittadini libici dico ancora grazie per la loro volontà di superare il passato, di lavorare insieme e di essere amici".
Gheddafi: colonialismo infame "Noi condanniamo Mussolini, Graziani e Balbo: quello che hanno fatto in Libia, deportazioni, uccisioni, distruzioni di case, è infame", ha detto il leader libico nel corso del suo lungo intervento (quaranta minuti).
Libici, investite in Italia Gheddafi ha invitato i libici che dispongono di risorse economiche e finanziarie ad investire in Italia. "C'é anche una immigrazione richiesta - ha spiegato il Colonnello -. Ci sono libici che hanno soldi e io li incoraggio a venire in Italia per investire in Italia".
Lotta ai clandestini, soldi dall'Ue "L'Italia - ha quindi ribadito Gheddafi - deve convincere i suoi alleati ad accettare la proposta libica". perché, secondo il Colonnello, c'é il rischio che l'Europa, davanti a milioni di immigrati che dall'Africa attraversano il Mediterraneo, "potrebbe diventare nera, così come", in passato, "popolazioni provenienti dall'Asia" si sono stanziate nel vecchio continente. La Libia, ha aggiunto Gheddafi dal palco della caserma, "è l'ingresso dell'immigrazione non gradita" e, senza un contrasto efficace, "non possiamo sapere cosa accadrà. Contrastare l'immigrazione clandestina è un'opera grande per l'Europa e per tutta l'Africa. Bisogna fermarla sulle frontiere libiche", ha ribadito il leader nordafricano.
Via flotta Usa dal Mediterraneo Il mar Mediterraneo "è un mare interno e per questo deve essere libero da flotte militari degli Stati non rivieraschi". Quest'ultimo, ha evidenziato il Colonnello, deve essere "un mare di pace" e perciò, ha ribadito, come altri mari 'interni' come il "Mar Caspio o il Mar Nero" non deve prevedere la presenza di flotte militari dei Paesi che non vi si affacciano. Non solo. Per Gheddafi il Mediterraneo, "il mare più inguaiato al mondo, deve essere pulito", e per questo occorre anche "un'operazione congiunta tra Italia e Libia".
Incontro nella tenda Si è svolto nel pomeriggio l'atteso incontro tra Berlusconi e Gheddafi. Il premier è giunto nella residenza dell’ambasciatore libico in Italia, nel cui giardino il colonnello ha fatto allestire la propria tenda. Al termine dell’incontro, durato circa mezzora, i due leader hanno visitato la mostra fotografica allestita nella limitrofa Accademia libica, che ripercorre i rapporti tra Italia e Libia.
Frattini: incontro andato bene "I colloqui sono andati bene, abbiamo parlato anche di economia internazionale e di come uscire dalla crisi". Lo riferisce il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che insieme ai sottosegretari alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e Paolo Bonaiuti, ha partecipato all’incontro tra il presidente del consiglio e il leader libico. Fonti governative aggiungono che nel corso del colloquio si è parlato anche di politica internazionale con un approfondimento particolare nei confronti dell’africa. Si sono, tra l’altro, valutate le prospettive di pace in medio oriente a seguito dei più recenti sviluppi, mentre sul piano economico è stata rinnovata l’attenzione verso l’apertura dei mercati libici nei confronti della penetrazione delle imprese italiane. Un’apertura che, sottolineano le stesse fonti, rappresenta una conferma della politica avviata grazie al trattato di amicizia siglato dai due paesi esattamente due anni fa.
Leader libico incontra altre ragazze Poco dopo mezzogiorno all’Accademia libica, a Roma, sono arrivati quattro pullman con a bordo duecento ragazze per assistere al seminario sull’Islam del leader libico. Al loro arrivo le ragazze non hanno parlato con i giornalisti. Nel gruppo anche alcune giovani con il velo che domenica si erano convertite all’Islam con un breve rito davanti al leader libico. Un’altra ragazza portava al collo una catenina con una medaglietta con l’immagine del Colonnello.
"Donne più rispettate in Libia che in Occidente" "La donna è più rispettata in Libia che in Occidente e negli Usa". È questo il messaggio più rilevante lanciato dal colonnello Gheddafi alle circa duecento ragazze italiane che l'hanno incontrato per oltre tre ore. Il leader libico ha parlato principalmente di religione e della condizione della donna in Libia. "È molto più libera di quanto si ritiene comunemente", ha detto Elena, una delle hostess reclutate da un’agenzia specializzata per il meeting. A dimostrazione del fatto che la donna è più rispettata nel suo Paese Gheddafi ha chiamato in esempio la condizione del lavoro. Il colonnello ha spiegato che in Libia, a differenza che in Occidente, le donne possono lavorare nelle ferrovie ma non possono guidare il treno perché non si addice al loro fisico. "Bisogna credere nell’Islam perchè è l’ultima religione", ha aggiunto il colonnello che oggi ha incontrato molte meno ragazze rispetto a ieri. Questo perché, spiegano dall’agenzia, il leader libico non voleva vedere ragazze sedute per terra in segno di rispetto. Alle ragazze come da consuetudine è stata regalata una copia del Corano e una del Libro Verde, il testo di riferimento del regime libico.
Una cena con molti invitati I vertici dell’industria e della finanza italiane, sempre più impegnate grazie alla riapertura dei mercati favoriti dal trattato di amicizia Italia-Libia partecipano alla cena offerta dal presidente del Consiglio Berlusconi in onore del leader libico. Tra gli oltre 800 invitati alla caserma dei carabinieri Salvo D’Acquisto, dove l’anniversario del trattato sarà celebrato anche con uno spettacolo equestre, figurano, oltre a una qualificata rappresentanza di governo, quella di Confindustria, guidata dal direttore generale, Giampaolo Galli, l’amministratore delegato Unicredit, Alessandro Profumo, il presidente e ad di Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini, gli amministratori delegati di Eni ed Enel, Paolo Scaroni e Fulvio Conti e i vertici di Impregilo.
I legami economici Dopo la firma dell’intesa che ha consentito di superare il contenzioso risalente al colonialismo italiano, i dossier economici che legano i due paesi si sono via via arricchiti di significato, dai soci di peso libici entrati nel capitale di piazza Cordusio, alle grandi infrastrutture come l’autostrada costiera, al sempre più ampio impegno petrolifero da parte dell’eni. E proprio di petrolio si parlerà, a livello di delegazioni miste, anche nel pomeriggio in occasione dell’inaugurazione della sede romana dell’accademia libica, dove è atteso il primo incontro, per la giornata di oggi, tra il cavaliere e il colonnello.
La protesta dei finiani "Vi immaginate Gheddafi che va a Parigi o a Berlino e organizza un incontro con 500 hostess per dir loro diventate musulmane? Noi no. E non a caso Gheddafi certe pagliacciate - è il termine giusto - le viene a fare a Roma, non a Parigi o a Berlino. Evviva la Realpolitik, ma sui libri di Kissinger non c’è scritto che bisogna concedere ai dittatori la passerella sul suolo patrio, in regime di liceità assoluta: Roma in questi giorni sembra un possedimento extraterritoriale libico". Lo scrive il direttore di Generazione Italia, Gianmario Mariniello, sul sito dell’associazione finiana.
"L'Italia come Disneyland" "Se l'Italia è diventata la Disneyland di Gheddafi, il parco-giochi delle sue vanità senili, la ragione è purtroppo politica. Nelle passeggiate romane il rais libico non esibisce il suo temperamento eccentrico, ma la sua legittimazione, la sua amicizia con il premier, la sua paradossale centralità nella politica internazionale di un governo - quello berlusconiano - che è progressivamente passato dall'atlantismo all'agnosticismo, dalle suggestioni neo-con alla logica commerciale, per cui il cliente, se paga, ha sempre ragione. E visto che Gheddafi paga, le sue diventano anche le nostre ragioni e la sua politica la nostra". E' una parte del duro commento che appare su Ffwebmagazine, periodico online della Fondazione Farefuturo.
La Russa: l'ospite è sempre sacro "L’ospite è sempre sacro".
Ignazio La Russa risponde così, interpellato telefonicamente, sulle polemiche per la visita del leader libico e le sue parole sulla conversione all’Islam. "Me l’hanno insegnato da piccolo ed è ancora così, non c’è altro da commentare", aggiunge il ministro della Difesa e coordinatore del Pdl.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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