(...) Il triennio dei sogni è già finito. «Non pongo un termine entro il quale lascerò», prosegue Corbelli, «voglio comportarmi responsabilmente e comunque l'Olimpia, grazie agli sponsor, ha altri due anni di autonomia. Armani? Non ho condiviso questa scelta con lui. Sarà il nuovo proprietario? In passato lo ha escluso».
C'è pure chi dice che Corbelli finirà per restare, passata la tempesta o non trovati acquirenti. Ma le Scarpette Rosse, 5 ko di fila, ultime in A, si confermano il regno dell'incertezza e l'ottimismo non torna quando il presidente definisce Caja «persona di fiducia che viene ad aiutare in un momento di passaggio. Trova un insieme di giocatori, non una squadra». Critiche che Corbelli aveva già espresso l'anno scorso: in panca c'era Djordjevic, la squadra era spaccata ma arrivò in semifinale. Il gruppo attuale ha otto volti nuovi ed è un'orchestra senza spartito. Forse sono qui gli errori di cui parlava il presidente: ancora, nella scelta degli uomini. «Ma dopo un 2006-07 da separati in casa non si poteva non cambiare e quest'anno le scelte tecniche erano condivise dal coach. Watson e Gallinari (e Gaines?, ndr) erano sotto contratto prima dell'arrivo di Markovski, che era d'accordo anche su Bulleri e Sesay. Ma ora il coach paga l'assenza di risultati e una filosofia non tradizionale che non ha funzionato». Il tecnico macedone chiedeva di attendere il rientro di Gallinari e un Watson in salute e voleva la testa di Gaines, stella opaca. Non ha avuto tempo. «Ci accusano di aver cambiato troppi giocatori e allenatori?», conclude Corbelli, «li cambia anche chi vince. A Milano il pubblico ci è stato ostile pure quando, con molti meno soldi di altri, siamo arrivati secondi. E qui, se la squadra va bene sono bravi i giocatori e il coach, se va male è un fesso il presidente...».
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