
C'è la ricostruzione. E poi c'è un disegno, semplice e visionario: "Dobbiamo rimettere in piedi le case - spiega Guido Castelli, il Commissario alla ricostruzione - ma la grande battaglia è riuscire a fermare il declino e lo spopolamento, invertire un trend negativo che va avanti da troppo tempo, da prima del terremoto del 2016".
Senatore Castelli, proviamo a tracciare un bilancio di quel che si facendo nell'area del Cratere. Comincerei proprio dagli edifici. Come è la situazione oggi?
"Sono state presentate da privati più di 34mila domande per un valore di quasi 16 miliardi. Gli importi già stabiliti sfiorano gli 11 miliardi E quelli già liquidati sono pari a 6 miliardi e 184 milioni, di questi il 60 per cento negli ultimi due anni e mezzo".
Insomma, la Struttura funziona adesso a pieno regime?
"Esatto. Le rispondo con altri numeri: 8.766 cantieri sono in corso, altri 12.793 sono già stati chiusi. Segnalo anche che ad Arquata del Tronto e a Castelluccio sperimentiamo soluzioni tecnologiche per la messa in sicurezza dei paesi all'avanguardia nel mondo".
Questa è la prima sfida. Poi?
"Poi c'è tutto il resto. Le case da sole non bastano, se non c'è il lavoro restano vuote. E infatti molti borghi vengono abbandonati. Un fenomeno, sia chiaro, che non riguarda solo il Cratere ma vaste zone dell'Italia interna, degli Appennini, delle aree rurali".
E come si combatte questa malattia?
"È la grande scommessa. Noi lavoriamo su almeno tre direttrici".
Quali?
"Anzitutto sulla rete stradale e sulle infrastrutture digitali. Bisogna rompere la maledizione dell'isolamento, della lontananza, della distanza dalle grandi città. Stiamo realizzando la Pedemontana delle Marche, da Fabriano ad Ascoli Piceno, parallela all'autostrada ma nell'interno. Altri interventi sono in corso un po' ovunque: verso Teramo e L'Aquila, lungo la Salaria fino a Roma e in Umbria, sino a Spoleto".
Le infrastrutture digitali?
"Cerchiamo di portare la fibra in tutti i 138 comuni del Cratere che è all'incrocio di quattro regioni: Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo. Poi abbiano previsto quattro data center. Oggi molti lavori possono essere svolti da remoto e questo rende attrattivi i nostri paesi dove c'è una qualità della vita altissima. Ma naturalmente la condizione perché tutto questo si possa fare è avere comunicazioni rapide e Internet veloce".
Il secondo aspetto?
"Il cuore del problema è il lavoro. Ecco, il programma NextAppennino finanzia proprio le attività economiche: abbiamo erogato già 600 milioni che sono andati a 1.400 imprese per i loro progetti. La chiave di tutto è sostenere la crescita e l'innovazione, spingendo gli imprenditori a rimanere e a investire per modernizzare le loro attività. Fra i 1.400 progetti c'è di tutto: laboratori artigiani, Start up, marchi storici e blasonati che si allargano. Puntiamo sulle nuove generazioni. Non a caso, il Festival che si chiude oggi a Colli del Tronto si intitola Restare, partire, tornare. Speriamo maturino condizioni migliori: così chi è salito sul treno ci salirà di nuovo per riprendere la via di casa. Pensiamo, per fare un altro esempio, alla filiera del legno".
I boschi e le foreste?
"Il mobile è un vanto del made in Italy. Ma inspiegabilmente l'Italia è il primo importatore di legna al mondo. Oggi c'è finalmente la possibilità di impiegare nell'edilizia la legna delle nostre foreste che occupano superfici vastissime. E poi c'è il pellet che brucia nelle stufe. Così si aprono prospettive interessantissime per un settore che cento anni fa era fiorente e poi si era ridotto quasi a zero. Ecco dunque le prime segherie, il pellet nostrano e pure i boscaioli che erano scomparsi".
È caduto anche un tabù: l'idea che l'uomo sia un problema per la natura e non parte della soluzione.
"Certo, la presenza degli esseri umani aiuta a trovare un equilibrio che si spezza invece con l'invecchiamento della popolazione. E infatti oggi abbiamo un territorio più fragile e soggetto alle calamità. Cerchiamo dunque di dare nuova linfa ai territori, ma questo non basta ancora, come non è sufficiente il turismo che stiamo facendo crescere con particolare attenzione al turismo lento e ai cammini".
Che cosa serve ancora?
"Sosteniamo l'innovazione. E abbiamo chiamato a collaborare le dieci università dell'Italia centrale. Non possiamo perdere questa chance straordinaria per cambiare passo e vogliamo aiutare questo processo. All'orizzonte ci sono quattro centri di ricerca in altrettante discipline strategiche: economia circolare e salute a Rieti, digitalizzazione e conservazione dei beni culturali e ambientali a Spoleto, scienza e tecnica delle ricostruzioni a Camerino, infine sicurezza e tecnologie agroalimentari a Teramo".
Come va la lotta all'inverno demografico?
"Combattiamo.
E devo osservare che gli ultimi dati sono in netto miglioramento. Ci giochiamo un futuro migliore e siamo convinti che il Cratere, il più grande cantiere d'Europa, possa essere un laboratorio del contrasto al declino e un modello per tutta Italia".