È già finito l’«esilio» di Biscardi Da settembre il Processo su 7Gold

Il conduttore ha trovato l’accordo con l’emittente che trasmette in tutta Italia: «Potrei darle la definitiva consacrazione»

Fabio Santini

Manca l’ufficializzazione del diretto interessato. Ma ormai è fatta. Aldo Biscardi ha firmato per il circuito nazionale televisivo 7Gold. «Il Processo» esce dal tunnel in cui sembrava si fosse perso, dopo aver abbandonato La7. E invece, il programma che veleggia verso il 27° compleanno, approda alla tv dell’imprenditore piemontese Giorgio Tacchino e del patron della pubblicità Alfredo Bernardini De Pace, capo della potente agenzia Prs e fratello del famoso avvocato Annamaria. La nuova edizione prenderà il via il primo lunedì di campionato. Per i mondiali di Germania, non c’è il tempo materiale per organizzare un programma ad hoc. Comunque, sembra che Biscardi apparirà come ospite negli appuntamenti già preventivati dalla rete in concomitanza con le partite dell’Italia.
La notizia era nell’aria, sospesa nel vuoto pneumatico dell’attesa. Biscardi sperava forse in una grande rentrée in Rai. Secondo i beneinformati, Raitre avrebbe volentieri riaccolto il suo «Processo», piazzandolo tutte le sere dei mondiali, per cercare di tornare a quegli indici d’ascolto stratosferici raccolti in occasione di Italia ’90, con punte da 10 milioni di telespettatori. Ma il nuovo assetto politico e la conseguente giostra delle nomine a viale Mazzini hanno di fatto reso impraticabile questa strada.
L’avvocato Lagostena Bassi, OdeonTv, si era subito fatto sotto. «Non mi va di giocare al rialzo - aveva detto il patron di Odeon -. L’offerta era precisa: contratto triennale. Quello di Lagostena Bassi non era l’unico soggetto televisivo in corsa. C’era Canale Italia, c’era il Gruppo Parenzo con Telelombardia e Antennatre, due emittenti che del calcio fanno la loro arma vincente. Si era parlato di un’offerta di quasi 700mila euro a stagione. E negli ultimi tempi, entrava in scena 7Gold, la tv da poco certificata da Auditel che pare tornerà presto a riprendere la sua denominazione d’origine: Italia7Gold. La trattativa si faceva sempre più serrata. Artefice era il figlio di Aldo, Maurizio Biscardi. Diffusione nazionale e, in quelle regioni di difficile copertura, utilizzo del segnale delle emittenti leader d’ascolto, come Videolina per la Sardegna. Sabato mattina, l’accordo. Contratto biennale, con opzione sul terzo anno e «Il Processo di Biscardi» riappariva in un palinsesto televisivo. Tra pochi giorni il comunicato congiunto della rete e del diretto interessato.
Aldo è già al lavoro. Sa che deve rinunciare a colleghi importanti come Fabio Ravezzani, Elio Corno e Tiziano Crudeli, volti di Telelombardia, blindatissimi dall’editore Parenzo.

Sa che è atteso all’ennesima prova nel momento più delicato per il calcio italiano. Sa soprattutto che la rete gli chiederà di centrare il fatidico 3%, la quota share sulla quale si può costruire il profilo commerciale di una tv nazionale.

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